Page 28 - Toscana Medica
P. 28
28
RICORDO
Una strada per Giuseppe Poli
Giuseppe Poli per 42 anni ha fatto il medico di famiglia a Campi Bisenzio, dove era arrivato nel 1954, fresco di laurea e giovane assistente volontario presso la Clinica Medica di Careggi, allievo predi- letto del professor Antonio Lunedei di cui fu collaboratore per oltre dieci anni.
Era nato il 18 novembre 1924 a Palazzuolo sul Senio, nell’Alto Mugello, in una famiglia umile, il padre mezzadro e boscaiolo, tre fratelli più piccoli, una vita dura, la farina di castagne era la base dell’alimentazione e le maglie di lana venivano filate a mano dalle donne all’arcolaio. In quell’ambiente studiare era considerato un lusso, la laurea addirittura un’illusione.
A costo di grandi sacrifici, Giuseppe Poli si laureò in Medicina e subito iniziò il suo tirocinio di me- dico di famiglia. Prima nell’ambulatorio della Misericordia di Campi e poi in quello di via Bruno Buozzi, dove rimase fino al 1975 quando si trasferì nella sede di via Achille Grandi, in cui i suoi pazienti pote- vano trovare risposte diversificate ai loro bisogni. Voleva offrire più servizi, sperimentò anzitempo quel
modello di poliambulatorio che oggi sta tornando a proporsi nella moderna sanità pubblica, con la “sanità d’iniziativa”.
Il suo modo di vivere la professione era assolutamente fedele a quell’idea del medico che prende in carico la persona in tutti i suoi aspetti, dalla salute fisica a quella psicologica fino ad entrare nelle dinamiche familiari dei propri assistiti e ad essere loro vicino in tutti i momenti belli e brutti della vita. Non c’erano battesimo, comunione, matrimonio, festa di laurea a cui “il dottore” non fosse presente. E non c’era ricovero ospedaliero, crisi notturna, malattia cronica da assistere a domicilio, che il dottor Poli non seguisse personalmente, sempre con passione e partecipazione, con professionalità ed esperienza, con mente lucida, ma
anche con il cuore.
Sabati, domeniche, feste, periodi di ferie, non esisteva mai un giorno in cui Poli non visitasse una persona che avesse bisogno
di lui. Quando venne istituita la guardia medica per i giorni festivi e le ore notturne, Poli non fece comunque venir meno la sua presenza vicino ai propri assistiti, di notte come di giorno. Ovunque andasse portava entusiasmo ed allegria, aveva sempre la bat- tuta pronta, un gesto di tenerezza, una carezza per chi si sentiva solo. L’affetto dei campigiani era il carburante che gli dava ener- gia, è stato così fino alla fine. Ha vissuto correndo, dandosi da fare per tutti, apparentemente instancabile, sorridente, ottimista.
Nella Pieve Santo Stefano in Pane, la chiesa di don Facibeni, al suo funerale parteciparono centinaia di persone, molte non riuscirono neppure ad entrare e seguirono la cerimonia da fuori. Poco tempo dopo la sua morte nacque tra gli ex pazienti l’idea di organizzare una petizione per chiedere al Comune di intitolare una strada o una piazza al dottore e il fulcro della raccolta delle firme fu il bar Ballerini in via Buozzi, dove Poli si affacciava ogni giorno. Nel 2008 il consiglio comunale all’unanimità decise di tributare un riconoscimento, sei anni dopo possiamo finalmente scoprire questa targa. Oggi Giuseppe Poli avrebbe novanta anni.
RICORDO
Walter Capobianco, professionista innovatore
Il 9 marzo 2014 Walter Capobianco ci lasciava, al termine di una breve, dolorosa ed implacabile malattia.
Non voglio qui commemorare il professionista innovatore, sempre all’avanguardia della tecnica e del sapere né l’imprenditore abile e coraggioso costantemente pronto ad accettare nuove sfide, aspetti del suo essere noti a tutti quelli, amici, colleghi, collaboratori e soprattutto pazienti che lo conoscevano, lo apprezzavano e gli erano affezionati. Sento piuttosto il desiderio di ricordare l’Uomo e l’Amico, il Walter più privato del quale amavo la indomabile volontà di dominare gli eventi, la capacità di lottare contro le numerose avversità, spesso immeritate, che ha dovuto affrontare, di cui ho ammirato la consapevole determinazione con la quale ha combattuto la malattia. Mi piace anche rammentare con nostalgia i tempi difficili ma allegri e pieni di progetti della Guardia Medica di quarant’anni or sono,
dove ci siamo incontrati e dove è nata la nostra amicizia, le simpatiche riunioni conviviali con le famiglie, le lunghe chiacchierate sui vari aspetti della professione e della vita. Siamo stati anche, mia moglie ed io, suoi pazienti ed abbiamo toccato con mano la sua competenza e l’affettuosa generosità, ormai rarissima, anche fra colleghi.
In questi giorni di novembre, tradizionalmente dedicati ai cari scomparsi, il rimpianto e la nostalgia si sono fatti più acuti e mi
hanno sollecitato a salutare per l’ultima volta l’indimenticabile Amico che ci ha dovuto abbandonare.
Francesco Taruffi
RICORDO
Raffaele Evangelisti, un collega esemplare
Il giorno 4 novembre 2014, all’età di 63 anni, Raffaele Evangelisti si è ricongiunto prematuramente con la sua piccola amata Virginia.
Raffaele era un uomo mite, buono, disponibile con i pazienti e gentile con tutti; amava la musica, pas- sione che coltivava suonando con non poca maestria la batteria; non nascondeva il suo amore per il mare azzurro di Ustica, dove trascorreva serenamente le vacanze con la sua adorata famiglia che ha amato più di ogni altra cosa.
Gli amici e i colleghi del reparto di ortopedia dell’Ospedale Santa Maria Annunziata di Firenze con affetto abbracciano la piccola Cinzia e la sua amata Gabriella.
Toscana Medica 1|2015

