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28 QUALITÀ E PROFESSIONE
speranza delle persone.
Una sera, verso le 23, andai a trovarla al Mi-
nistero dove sedeva preoccupata fin dalle prime ore del mattino.
Sotto le sue finestre, in Lungotevere Ripa, una folla di persone urlanti, guidata dai tour operators che organizzavano i viaggi della spe- ranza a Modena, agitava cartelli minacciosi e offensivi, e allo stadio, durante la partita di cal- cio, si erano ricordati ai quarantamila spettatori i nomi dei deputati che avevano votato contro Di Bella per invitarli a non eleggerli più.
Alla fine il Ministro riuscì ad organizzare una riunione conciliativa della Commissione oncologica nazionale, con il Professore, che ci intrattenne a lungo con dotte disquisizioni sulla fisiologia delle cellule, ascoltata pazientemente dagli scettici presenti.
Un ultimo episodio riguarda l’invito rivolto- mi da Bruno Vespa, nel marzo del 2008 a Porta a Porta, presso l’Accademia militare di Mode- na, in una trasmissione nella quale era prevista anche la presenza dei Presidenti della Farmin- dustria e della Federfarma, poi relegati nel pub- blico.
In realtà, fu evidente ex post, che il sotto- scritto era stato chiamato, come Presidente dei medici, ad un incontro con il Prof. Di Bella, scor- tato dal figlio medico otorino e dall’avvocato del professore!
L’abile e ovattata conduzione della trasmis- sione non mi consentì di entrare nel merito dei fatti, e si risolse nei confini di un neutro dialogo con l’anziano collega.
Vespa, come ho scoperto successivamente, quindici giorni prima della trasmissione, recato- si a casa del professore per una lunga intervi- sta, ne era stato tanto conquistato da scrivere: “Quel medico assomigliava molto al dottore che avrei voluto essere da bambino e al tipo di me- dico che ciascuno di noi avrebbe voluto avere sempre vicino”.
E nel libro: “Luigi di Bella. Si può guarire ? La mia vita, il mio metodo, la mia verità”, pubbli- cato da Mondadori nell’aprile seguente, scriverà che la constatazione dei risultati dei sondaggi favorevoli al metodo del medico modenese, “ per un giornalista era da sola sufficiente a de- dicare alla conoscenza di Luigi Di Bella non un libro ma un’enciclopedia”.
Il clima celebrativo del Di Bella, immagina- to dall’abile e consumato conduttore televisivo, fu tuttavia interrotto drammaticamente dall’in-
tervento telefonico esterno di un oncologo di Aviano che non lesinò feroci critiche al Di Bella, e costrinse Vespa a una irritata difesa di ufficio e a una rapida chiusura della trasmissione.
La mattina successiva, ebbi la conferma della giustezza della tesi di M. McLuhan che il “me- dium è il messaggio” dai commenti alla trasmis- sione dei miei assistiti: “Lei è stato garbato e rispettoso, ma quello lì (l’oncologo) ha trattato quel povero vecchio senza alcun rispetto uma- no, e non è giusto”.
I criteri strutturali della trasmissione non ave- vano offerto al pubblico spunti di riflessione di merito sul metodo di Bella, e paradossalmente, in quel clima celebrativo, l’intervento aggressi- vo del collega che si era proposto di sollecitarla, aveva finito per apparire agli occhi degli spetta- tori soltanto un atto di riprovevole maleduca- zione.
Un episodio dell’autunno del 1998 rivelò an- che un curioso retroscena politico nella vicenda Di Bella.
Dopo aver ricevuto alla Fnomceo una de- legazione di medici dell’isola di Formosa, che chiedeva ai governi e ai partiti di destra europei di sostenere la sua ammissione all’OMS, supe- rando il veto della Cina di Mao, eravamo stati invitati a una cena organizzata dal MSI che la ospitava
Il fatto che il congresso del MSI svoltosi a Verona poche settimane prima, avesse riserva- to al figlio del prof. Di Bella un’ampia visibilità pubblica, sottolineata da grandi applausi della platea dei congressisti, mi aveva sorpreso e in- curiosito.
Al vicino commensale, Gustavo Selva, chiesi dunque perché e a chi fosse venuta in mente questa idea di patrocinare, come partito, il me- todo Di Bella, oltretutto in un momento in cui una pubblica sperimentazione in atto, pareva rilevare l’inefficacia della cura.
La risposta del noto e polemico giornalista, vicino alla destra missina, non fu certo reticente o diplomatica: “Non me ne parli. È stato quel mediconsolo (letterale), parlamentare abruzze- se, a convincere Fini che Di Bella era un cavallo vincente e dovevamo farne la nostra bandiera se volevamo costringere alle dimissioni il ministro Bindi, che lo aveva avversato!”. TM
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Toscana Medica 7|2015

