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di medicina generale alle UVA (e viceversa), rendendo possibile il contatto diretto (tele- fono, e-mail, in futuro carta sanitaria);
• rendere possibile all’interno della dotazione di personale aziendale una maggiore quanti- tà di risorse umane per le attività delle UVA;
• trasferire alcune attività dall’UVA ai medici di medicina generale, in particolare le visite di controllo semestrali previste per il rinno- vo dei piani terapeutici secondo la nota 85 dell’AIFA, prevedendo l’intervento del servi- zio specialistico solo quando ritenuto neces- sario dal medico di medicina generale;
• realizzare un collegamento stretto tra UVA e medici di medicina generale il quale potrà disporre direttamente il ricovero tempora- neo, in nucleo Alzheimer di RSA o in Centro Diurno Alzheimer di soggetti con scompen- so comportamentale non gestibili a domici- lio, con successiva valutazione dell’UVM;
• consentire nelle situazioni di emergenza (gravi disturbi del comportamento come l’aggressività) che richiedono specifici trat- tamenti farmacologici (neurolettici tipici e atipici) la prescrizione di questi a carico del medico di medicina generale mediante op- portuni provvedimenti.
Nell’interesse del cittadino, vista la frequente difficoltà nell’ottenere informazioni, il CSR ritie- ne indispensabile la attivazione di un numero verde a livello distrettuale e predisporre presso i distretti un servizio di assistenza sociale con fun- zione di agenzia.
Uno degli obiettivi di un PDTA Demenze è quello di rendere omogeneo il servizio in tutto il territorio regionale e di garantire tempi certi e contenuti nella risposta ai bisogni. L’attesa delle risposte può favorire la comparsa di disturbi del comportamento con parallelo scompenso del nucleo familiare. Per essere estremamente ope- rativi e concreti, l’iter diagnostico e l’avvio di un piano di cure in una persona affetta da Demen- za non dovrebbe superare i 60 giorni.
La stabilizzazione di situazioni complesse è uno degli obiettivi primari nella cura delle de- menze, la sollecitudine delle cure è una condi- zione necessaria per raggiungerla.
Ridurre le attuali liste di attesa rappresenta uno dei possibili interventi concreti anche nel breve periodo, ma richiede una nuova conside- razione sulle risorse. Il dato epidemiologico re- lativo alle demenze e le implicazioni sociali che questa patologia determina, sia come carico economico che come stress familiare, giustifica la ridefinizione del monte ore disponibile delle specialità implicate nella loro cura.
Una forte valenza terapeutica viene eviden- ziata da larga parte della letteratura recente sul-
le cosiddette “cure non farmacologiche”. Speci- fici trattamenti sembrano contenere e/o rallen- tare la progressiva perdita delle attività di base della vita quotidiana; infatti il comportamento è appreso, ed è possibile correggerlo anche con misure non farmacologiche (NICE 2014).
“Il trattamento di prima linea dei sintomi psicologici e comportamentali è non farmaco- logico, in considerazione degli eventi avversi potenzialmente gravi connessi al trattamento farmacologico...”.
(Raccomandazione 10 Linea Guida Regiona- le Sindrome Demenza Diagnosi e Trattamento).
Correggere e stabilizzare un disordine com- portamentale può allora essere conseguito con un’organizzazione delle cure dove, insieme all’area prettamente sanitaria, siano presenti anche competenze di ordine sociale.
Vi sono attualmente problemi notevoli nel- l’ottimizzazione dell’accesso ai servizi sociosa- nitari e sarà eventualmente opportuno definire competenze e percorsi per accesso e dimissioni dai servizi socio-sanitari. Proprio all’interno di tali servizi, se adeguatamente gestiti e, ove ne- cessario, potenziati, potrebbe essere possibile individuare, come richiesto dai medici di medici- na generale, “posti letto per accogliere soggetti con disordine comportamentale”, in riferimento ai pazienti con demenza e alterazioni acute del comportamento, per i quali non sia indicato il ricovero ospedaliero, ma che non siano acco- glibili a domicilio al momento della dimissione dall’area di Emergenza-Accettazione dell’Ospe- dale.
Le cure, intese nella loro valenza sia assi- stenziale che farmacologica, richiedono una continuità e si fondano su una rete fatta dal collegamento di servizi ciascuno dei quali può avere competenze ed attività molteplici. Nel caso specifico delle demenze, e della Malattia di Alzheimer in particolare, la rete si fonda su: Medico di Medicina Generale (AFT), Unità Valu- tativa Alzheimer (UVA), Unità Valutativa Multi- dimensionale (UVM), Centro diurno Alzheimer, Nuclei Alzheimer presso RSA (Cure Intermedie).
Si rinvia ad atti regionali per definire criteri e modalità di accesso a questi servizi.
Il gruppo di lavoro del CSR condivide la pre- sa in carico basata essenzialmente sui bisogni e non sulla diagnosi, sebbene sia necessario man- tenere la specificità “sanitaria” dei diversi PDTA, che comprende la necessità di centri “esperti” nelle singole condizioni patologiche e la dispo- nibilità, ove necessario, di servizi socio-sani- tari dedicati (per es. nel caso demenza Nuclei Alzheimer in Residenza Sanitaria Assistenziale e Centri Diurni Alzheimer).
A cura della Direzione Generale Diritti di cittadinanza e Coesione Sociale
Toscana Medica 3|2015


































































































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