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QUALITÀ E PROFESSIONE 29
BRUNO RIMOLDI
Medicina di frangia?
Organizzato dalla dr.ssa Teresita Mazzei (Professore Ordinario di Farmacologia all’Uni- versità di Firenze), si è svolto il 24 ottobre 2016 presso la sede dell’Ordine di Firenze un in- teressante Convegno dal titolo “Dai margini della professione alla integrazione”, un’inizia- tiva della Commissione Pari Opportunità. Relatrici: Elisa Bissoni Fattori, Paola Binazzi, Gemma Brandi, Maria Antonia Pata.
Se la musica era considerata un tempo l’”arte bella”, la medicina dovrebbe fregiarsi ancora del titolo di “arte nobile”. Eppure, se si guarda il numero di denunce che sempre più i medici ricevono oggi, o tutta una serie di categorie minori a cui politici e opinione pubblica relegano spesso la medicina o gruppi di medici, di nobiltà sembra essercene sempre meno.
La Medicina è una sola, ha sempre la M maiuscola ed è sempre nobile, anzi lo è di più proprio quando si occupa di situazioni appa- rentemente più complesse e marginali.
La storica Guardia Medica
In molti la definiscono “la cenerentola della medicina”, anche se oggi si chiama Continuità Assistenziale; spesso quando viene interpella- to, il medico di guardia (o medico di turno come qualcuno lo chiama ancora) si sente dire dall’occasionale paziente: “Il mio medico mi ha detto”, come per volerlo far parlare anche quando non c’è, considerando poco o nulla il professionista che gli sta davanti.
Eppure il compianto Aldo Pagni diceva che il medico di guardia doveva essere necessaria- mente “il medico più bravo”, perché chiamato a dover risolvere in pochi minuti il problema acuto di un malato che non conosce e che non ha mai visto prima!
A chiarire lo status di questa fetta essen- ziale della medicina italiana, che spesso ci in- vidiano gli stranieri che devono ricorrere solo a medici di emergenza sanitaria o a volte ai pompieri (vedi la Francia), è stata Elisa Bisso- ni Fattori, medico di Continuità Assistenziale (MCA), Azienda Usl Toscana Nord-Ovest.
Il limite, apparente, del MCA sta nel fatto che non può essere inquadrato né nella me- dicina di base, né nella medicina di urgenza; il vantaggio (purtroppo non sempre ricono- sciuto) è che la sua attività tiene conto di una collaborazione:
• col medico di medicina generale di cui
continua, a propria insindacabile discrezio- ne, l’attività in orari diversi (notturni, festivi e prefestivi)
• con i colleghi dell’emergenza-urgenza (118), inviando casi realmente urgenti al pronto soccorso o consultandosi telefoni- camente con i medici della Centrale Ope- rativa.
Dunque, il MCA è “il gestore dell’area della salute tra la cronicità e l’emergenza-urgenza”. Onore a chi ne riconosce il merito e la de- licatissima responsabilità; peccato che questo pressoché sconosciuto operatore sanitario sia spesso oggetto di denunce. Ma non basta: su 2458 MCA intervistati, ecco la realtà del rap-
porto con l’utenza:
• atti di violenza: 90%
• minacce verbali: 64%
• atti vandalici: 11%
• percosse: 22%
• minacce a mano armata con armi impro-
prie: 13%.
Per le precarie condizioni in cui devono lavora- re, molti MCA (soprattutto le colleghe) si fan-
Bruno Rimoldi,
Medico di Medicina Generale a Campi Bisenzio, Redattore Capo di Toscana Medica.
Figura 1
S O M M A R I O
ToscanaMedica11|2016

