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RICERCA E CLINICA 35
erogata, a livello della zona da trattare. Da sot- tolineare inoltre che l’energia erogata è anche molto inferiore a quella delle onde d’urto foca- lizzate.
Ad oggi i generatori di Extracorporeal Shock Wave possono essere di tre tipi:
• elettroidraulico
• piezoelettrico
• elettromagnetico
Nella nostra Unità Funzionale di Medicina del- lo Sport utilizziamo un apparecchio elettroma- gnetico con generatore a bobina cilindrica e un generatore piezoelettrico che garantiscono i migliori risultati terapeutici e possono essere considerati gli apparecchi più idonei all’esecu- zione di ESWT.
Figura 2 - Il nostro generatore di onde d’urto piezoelettrico.
Figura 3 - Il nostro generatore elettromagnetico a bobina cilindrica.
Le onde d’urto terapeutiche sono state de- finite da un Shock Wave Therapy Consensus Group (1997) che ne ha fissato i parametri fisici come onde sovrapponibili a quelle utilizzate per la litotripsia.
Gli effetti terapeutici generati dalle onde d’urto nei tessuti trattati sono molteplici e in particolare i tre principali sono:
• effetto analgesico: è dovuto alla prolungata
vibrazione tissutale indotta dalle onde d’ur- to, determinante una modificazione della permeabilità di membrana delle cellule che si trovano nella zona focale. Il vantaggio è che attorno all’area focale le onde d’urto determinano disfunzione selettiva delle fibre amieliniche, dei nervi sensitivi, senza altera- zione di membrana delle cellule delle fibre mieliniche motorie.
• effetto cavitazionale: si generano nei fluidi biologici del tessuto delle microbolle; al- la successiva stimolazione l’onda pressoria positiva determina compressione della bol- la con conseguente collasso ed implosione della stessa. Da questa implosione si gene- rano getti di acqua sulle superfici vicine, Jet Stream, che determinano una maggiore di- stribuzione dell’energia somministrata.
• effetto metabolico: è il risultato di molteplici induzioni cellulari indotte dagli stimoli mec- canici che favoriscono l’attivazione di alcuni mediatori intracellulari inducendo l’espres- sione di particolari sostanze. Una fra tutte è l’ossido nitrico; NO possiede capacità mio- rilassanti a livello della muscolatura liscia, in particolare dei vasi sanguigni. Questa sua ca- pacità gli permette di indurre vasodilatazio- ne, favorendo l’aumento del flusso ematico e contribuendo alla funzione omeostatica dei tessuti. Questa non è l’unica attività metabo- lica che possiede, infatti, da numerosi studi appare chiaro come NO stimoli la produzio- ne di citochine, fattori di crescita e fattori di trascrizione come il Tissue Growth Factor β1 (TGF- β1), il Fibroblast Growth Factor (FGF), il fattore nucleare di trascrizione kap-PAB (NF- kB) e Insulin Growth Factor (IGF).
Uno dei principali campi di applicazione delle onde d’urto sono le tendinopatie, per le quali si riconoscono cause eziopatogenetiche sia in- trinseche (età, sesso, peso corporeo, lassità dei legamenti, malattie sistemiche) che estrinseche (tipo di lavoro, tipo di sport praticato, appro- priatezza degli esercizi svolti, overuse, assun- zione di farmaci, nutrizione). Il tendine, per la sua conformazione istologica, il basso turnover metabolico e la precaria vascolarizzazione, rap- presenta l’anello debole della catena osso-ten- dine-muscolo. Fra le più comuni tendinopatie annoveriamo:
• Tendinopatia calcifica della spalla
• Tendinopatia non calcifica della spalla
Figura 4 - Schematizzazione 3D di un onda d’urto.
S O M M A R I O ToscanaMedica11|2016

