Page 35 - Toscana Medica
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QUALITÀ E PROFESSIONE 35
Alberto Dolara.
Laurea in Medicina, Firenze 1957. Specializzato in Cardiologia, 1961. Perfezionamenti: Ospedale Niguarda (Milano) 1968; Hammersmith Hospital (Londra) 1980; NIH (Bethesda, USA) 1983, 1987. Direttore Unità Cardiovascolare, S. Luca-Ospedale Careggi, Firenze, 1979-2002.
Quale credete sia il modo migliore di mo- rire? Rispondere a questa domanda potreb- be far sorgere a chiunque, operatori sanitari compresi, perplessità e dubbi. Non li ha inve- ce Richard Smith, ex direttore del British Me- dical Journal, che nel 2014 posta senza esi- tazioni un blog dal titolo eloquente: “http:// blogs.bmj.com/bmj/2014/12/31/richard- smith-dying-of-cancer-is-the-best-death/”. Il titolo, la morte migliore è quella per tumore, ed il contenuto del blog, indubbiamente pro- vocatori, suscitano emozioni profonde e vale la pena di esaminarlo in dettaglio.
Il blog inizia con la descrizione del com- portamento di Louis Buñuel, famoso cineasta spagnolo, deceduto per un tumore pancreati- co all’età di 83 anni. Buñuel aveva dichiarato di non voler morire in modo improvviso, ma neppure torturato da medici che avrebbero voluto farlo sopravvivere. Anche se era stato un rivoluzionario antifranchista provava pie- tà per come era morto il dittatore Franco con gli organi che cedevano progressivamente e i medici che cercavano disperatamente di ri- metterli in funzione. Secondo testimonianze dirette, negli ultimi momenti il suo rapporto con la morte era stato come quello con una donna, fatto di amore, odio, tenerezza, d’iro- nico distacco dopo una lunga relazione, e de- siderio di non voler perdere l’ultimo incontro, il momento dell’unione.
Smith prende successivamente in esame i vari modi di morire, esclusa la morte per sui- cidio o quella assistita. Fa presente che sce- gliendo la morte improvvisa se questa è OK per chi scompare, può essere dura per chi lo circonda. Se proprio la si desidera è consiglia- bile secondo Smith vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo, assicurarsi che tutte le relazioni importanti siano in ordine come pure gli affari e che vengano date istruzioni molto precise sul funerale... magari mettendo le istruzioni su facebook! L’humor dell’Autore si manife- sta anche alla fine dell’articolo là dove alla di- chiarazione dei “conflicting interests”, scrive: “RS [Richard Smith] morirà, forse presto, ha 62 anni”. Per quanto riguarda la morte per scompenso di organo, respiratorio, cardiaco o renale avverte che vi saranno lunghi ricoveri in ospedale e si dovrà rimanere per molto tempo
nelle mani dei medici. Infine la lunga morte per demenza può essere così spaventosa, si è come lentamente cancellati che quando ar- riverà la fine potrebbe sembrare solo un lieve bacio. Rimane pertanto la morte per tumore e Smith afferma testualmente: ”Potete dire addio, riflettere sulla vostra vita, lasciare gli ultimi messaggi, forse visitare luoghi speciali per l’ultima volta, ascoltare le vostre musiche favorite, leggere poesie d’amore e preparar- vi, secondo le vostre credenze, ad incontra- re il vostro creatore o a godere dell’eterno oblio”. Conclude affermando ”State lontano dai super-ambiziosi oncologi, e smettiamo di dissipare miliardi per guarire il cancro, lascian- doci potenzialmente morire di una morte più orribile. Riconosco che questa è una visione romantica del morire, ma si può ottenere con amore, morfina e whisky.”
Era scontato che nei numerosi commenti comparsi sul blog predominassero le critiche, tutt’altro che benevole, dettate da un sotto- fondo emotivo facilmente comprensibile. ”Il blog è considerato “brutale al punto di essere spiritoso in maniera inopportuna”, “stupido ed offensivo” o “spazzatura”; le parole come “tiranne da parte di un medico ritenuto pre- stigioso”; i pazienti giovani o i familiari di gio- vani affetti da neoplasie maligne sono “inor- riditi da queste affermazioni” e “vogliono le scuse”.
Anche in un blog, molto seguito, compar- so successivamente (http://grayconnections. net/2015/01/02/dying-the-best-death-its- not-cancer/), dal titolo decisamente opposto, i commenti sono simili: si sottolinea che la terapia antidolorifica è spesso tutt’altro che efficace, le terapie e la ricerca sono necessa- rie per prolungare la vita, si descrive l’umani- tà dei medici che assistono questi pazienti, e così via...
Si può inoltre sostenere che l’atteggiamen- to del cineasta Buñuel di fronte alla morte, riportato da Smith a sostegno della sua tesi, sia giustificato da chi ha avuto una vita mol- to intensa, piena d’impegni e soddisfazioni e muore ad un’età in cui la statistica suggerisce che si può accettare la fine senza recriminare. Lo stesso Smith ha un’aspettativa di vita an-
ALBERTO DOLARA
Come volete morire?
Da un blog di Richard Smith, 2014
Toscana Medica 2|2016


































































































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