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20 QUALITÀ E PROFESSIONE
ma ha carattere dimensionale e prevede innu- merevoli sfumature. L’acquisizione dell’identità di genere è un processo che comporta significati di natura sia cognitiva che affettiva. L’identità di genere costituisce, insieme al ruolo di genere e all’orientamento sessuale, un aspetto della psico- sessualità (Zucker K, 2002). Il processo di acquisi- zione dell’identità di genere è la risultante di una collaborazione tra “natura e cultura”, vale a dire tra la maturazione biologica – che a partire dal sesso cromosomico produce, tramite la secrezio- ne ormonale, la diversificazione sessuale del cer- vello e dell’organismo – e il comportamento delle persone circostanti – che dopo l’assegnazione del sesso alla nascita, si comportano nei confronti del soggetto secondo le regole sociali e le aspettative congruenti al genere attribuito (Gooren L, 2006).
Ruolo di Genere. A livello sociale è necessario testimoniare continuamente la propria apparte- nenza di genere attraverso il comportamento, il linguaggio, il ruolo sociale. Si parla a questo pro- posito di ruoli di genere. Il concetto di “ruolo di genere” indica l’espressione esteriore dell’iden- tità di genere e rappresenta tutto ciò che una persona dice o fa per indicare agli altri o a se stesso il grado della sua femminilità, mascolinità o ambivalenza. Il ruolo di genere è un costrutto sociale che dipende dal momento storico e da ciò che il contesto culturale designa come ma- schile o femminile e come più appropriato al ruolo femminile o maschile (Zucker K, 2002).
Orientamento sessuale. Il concetto di “orientamento sessuale” riguarda la modalità di risposta di una persona ai vari stimoli sessuali e trova la sua dimensione principale nel sesso del partner, che definisce una persona eterosessua- le, bisessuale, o omosessuale. L’orientamento sessuale non è dicotomico, ma si estende lungo un continuum che va dall’eterosessualità esclusi- va all’omosessualità esclusiva (Zucker K, 2002). Le più recenti versioni dei sistemi classificatori in medicina e patologia mentale (ICD 10, DSM IV) hanno derubricato l’omosessualità dal nove- ro delle malattie mentali e hanno ribadito una concezione dell’omosessualità come variante normale non patologica della sessualità umana. Il disagio psicologico per le persone omosessuali non è legato al loro orientamento sessuale (co- me sembrerebbero suggerire le cosiddette terapie correttive, condannate come non etiche), quanto piuttosto allo stigma e alla discriminazione subiti. Inoltre, l’interiorizzazione fin dai primi anni di vita dei rigidi stereotipi e ruoli di genere e dei pregiu- dizi sull’omosessualità (l’omofobia interiorizzata) è associata a conseguenze negative sul piano sia fisico che psicologico (Huebner e Davis, 2007). Analogo è il costrutto di transfobia interiorizzata che indica invece l’interiorizzazione dei pregiudizi e stigma nei confronti delle persone transgender.
Disforia di genere e varianti di genere.
La maggior parte delle persone dà per scontata la propria identità di genere e ha un continuo e persistente senso di sé come maschio o come femmina o come altro genere. Ognuno di noi (molti senza rendersene conto) adotta compor- tamenti, parole, azioni per indicare agli altri o a sé l’appartenenza personale a un genere. Que- sto configura il nostro ruolo di genere. Evidente- mente, l’applicazione di queste definizioni risen- te di stereotipi legati alla cultura di provenienza di ognuno di noi: cosa vuol dire comportarsi da vero maschio? Quali caratteristiche deve avere una vera donna? Identità di genere e ruolo di genere fanno parte dell’identità sessuale e sono due concetti interconnessi. Possiamo dire che il ruolo di genere è la modalità con cui una perso- na esprime esteriormente la propria identità di genere. La formazione dell’identità di genere è il risultato di un compromesso tra personalità e stereotipo che viene offerto, tra chi siamo e chi è bene essere. Di solito si ha la consapevolezza che la propria identità di genere non cambi nel tempo, a seconda dell’età o a seconda degli abiti (costanza di genere). Esistono, tuttavia persone che non identificano la propria identità di genere con il sesso assegnato alla nascita; le cosiddette varianti di genere riguardano l’intero spettro di persone con comportamento di genere atipico. In alcuni casi tale incongruenza può determinare un disagio profondo. Le persone con Disforia di Genere soffrono perché si identificano in una ca- tegoria di genere diversa da quella assegnata alla nascita; tale condizione si manifesta con males- sere e disagio nei confronti delle caratteristiche sessuate del proprio corpo e dei comportamenti e degli atteggiamenti tipici del proprio sesso, nel quale il soggetto non si riconosce. Il termine Di- sforia di Genere ha sostituito quello di Disturbo di Identità di Genere. La ragione principale è che la parola disturbo introduceva una dicotomia sano/malato che in questo ambito viene con- siderata stigmatizzante. Tale cambiamento ha comportato una definizione dimensionale più utile sul piano operativo e più attinente alla real- tà delle cose. Il termine transessuale largamente utilizzato dai media, si riferisce a quelle persone con Disforia di Genere che soffrono di un disagio così intenso da richiedere una riassegnazione di genere e rappresenta solo la punta di un iceberg delle cosiddette varianti di genere. Con il termine Transgender si indicano invece tutte quelle per- sone che temporaneamente o permanentemen- te non si identificano nel genere assegnato alla nascita, ma che non soffrono necessariamente per questo e/o desiderano una riassegnazione di genere.
TM
Toscana Medica 1|2016
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