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QUALITÀ E PROFESSIONE 23
tra le più alte nel mondo così come l’inci- denza per molte malattie croniche, per la malattia coronarica e per certi tipi di tumore era nettamente inferiore rispetto alla mag- gioranza degli altri paesi.
2) I modelli alimentari delle regioni che si af- facciano sul Mediterraneo avevano le stesse caratteristiche.
3) I modelli alimentari delle diverse regioni mediterranee con queste comuni caratte- ristiche sono stati correlati con una bassa incidenza di malattie croniche e con un’alta aspettativa di vita.
La sostanza delle evidenze e delle ricerche ha puntualizzato che i paesi dell’area mediterra- nea presentano una riduzione del rischio per le malattie cardiovascolari aterosclerotiche e per alcuni tumori rispetto ad altri paesi, in partico- lare a quelli del Nord Europa. L’incidenza infe- riore di malattia ischemica di cuore riscontrata nei paesi mediterranei rispetto ai paesi del Nord Europa è stata attribuita alle diverse abitudini alimentari delle popolazioni, ossia alla dieta mediterranea, costituita, 50-60 anni fa e anco- ra in molte aree geografiche a suo tempo con- siderate, quali il Sud dell’Italia, da pasta e pane, quantità rilevanti di verdura e di frutta, noci e legumi (più volte assunti durante la settimana), pesce, olio extravergine di oliva, praticamente come principale sorgente lipidica; per il resto formaggio, ma usato con moderazione, yogurt, e carne in piccolissime quantità e solo 2-3 volte la settimana: quindi una dieta povera di grassi saturi (animali o vegetali), ricca in carboidrati complessi, olio di oliva, vegetali, fibra. La dieta mediterranea (analizzata nei primi lavori) era tendenzialmente normolipidica (range 25-35% dell’energia totale) e soprattutto bassa in grassi saturi. L’assunzione lipidica può essere anche alta (è infatti errato credere che la dieta me- diterranea consista in una limitazione marcata dei grassi), come in Grecia con un introito di grassi di circa il 40% dell’energia totale o mo- derata come Italia con un’assunzione lipidica di circa il 30% dell’energia. Ma in tutte le situa- zioni il rapporto tra monoinsaturi e grassi saturi è molto più alto che non nel Nord Europa e nella America del Nord. L’utilizzo del pesce al posto della carne, come alimento proteico di origine animale, comporta inoltre un diverso apporto di grassi, cioè di acidi grassi omega-3, le cui proprietà preventive di numerose malat- tie sono sempre più documentate ed accertate come veramente possibili. Rifondare la dieta alla luce di quel modello non significa modifi- care l’attuale alimentazione tramite un ritorno acritico al passato; vuol dire piuttosto dare il giusto spazio agli alimenti tipici della tradizione alimentare delle popolazioni del Mediterraneo quali pane, pasta, legumi, pesce, ortaggi, frut- ta, olio di oliva, in disuso nella dieta moderna,
troppo spesso caratterizzata da mode alimen- tari d’importazione, tecnologie e manipolazioni industriali, cibi raffinati e preconfezionati ed ec- cesso generale in grassi saturi, glucidi semplici e proteine. È stato dimostrato che quel modello alimentare è capace di assicurare un adeguato ed armonico apporto di nutrienti nel rispetto dei bisogni fisiologici dell’individuo.
Sicuramente il ritorno ad un’alimentazione più naturale potrebbe di per sé portare diversi vantaggi nutrizionali, tali da consentire uno sti- le di vita igienicamente migliore. Ma la rivalo- rizzazione della dieta mediterranea non è solo un tentativo di rendere più naturale e più ge- nuina la nostra alimentazione; non equivale in sostanza ad una reintroduzione di certi alimenti o modalità di cottura dei cibi e non deve esse- re considerata austerità alimentare o rinuncia a specifiche innovazioni tecnologiche. La verifica scientifica ha permesso di stabilire che la dieta mediterranea non è solo un’equilibrata riparti- zione quantitativa e qualitativa dei nutrienti, e quindi un più corretto equilibrio alimentare, né significa solo assaporare cibi più naturali, ma soprattutto rappresenta un modello alimentare che determina un rischio ridotto di ammalarsi ed una qualità di vita certamente ottimale.
Dieta mediterranea
e malattie cardiovascolari
La particolare tipologia e la distribuzione dei nutrienti nella dieta mediterranea corrispondo- no a quell’equilibrio ideale in grado di compor- re ed indirizzare l’alimentazione verso una pre- venzione mirata, realmente efficace, delle più importanti e diffuse malattie croniche, quali la cardiopatia ischemica aterosclerotica e l’iper- tensione arteriosa. Un’alimentazione che sem- bra davvero proteggere le persone dall’insor- genza, sviluppo e progressione della malattia aterosclerotica ed in particolare della malattia ischemica di cuore è proprio la dieta mediterra- nea, alimentazione che comprende in partico- lare olio di oliva, fibra, frutta e verdure, legumi, pesce, con minor introito di carne rossa.
I benefici osservati e riportati sono sta- ti significativi in tutti gli studi e non esistono d’altra parte studi che abbiano dimostrato un impatto negativo della dieta mediterranea sul rischio cardiovascolare. Recenti studi e ricerche epidemiologiche hanno dimostrato e confer- mato che la dieta mediterranea è in grado di ridurre il rischio di malattia aterosclerotica ed in particolare di ridurre l’incidenza della malat- tia coronarica, intervenendo su diverse variabili biologiche quali l’assetto lipidico. Una review sistematica eseguita su di un totale di 43 artico- li corrispondenti a 35 diversi studi sperimentali ha analizzato gli effetti della dieta mediterra- nea sulle seguenti variabili: assetto lipidico, re- sistenza endoteliale, diabete mellito, capacità
Toscana Medica 1|2016


































































































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