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34 QUALITÀ E PROFESSIONE
Figura 3 - Ciclo di induzione della fragilità
finirsi fragile l’anziano che presenti almeno 3 item positivi tra i seguenti: perdita di peso non intenzionale superiore ai 5 kg nell’anno prece- dente, scarsa forza muscolare, ridotta velocità di cammino, facile affaticabilità e una ridotta attività fisica. La sua prevalenza aumenta con l’età (7% sopra i 65 anni; 13% sopra i 75 anni; 25% sopra gli 85 anni). Tre fattori concorrono quindi alla fragilità e sono reciprocamente cor- relati: la ridotta attività, la sarcopenia e la debo- lezza e il ridotto introito nutrizionale (Figura 3).
Con le visite domiciliari sul primo campione, 102 (9%) sono risultati non autosufficienti nelle ADL (considerando i rispondenti all’11° item, era stato identificato come non autosufficiente il 12%).
Dei 1.037 autosufficienti, 380 (37%) sono risultati fragili secondo i criteri Fried.
È stato calcolato l’Odd Ratio per ciascuna domanda, ovvero l’associazione di ogni item del questionario con la fragilità e sono stati successi- vamente effettuati studi per valutare la predittività del questionario (sensibilità e specificità). Conside- rando un cutoff>5, la sensibilità era del 71% e la specificità del 58%. Sulla base di questi risultati è stato elaborato un nuovo questionario selezio- nando i 5 item con maggiore correlazione con la fragilità e più elevato OR (Tabella1) (vedi 1).
Con quest’ultimo tipo di strumento, consi- derando come cut-off un “peso” complessivo uguale o superiore a 6, aumenta sia la sensi- bilità (da 71 a 75%) che la specificità (da 58 a 69%) nell’identificazione della fragilità confer- mata secondo i criteri di Fried.
Per indagare il valore prognostico del que- stionario, sono stati analizzati i dati del sistema informativo sanitario nell’anno successivo alla somministrazione per valutare i tassi di morta- lità, di ospedalizzazione, di accesso al DEA e di ricovero in strutture Long term care per tutti i soggetti che hanno ricevuto il questionario. I responder disabili hanno sempre presentato i più elevati valori, seguiti dai responder positivi spesso molto simili ai non responder, e infine i responder negativi (Figura 4) (vedi 2).
In conclusione, utilizzare questo strumen- to di screening consentirebbe di identificare con una buona accuratezza i pazienti poten- zialmente fragili, da sottoporre ad una valuta- zione di conferma successiva, utilizzando ad esempio lo SPPB (Figura 2). Una volta definiti i pazienti fragili, è possibile intervenire su cia- scuno dei fattori di rischio (Figura 3) con inter- venti specifici volti a rallentarne l’evoluzione, e che confluiscono nella raccomandazione 5:
ToscanaMedica10|2016 S O M M A R I O


































































































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