Page 36 - Copia di Vite per la VITA.indd
P. 36

36 FRAMMENTI DI STORIA
FRANCESCO CARNEVALE
Carlo Morelli medico e riformatore
Carlo Morelli (1816-1879) è figura di primo piano in una ideale galleria di medici toscani illustri; nasce a Campiglia Marittima dove il padre, originario della Garfagnana, era medico “condotto”, si laurea in medici- na a Pisa nel 1839 e segue un primo tirocinio biennale sotto l’egida di Francesco Puccinotti (1794-1872), igienista, medico legale e sto- rico della medicina ma anche interessato alle lettere (era sodale di Giacomo Leopardi) ed alla redenzione dei poveri, dei lavoratori e dell’Italia. A Puccinotti Morelli rimarrà sempre legato culturalmente sino a ripercorrerne le orme come storico della medicina.
Da Pisa Carlo Morelli va a Firenze, a S. Maria Nuova, passaggio all’epoca obbligato per la “specializzazione”, e si lega alla scuo- la di Maurizio Bufalini (1787-1875), clinico dell’osservazione e della sperimentazione ma contrario alle posizioni estreme ed ammanta- te di ideologie; del maestro, curerà nel 1851 l’edizione dei Discorsi politico-morali, una specie di “manifesto” scientifico e sociale nel quale evidentemente si riconosce. A S. Maria Nuova si svolgerà tutto il suo percorso profes- sionale sino al primariato ottenuto nel 1874.
Della causa risorgimentale Morelli si mo- stra chiaramente simpatizzante ma non pro- prio militante come lo erano invece in quegli anni altri medici toscani a cominciare dal fa- moso chirurgo Ferdinando Zannetti (1801- 1881), quello che estrasse la pallottola da “fuoco amico” dal piede di Giuseppe Garibal- di; manifesta tuttavia precocemente uno spe- ciale impegno ed una ricerca (arricchiti dalla conoscenza della letteratura internazionale) in campo sociale che si aggiungono a quella pre- cisamente clinica ed a testimone ci sono i suoi molti scritti dei quali si ricordano solo i più no- tevoli: prefazioni ed aggiunte ad alcune opere dell’autorevole riformatore Jean-Étienne Do- minique Esquirol (1772-1840) sulle malattie mentali (1846-1847); Della pazzia in rapporto ad alcuni elementi della civiltà (1850) dove si rappresentano il “disordine economico, la corruzione pubblica” e quindi la povertà “del- le quali resultato frequente e tristissimo sono le pazzie”; l’interesse per la “pubblica igiene” viene dimostrato oltre che da scritti tendenti a suggerire delle “riforme” come Intorno alla Polizia Medica di Toscana (1848), da ren-
diconti puntuali di una sua attività che po- tremmo intendere come “medico-legale”, ad esempio La questione igienica della Fonderia di rame alla Briglia in Valle Bisenzio presso Prato (1849). In questa operetta, forse non ri- chiesto da nessuna delle due parti in lite, una delle prime controversie moderne in tema di inquinamento ambientale (emissioni solforo- se ma non solo), Morelli, seguendo l’aforisma ramazziniano “Tale è l’aria quale è il sangue”, suggerisce un cauto allarmismo ed invita, pri- ma di assumere un atteggiamento negazio- nistico, a ricercare e considerare tutti gli ef- fetti possibili dell’inquinamento, sulle piante e sugli animali. Stessa posizione, ma più de- cisa, l’autore assumerà in Analisi igienica del- le fabbriche di Sevo (1868) quando scriverà “Amico e fautore della libertà e specialmente delle libertà dell’industria, non si può non far plauso ad ogni tentativo per moltiplicarla e diffonderla ma non per questo dimenticarsi mai che l’industria non può splendere se non sia morale e cessa d’esserlo ogni volta che per giovare a pochi danneggia molti”.
Per un periodo, attorno al 1850, Carlo Morelli opera, distaccato da S. Maria Nuova, presso l’ospedale per le malattie cutanee S. Lucia che si trovava a Firenze in via San Gallo. È questa l’occasione per affrontare un nuovo “morbo popolare che crucia orribilmente tanti infelici”, molto diffuso nella pianura padana ma presente anche in Toscana; sulla scia di un precedente lavoro del 1814 di Vincenzio Chiarugi (1759-1820) scrive con grande pas- sione scientifica e sociale La pellagra nei suoi rapporti medici e sociali (1855) e tratta delle “cause removibili”, cioè economiche e sociali, del morbo, indicandone con sicurezza la tera- pia, la dieta più ricca e varia, e rifuggendo da ipotesi eziologiche tanto astruse quanto noci- ve alle quali si appassioneranno tanti medici ed in primis Cesare Lombroso (1835-1909). Sempre nel 1955, come aveva fatto nel 1767 il medico naturalista Giovanni Targioni Tozzet- ti (1712-1783), pubblica Cenni sull’alimurgia fiorentina, quasi a complemento del saggio sulla pellagra; alimurgia è “Opera o discorso sulle materie alimentarie, ossia su quelle che tolgono la fame”, che insegna a riconosce- re delle piante spontanee, da consumare in tempi di carestia ma non solo. Del 1857 è la
Francesco Carnevale
è stato assistente presso l’Istituto di Medicina del Lavoro dell’Università di Padova e poi di Verona dal 1969 al 1986, quindi, sino al 31.12 2009, dirigente di medicina
del lavoro nell’Azienda Sanitaria di Firenze.
È cultore di storia della salute dei lavoratori.
ToscanaMedica10|2016 S O M M A R I O


































































































   34   35   36   37   38