Toscana Medica -Agosto-Settembre-2019

T OSCANA M EDICA 8 / 2019 13 testatina qualità e prof sio e angoscia o vulnerabilità, per valuta- re le diverse possibilità e suggerir- le i vari servizi capaci di aiutarla a rielaborare l’abbandono e ridurre il carico di sofferenza che a esso si ac- compagna. La decisione del non riconoscimen- to non deve essere giudicata; tutto il personale che viene in contatto con la donna deve essere preparato e di- screto per poter garantire alla donna un sufficiente contenimento dell’e- quilibrio emotivo. Naturalmente, il personale è tenuto a essere informato sugli aspetti legali, amministrativi e di autotutela e sulla rete esistente. È richiesta massima attenzione: a cominciare dal ricovero, che non deve essere nella stessa camera delle mamme che hanno partorito o sono in attesa di farlo, e dall’uso dell’eco- grafo con lo schermo girato e senza suoni, fino all’offerta del controllo del dolore del travaglio attraverso l’a- nalgesia peridurale. L’aiuto deve essere allargato al sup- porto psicologico, alla corretta in- formazione anche sulle possibilità presenti per eventualmente tenere il bambino. Non conosciute sono le forme di aiu- to alle “possibili mamme”: • sospensione del foglio di via per al- meno 6 mesi dopo la nascita; • aiuto economico offerto dal Co- mune; • emissione della tessera STP ( stra- niero temporaneamente presen- te ): viene rilasciata dagli uffici dei presidi sanitari medici e garantisce assistenza sanitaria per la donna non in regola con l’ingresso e il soggiorno in Italia e la possibilità di usufruire delle prestazioni legate alla gravidanza e al puerperio, dalla contraccezione all’assistenza gine- cologica, al pediatra e alle vaccina- zioni anche per eventuali altri figli. Un progetto legato a mamma segreta e realizzato circa 6-8 anni fa, ha visto la collaborazione della Misericordia di Firenze, Azienda dei servizi di tra- sporto Pubblico ATAF, Ospedale San Giovanni di Dio, Comune di Firenze e associazioni culturali. Sono stati realizzati volantini, pen- una campanella, per avvertire del- la presenza di un neonato, e anche una feritoia nel muro, una specie di buca delle lettere, dove mettere of- ferte per sostenere chi si prendeva cura degli esposti. Per un eventuale successivo riconoscimento da parte di chi l’aveva abbandonato, al fine di testarne la legittimità, venivano inseriti nella ruota, assieme al neo- nato, monili, documenti o altri se- gni distintivi, alcuni dei quali sono esposti nel museo degli Innocenti a Firenze. In Italia, la legge n. 396/2000 e le precedenti leggi n. 2838/1928 n. 184/1983 e n 67/1993 (Codice Ci- vile artt. 250 e segg. Dpr 396/2000 Ordinamento dello stato civile artt. 29, 30, 31, 32, 38, 42, 48, leg- ge n. 151/1975 Riforma del diritto di famiglia legge n. 184/1983), pre- vedono per tutte le donne, italiane e straniere anche clandestine, il diritto di non riconoscere il neonato. Ogni donna di qualsiasi razza e religione, sia italiana, straniera o clandestina, può partorire in ospedale nell’asso- luto anonimato, ricevendo tutte le cure necessarie per sé e per il neona- to, ottenendo di non comparire sui documenti del bambino e di mante- nere segreta la propria identità per almeno 100 anni. Questa legge non è assolutamente conosciuta né ha avuto diffusione. Rientra appieno nel diritto del mino- re ad avere una famiglia. La richiesta delle donne che per va- rie motivazioni e condizioni non pos- sono tenere il loro bambino prevede la costruzione di una rete di servizi e persone preparate in grado di ga- rantire e sostenere la volontà della donna in un momento cruciale della sua vita. I destinatari dell’intervento sono due soggetti distinti: • la donna che non intende ricono- scere il neonato; • il neonato non riconosciuto. Per entrambi l’azione si svolge in un periodo di tempo molto limitato ma cruciale per il loro futuro. La donna incontra persone che pos- sono svolgere un ruolo determinan- te per ridurre e/o contenere la sua di Santo Spirito in Sassia (Roma). A Firenze la ruota dell’Ospedale degli Innocenti aprì nel 1445. Le ruote presero a diffondersi anche in Fran- cia e in Spagna, mentre non si han- no notizie di altrettanti strumenti per gli esposti in Inghilterra, dove l’abbandono dei neonati e l’infanti- cidio non veniva affatto considerato un problema sociale tanto che co- munemente si trovavano cadaveri di feti o di neonati nelle discariche o nelle fogne. La prima città in Italia a chiudere la ruota fu Ferrara nel 1867, seguita a mano a mano da altre città in tutto il corso dell’800 sino alla completa abolizione delle ruote nel 1923. La “ruota” o “rota degli esposti” era una bussola girevole di forma cilin- drica, di solito costruita in legno, divisa in due parti chiuse da uno sportello: una parte rivolta verso l’interno e un’altra verso l’esterno che, combaciando con un’apertura su un muro, permetteva di colloca- re, senza essere visti dall’esterno, gli esposti, cioè i neonati abbandonati. Facendo girare la ruota, la parte con l’infante veniva portata nell’interno e da qui, aperto lo sportello, si pote- va prendere il neonato per dargli le prime cure. Spesso vicino alla ruota vi erano La ruota dell’Ospedale degli Innocenti, Firenze.

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