Toscana Medica -Novembre-Dicembre2019

T OSCANA M EDICA 10 / 2019 27 corri annusa l’aria ritrova i tuoi occhi di bambino annusa l’aria corri pensa una mattina di sole e di quiete guarda tra rami secchi e foglie marce un vecchio dolore sempre nuovo mai dimenticato annusa l’aria corri verso la vita o un vuoto corri annusa l’aria fermati con gli occhi socchiusi e le mani ferme in un respiro l’acqua scorre in un filo (aprile 2006) In ricordo di Mario Graev Ti devo non solo la vita, ma tutto, nel senso più ampio. Rispettando la vita, ma soprattutto la morte devi essere lasciato libero di andare. Voglio salutarti con qualcosa che ho scritto tanto tempo fa e che a suo tempo ti ho condiviso, grande fu il tuo complimento: “ora ho capito perché non vuoti mai il posacenere!” Brindo a te, naturalmente con un Tamarindo Carlo Erba, e come tu dicevi “Viva l’Italia!” Ricordare il professor Mario Graev, mancato il 14 ottobre u.s., è un privilegio che deriva dall’averlo conosciuto professionalmente e umanamente da quando, nel 1982, giunse all’Istituto di Medicina Legale di Firenze, onorandomi della sua stima e amicizia: come non rammentare, negli ultimi anni quando non era più in Istituto, le sue cene di compleanno, organizzate dall’amata figlia Titti e dal nipote Niccolò, attorniato, a capotavola, dall’affetto degli amici e degli allievi a lui più cari. Chi era il professor Mario Graev? Per descriverlo basterebbero le parole del poeta Vincenzo Cardarelli, a lui molto caro, che teneva incorniciate sulla scrivania della sua stanza in Istituto “ La vita io l’ho castigata vivendola ”. Non ha conosciuto i genitori ed ha avuto una prima infanzia segnata dalla povertà essendo stato mandato a balia in una povera fami- glia contadina alle Spianate, piccola frazione del comune di Altopascio, infanzia dominata da ristrettezze materiali e spirituali ma mai rinnegata, anche quando era diventato professore universitario, tant’è che sempre ci tornava anche per trascorrervi alcuni giorni delle vacanze estive; a ulteriore riprova di quanto quegli anni giovanili lo avessero segnato, Mario Graev si recava, al termine di una giornata costellata da plurimi impegni accademici, in sala settoria, in Tribunale, in studio, “nell’amato orto” da lui percepito fonte di fatica, di sudore ma anche di soddisfazione nel poterne cogliere i frutti. Illuminante e forgiante l’incontro a 13 anni con Don Giulio Facibeni che gli fu veramente padre e maestro all’Opera della Madonnina del Grappa, cui è stato indissolubilmente legato per tutta la vita. Si laureò in Medicina e Chirurgia il 18 luglio 1953 e intraprese la carriera universitaria, conseguendo, dopo 4 anni, la libera docenza in Anatomia e Istologia Patologica e, dopo altri 2 anni, in Medicina Legale e delle Assicurazioni. Il percorso accademico, nell’alveo della cosiddetta Scuola Fiorentina di Medicina Legale che ha avuto origine dal Borri, lo portò in più sedi universitarie, inizialmente seguendo il professor Renzo Gilli negli atenei di Sassari, Siena e Torino, per poi approdare a Macerata con il professor Clemente Puccini ove prese il ruolo di incaricato stabilizzato nel 1969, ricoperto fino al 1 novembre 1975 quando diventò Professore Straordinario. Sotto la Sua direzione l’Istituto di Medicina Legale di Macerata ebbe notevole impulso organizzativo, anche attraverso la costituzione della Scuola di Specializzazione in Medicina Legale e delle Assicurazioni, attiva dal 1980 al 1984. Nel 1982 il professor Mario Graev è stato chiamato a ricoprire la seconda cattedra di Medicina Legale presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Firenze ove è rimasto fino al fine ruolo avvenuto nel 2000. La carriera di professore universitario è testimoniata non solo dalla produzione di oltre 150 pubblicazioni a stampa e dalla partecipazione a congressi nazionali e internazionali di Medicina Legale, ma in specie dal ricordo delle sue coinvolgenti lezioni di Medicina Legale al corso di Laurea in Medicina e Chirurgia, sempre affollate e seguite, ove spaziava dalla norme penalistiche alla tanatologia, alla lesività, al suicidio, al referto e a quant’altro utile al corredo culturale del futuro giovane medico, appassionando e attirando l’attenzione dell’u- ditorio, a seconda dell’argomento, con fare ora compassionevole, ora arguto. Il professor Mario Graev, tra l’altro insignito, nel 1987, dell’onorificenza di Commendatore al Merito della Repubblica Italiana, con la sua generosità verso il prossimo e il suo saperlo ascoltare è stato sempre disponibile a chi, non solo studenti e colleghi, si è rivolto a lui per un consiglio o un aiuto, professionale, deontologico, umano. Infine come non ricordare che il professor Mario Graev con i lineamenti fini, la figura slanciata ed elegante, lo sguardo penetrante aveva un innato modo di essere, come si sarebbe detto un tempo, un vero signore, i cui trascorsi rimarranno affettuosamente nella memoria di chi lo ha conosciuto. Aurelio Bonelli

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