Toscana Medica -Novembre-Dicembre2019
10 / 2019 T OSCANA M EDICA 4 testatina l copertine di toscana medica Purgatorio è il regno dello spirito che si riscuote dal male, si purifica, si salva. Nel Purgatorio , i rumori e frastuoni dell’ Inferno lasciano il posto alla mu- sica, che risuona lungo tutte le cor- nici del secondo Regno: alle grida e ai pianti dell’ Inferno , si sostituiscono i cori, espressione di quell’anima co- mune, che si manifesta nel canto. Così come la solitudine dell’odio aveva marcato la solitudine dell’individuo, così l’armonia e l’unità dell’amore uniscono le anime del Purgatorio e la musica e il canto si declinano in una ricca varietà di voci e di strumenti. La musica del Purgatorio è umana, terrena, legata a momenti particolari della vita, ricca di una forte dimensio- ne etica, ed è sempre riconoscibile e individuabile. Il Purgatorio è, infatti, il regno della liturgia cantata: le anime cantano in coro salmi e inni, esprimono preghiere in relazione a cerimonie, occasioni ri- tuali, stati d’animo, fasi della giornata: testo sacro e testo poetico si integra- no in una simbiosi, attraverso la quale l’uno arricchisce l’altro, rafforzando un messaggio comune. La musica, nel Purgatorio, diventa un mezzo per av- vicinarsi a Dio e assume una funzione che potremmo definire “terapeutica”. In questo approccio, Dante fa tesoro delle suggestioni della Medicina: il potere medico-terapeutico della mu- sica, infatti, era già stato rilevato dagli Antichi e nelle Practicae , nei Regimi- na e nei Consilia la musica venne con- siderata elemento terapeutico fonda- mentale nel quadro delle sex res non naturales , quelle condizioni, cioè, non determinate dal caso o dalla necessi- tà ma sceglibili dall’individuo e vaga- mente articolata in cantus , melodia, vox remissa , diventò determinante nel trattamento delle passioni. A partire da Casella, attraverso il Miserere e il Salve Regina , fino all’e- secuzione di Matelda, la musica nel Purgatorio recupera il suo antico ruolo di compagna della persona sana e malata. In anni molto recenti, sulla scorta di un generalizzato rinnovamento del concetto di salute, il rapporto tra Me- dicina e Musica è stato profondamen- te indagato, sia per quanto riguarda l’utilizzo di quest’ultima in determina- te scelte terapeutiche, sia per quanto concerne la comprensione dei mecca- nismi neurologici coinvolti, proponen- do, nello stesso tempo, nuovi quesiti formativi, identitari, scientifici. Si parla di musicoterapia, così come vengono distinte due diverse profes- sionalità, il musicoterapista e il mu- sicoterapeuta, facendo riferimento a una tradizione che affonda le sue radi- ci teoriche nel mondo classico, per poi raggiungere il Medioevo occidentale, arricchendosi di suggestioni derivate anche da culture lontane e declinan- dosi in una trattatistica che conosce il suo apogeo tra XVIII e XIX secolo. Non a caso, Febo/Apollo, dio della Medicina e della Musica, era padre di Asclepio/Esculapio, detentore della scienza medica appresa dal centauro Chirone e, non a caso, già nel mondo antico, era stata formulata una casisti- ca di espressioni musicali, connesse a circostanze diverse, in una simbiosi di poesia, canto e musica che si avvaleva di voce e strumenti. Anche ognuna delle scale, con le ar- ticolazioni in modi e generi, si rite- neva avesse la capacità di suscitare nell’ascoltatore distinte inclinazioni comportamentali ed etiche e questa convinzione sopravvisse nella cultu- ra musicale occidentale fino a tutto il Rinascimento, perdurando poi nella riflessione romantica. La musica, quindi, era considerata in grado di ristabilire l’equilibrio tra l’a- nima e le sue facoltà, in virtù del suo potere, che è fortemente emotivo, ma, nello stesso tempo, costruito e rego- lato da norme di natura matematica, quelle stesse norme che il mondo classico aveva variamente fissato e che avevano trovato nell’opera di Aristo- tele e Galeno una rispondenza con la teoria dell’anima e delle sue facoltà. Queste osservazioni si intensificarono nel XVIII secolo, dando adito a una ricca serie di studi tesi a valutare gli effetti della musica su persone affette da diverse patologie: in molti casi, la musica fu considerata un modo per potenziare l’efficacia della terapia, ma, in altri, si pose sul filone del ma- gnetismo animale e del mesmerismo. Tramontato il vitalismo, sotto i col- pi della nuova scienza positivista e in cerca di evidenze, il ruolo della musica è cambiato, per trascolorare, spesso, nell’ambito dell’appagamento spirituale. La rivalutazione dell’elemento musi- cale in ambito terapeutico è stata ef- fettuata recentemente, a partire dagli Stati Uniti, dove, negli anni delle due guerre mondiali, la musica è stata spesso utilizzata all’interno degli ospe- dali per il trattamento di traumi e feri- te, attraverso un approccio attivo (suo- nando) e passivo (ascoltando). Lo sviluppo di questi ultimi anni si è compiuto nel versante conoscitivo del rapporto tra la fisica del suono e il sistema psico-neuro-immuno-endo- crinologico e in quello della metodo- logia d’uso, nei sistemi di valutazione dei risultati, nella ricerca scientifica e applicativa, nell’ambito di attività pre- ventive, riabilitative e terapeutiche. L’intervento della musica nel mondo della Medicina è, quindi, un ritorno, sostanziato – oggi – dalle evidenze scientifiche verso un nuovo concetto di salute, là dove le armonie, che ri- suonano nel Purgatorio , accompagna- no il viaggio di Dante verso una salus che è obiettivo alto di salvezza. Continua… Per saperne di più: Dante Alighieri, La Divina Commedia , con note sto- rico-mediche di Donatella Lippi , Fi- denza: Mattioli 1885, 2009-2011 La musica del Purgatorio di Donatella Lippi Donatella Lippi Professore di Storia della Medicina e Medical Humanities, Università degli Studi di Firenze
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