Toscana Medica -Ottobre-2019
T OSCANA M EDICA 9 / 2019 11 testatina qualità e prof sio e revisione della letteratura di Cutro- na e coll. del 2010 ha evidenziato una certa efficacia di alcuni di que- sti limitatamente all’aderenza a te- rapie per patologie cardiovascolari. In particolare è stato osservato che l’azione di counselling , svolta in con- testi differenti (domicilio, farmacia, luoghi di lavoro, ambiente clinico), sia da professionisti appositamente formati che da personale sanitario, può migliorare l’aderenza. Esiste inoltre la possibilità che il counsel- ling risulti più efficace qualora ven- ga rivolto, oltre che al paziente, a un familiare, al quale viene affidato un ruolo di supporto. Tra gli interventi non dipendenti da persone fisiche, invece, hanno dimostrato effetti po- sitivi l’uso di sistemi di promemoria, recapitati con mezzi informatici, telefonate automatizzate o perfino posta convenzionale. L’esecuzione di telefonate da parte di persone ha invece portato com- plessivamente a risultati deludenti. Come migliorare l’aderenza terapeutica Valutazione dei percorsi e dei me- todi che possono essere usati per migliorare l’aderenza alla prescri- zione e la continuità terapeutica e focus sull’importanza del supporto di altre figure professionali (infer- mieri e farmacisti facilitatori) I metodi che possono essere usati per migliorare l’aderenza possono essere riassunti nei seguenti punti: • L’educazione del paziente : non vi è dubbio che gli interventi educa- tivi/informativi rivolti al paziente, alla famiglia e a chi lo assiste pos- sano avere un effetto favorevole sull’aderenza alla prescrizione. L’intervento educativo dovrà però essere personalizzato in base alle capacità intellettive e al livello d’istruzione del paziente. La non comprensione delle istruzioni ri- cevute può infatti rimanere celata da parte del paziente per un senso di vergogna oppure generare dif- fidenza. • Il miglioramento della comunica- zione fra medico e paziente : l’au- mento della comunicazione fra gio, alla mancanza di una corretta associazione di farmaci (per esem- pio, paziente in terapia con ASA e pregressa emorragia gastrica che cessa l’assunzione di IPP). Excursus sugli approcci d’intervento utilizzati fino a ora per ridurre la non-aderenza terapeutica Gli studi che valutano sia l’aderenza alla terapia che gli outcome di salute possono facilitare il personale sani- tario (medici e altre figure profes- sionali come infermieri e farmacisti facilitatori) a comprendere se il pa- ziente stia seguendo correttamente le proprie prescrizioni farmacologi- che oppure no. Benché l’aderenza ai farmaci sia una problematica a livello mondiale, con gravi ripercussioni di carattere sani- tario ed economico, non esistono a tutt’oggi linee guida, raccomanda- zioni o indirizzi che aiutino il perso- nale sanitario e il paziente a gestire meglio il problema della non-ade- renza terapeutica. Nonostante l’aumento di pazienti che assumono giornalmente più tipi di farmaci, ci sono soltanto minime evidenze a supporto di interventi che possano migliorare l’aderenza all’assunzione, e molti degli inter- venti valutati si sono avvalsi della collaborazione di farmacisti. Gli approcci d’intervento utilizzati sono stati: • adozione di un promemoria scrit- to per i farmaci, • semplificazione del regime farma- cologico, • educazione terapeutica, • counselling e counselling telefoni- co per valutare l’aderenza ai far- maci, • pianificazione degli orari di assun- zione dei farmaci, • confezionamento personalizzato dei farmaci, • follow-up finalizzato per miglio- rare l’aderenza all’assunzione dei farmaci. Non è chiaro quale di questi possibi- li approcci sia il più efficace poiché gli studi che hanno preso in esame i singoli interventi sono in numero limitato e di difficile confronto. Una (GWG) istituito dall’AIFA ha conclu- so un’indagine a tappeto sulla popo- lazione italiana di età superiore ai 65 anni. Il Geriatric Working Group ha individuato un elenco di 13 indica- tori della qualità delle terapie farma- cologiche ed ha applicato ciascuno di questi alla popolazione in esame. Tali indicatori, per ammissione de- gli stessi autori, non possono essere utilizzati per valutare il trattamento farmacologico del singolo pazien- te, ma possono fornire uno spac- cato della realtà inerente l’uso dei farmaci nei pazienti anziani in Ita- lia. Per quanto riguarda l’aderenza alla terapia è stato osservato che il 52% dei soggetti tra 65 e 74 anni e il 69% di quelli tra i 75 e gli 85 è sottoposto a regimi di trattamento comprendenti almeno 5 farmaci. Il 46% dei soggetti esaminati non è aderente alla terapia con antiiper- tensivi, cioè non assume farmaci per più del 40% dei giorni di tera- pia; questo valore supera il 63% per gli antidepressivi e gli antidiabetici. Se si considera che deve essere rag- giunto l’80% dei giorni di copertu- ra perché si possa parlare di buona aderenza terapeutica e che, secon- do una recente revisione della lette- ratura, ciascuna dose quotidiana di farmaco comporta un aumento del rischio di non-aderenza del 10%, è facile avere un’idea delle dimensio- ni che questo problema assume in questa parte della popolazione, col- pita inoltre da numerosi altri deter- minanti di fragilità. Le misure volte a facilitare l’ade- renza dei pazienti all’assunzione dei farmaci dovrebbero essere conside- rate parte integrante della cura del- le persone anziane; infatti la com- promissione delle funzioni cognitive che spesso le caratterizza può com- promettere in modo sostanziale il comportamento di aderenza. Esso a sua volta, innescando un perico- loso circolo vizioso, impatta pesan- temente sulla salute dell’assistito, aumentando il rischio di effetti col- laterali, legati ad esempio alla bru- sca e incontrollata sospensione del farmaco, alla riacutizzazione della patologia/e di base, al sovradosag-
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