Toscana Medica -Ottobre-2019
9/2019 T OSCANA M EDICA 26 testatina quali à e professione contrario di reagire). Hanno affer- mato che proprio l’utilizzo di questi passaggi ha permesso loro di disin- nescare il pilota automatico della ri- sposta dalla sensazione sgradevole e di discomfort ( craving ) alla reazione (ricaduta). Ma, al contrario, ricono- scendo le sensazioni sia somatiche che emotive, utilizzando il respiro per darsi uno spazio di accettazio- ne, si creava quel lasso di tempo che consentiva loro di “rispondere” scegliendo la risposta adeguata in quel momento e non di “reagire” in maniera automatica. Peraltro que- sto percorso presenta diverse aree di affinità con il programma dei 12 passi di Alcolisti Anonimi o Nar- cotici Anonimi con i quali i Servizi per le dipendenze collaborano da sempre. Infatti entrambi incorag- giano lo sviluppo della facoltà di di- scernere tra quello che possiamo e quello che non possiamo controlla- re, e incoraggiano il riconoscimento dei fattori che accentuano la vulne- rabilità alla ricaduta oppure ad altri comportamenti problematici come per esempio solitudine o stanchez- za. Tuttavia un programma che si richiama alla Mindfulness-Based Relapse Prevention è un percorso più individualizzato, che favorisce una maggiore familiarità con le pro- prie sensazioni e i propri pensieri e la ricaduta viene accettata come parte del processo di apprendimen- to piuttosto che come fallimento. Ecco perché riteniamo che i per- corsi possano essere paralleli e che l’uno completi l’altro. Più strumenti di fronteggiamento siamo in grado di fornire e maggio- re sarà la possibilità di efficacia dei trattamenti, lasciando che le perso- ne utilizzino maggiormente l’uno o l’altro in relazione alle esigenze del momento. Teniamo conto inoltre che, nell’ot- tica di una necessaria e oculata gestione delle risorse, respirare consapevolmente non potrà com- portare spese aggiuntive. laura.calviani@uslcentro.toscana.it alessandro.orsetti@uslcentro.toscana.it te centrare l’attenzione sull’espe- rienzialità delle sessioni e della con- divisione dell’esperienza fatta. Quindi sono stati proposti esercizi che focalizzassero l’attenzione sul corpo e sulle relative percezioni, sui movimenti guidati e consape- voli, sulle sensazioni ed emozioni emergenti di fronte alla richiesta di immaginare situazioni o attività quotidiane, e su come queste con- dizionassero l’umore, lo stato di vita o la salute, in termini di effetti vi- talizzanti e positivi oppure negativi. Sono stati anche indagati ed esami- nati, sempre attraverso esercizi di consapevolezza che si sono avvalsi prevalentemente del respiro, i fattori che potevano influire sulla vulnera- bilità, definiti con l’acronimo HALT ( Hungry , Angry , Lonely , Tired ). La partecipazione dei componenti è stata costante. Le persone stesse hanno gradito il programma e il corso, dichiarando l’utilità degli esercizi appresi che poi venivano effettuati anche a casa durante la settimana. Durante i 2 mesi di attività non si sono verificate ricadute nell’uso di alcol e sostanze ed è stata osservata una riduzione di terapie farmacologi- che sia per il craving che per le com- ponenti psicopatologiche associate. È stata soprattutto apprezzata la modalità di affrontare la tematica della dipendenza con un taglio di- verso da quello che può essere vis- suto abitualmente. Non c’era alcuna indagine riguardo l’uso o l’abuso ma solo la richiesta che ognuno focalizzasse l’attenzione sulle proprie sensazioni ed emozio- ni, espressa con l’accortezza di non esprimere giudizi e di stare, piutto- sto, alle percezioni del momento. Nel caso si fossero presentati dei pensieri, catalogarli come tali, e nel caso avessero portato un giudizio, prenderne le distanze osservandolo come tale. L’esercizio che i pazienti hanno uti- lizzato maggiormente durante la pratica a casa è stato il cosiddetto “Respiro SOBER” ( Stop , Observe , Breath , Expand -la consapevolezza a tutto quanto il corpo, Respond -il nuncia” con sensazioni sgradevoli, come rabbia, frustrazione, senso di angoscia, di aggressività, tristezza e, spesso, con un corredo somatico neurovegetativo come tremori, irre- quietezza interna, tachicardia, cefa- lea e disturbi visivi. Da questo la tendenza a evitare il momento presente spesso portatore di sensazioni sgradevoli attraverso il comportamento automatico di uti- lizzo della sostanza. Allo scopo di fronteggiare un sinto- mo e un segno fondamentale, per gli operatori è stato necessario indivi- duare nuove e aggiornate strategie il cui scopo è aiutare la persona a farsi consapevole delle sensazioni, anche fisiche, avvertite, a riconoscerle in quanto craving e regolarle senza ri- correre a modalità di “fuga”. Pertanto la pratica della consape- volezza, attraverso esercizi espe- rienziali di mindfulness (come ci dimostra la letteratura più recente), può aiutare il paziente a riconoscere i meccanismi che portano alla rica- duta e a rendere possibile l’esplora- zione delle possibilità di non reagire automaticamente. A questo proposito i SerD dell’a- rea fiorentina hanno desiderato approfondire la conoscenza della mindfulness inizialmente come strumento esperienziale per un percorso di consapevolezza per- sonale, attraverso una formazione della durata di 3 anni con la gui- da e la supervisione della dr.ssa Patrizia Bruno, psicoterapeuta e insegnante di Mindfulness , e suc- cessivamente come strumento da applicare in ambito terapeutico. La UFS SerD C di Firenze ha quindi avviato l’attività di un grup- po esperienziale, rivolto a pazienti in carico al Servizio Alcologico e al SERD con quadri di dipendenza da alcol o sostanze, di avvio alla consa- pevolezza, basandosi sul programma MBRP ( Mindfulness-Based Preven- tion Relapse ) ideato da Bowen S, Chawla N, Alan Marlatt G. Il programma si è svolto in otto ses- sioni della durata di un’ora e mezza ciascuna a cadenza settimanale. Gli operatori hanno ritenuto importan-
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