Toscana Medica - Settembre 2020
7/2020 T OSCANA M EDICA 12 testatina quali à e professione nascita al loro interno di vere e pro- prie ‘task force’ dedicate ad affrontare i problemi legati al cambiamento cli- matico ”, con l’obiettivo di costituire una rappresentanza nazionale in gra- do di promuovere e sostenere, presso le istituzioni e il governo, tutte quelle iniziative utili a mitigare, se non eli- minare, le cause alla base del cambia- mento climatico. Il patrocinio medico ha, in effetti, una lunga storia. L’impegno a migliorare la salute delle popolazioni ha spesso portato i medici a supportare programmi etici e politi- ci radicali. “ La medicina è una scienza sociale ”, scriveva Rudolf Virchow nel 1848, e “ la politica non è nient’altro che una medicina su larga scala ”. La richiesta di questa attenzione, inu- suale in campo medico, non deve sor- prenderci se già nel 1961 un gruppo di medici a Boston, preoccupati per la salute pubblica a causa delle spe- rimentazioni e dei depositi di armi nucleari, fondarono “Medici per la responsabilità sociale”. Ricordiamo anche che nel 1985 il Premio Nobel per la Pace fu confe- rito alla neonata Associazione Inter- nazionale “Medici per la prevenzione della guerra nucleare” fondata da due cardiologi Bernard Lown e Yevgeniy Chazov, il primo statunitense e l’altro sovietico. Perché il medico deve sal- vaguardare, oltre alla salute individua- le, anche quella collettiva. William Osler (1849-1919) considera- to il fondatore della Medicina Clinica a Oxford, nel suo ultimo discorso pubbli- co nel maggio 1919, manifestava la spe- ranza che i dettami ippocratici di filan- tropia e amore per l’ ars medica fossero non disgiunti da un’umana saggezza filosofica in modo che la Scienza fos- se forza per il bene piuttosto che per il male. Ed è in questa Scienza che dob- biamo credere per preservare l’equili- brio del nostro Pianeta diventato ormai così fragile (Bryan CS, Podolssky SH. Sir William Osler - the uses of history and the singular beneficence of medi- cine . N Engl J Med 2019;381:2194-6). Giampaolo Balestrieri nel Notiziario dell’Ordine dei Medici della Provincia di Brescia (gennaio-febbraio-marzo 2020) scrive: “ il cambiamento climatico meteorologia, climatologia eccetera (esistono per questo innumerevoli e acclarate fonti bibliografiche scienti- fiche), ma piuttosto uno stimolo alla classe medica perché si sforzi di os- servare il paziente nel suo ambiente. Perché l’uomo non può mai essere separato dalla Terra, dal pianeta in cui vive. E ogni miglioramento alla salute dell’uomo non potrà mai essere di- sgiunto da una cura del suo habitat . I medici, prosegue l’articolo, insieme alle loro Società Scientifiche, e l’intero mondo accademico “ possono e devo- no dare il loro contributo per mitigare e aiutare a risolvere le problematiche legate al cambiamento climatico ”. Gli autori propongono due modali- tà di intervento: “ La prima, diretta, non limitandosi a curare le malattie (compito tradizionale) ma indicando i possibili interventi per attenuare e/o risolvere i problemi di salute legati al cambiamento climatico ” e vengono indicati alcuni esempi. Un altro approccio indicato, sempre di tipo diretto, è “ rivolto a ridurre al massimo l’utilizzo di materiali da smaltire e/o a privilegiare materiali e strumenti meno inquinanti e possibil- mente riciclabili… ” La seconda modalità, indiretta, può concretizzarsi attraverso un convinto e crescente supporto a ogni utile ini- ziativa ambientale, sostenendo e inco- raggiando i responsabili di istituzioni e governi a impegnarsi per applicare le politiche ambientali più efficaci. Nell’elaborato si fa anche riferimen- to alla carta del S. Anna di Pisa, del luglio 2019 (che trovate a questo link : https://www.santannapisa.it/it/ news/no-false-informazioni-sul-cli- ma-piu-di-200-scienziati-e-intellet- tuali-aderiscono-alla-lettera ) , rivolta ai principali esponenti delle nostre istituzioni, incluso il presidente del- la Repubblica, in cui si chiede “ che l’Italia segua l’esempio di molti Paesi Europei e decida di agire sui processi produttivi e il trasporto, trasforman- do l’economia in modo da raggiunge- re il traguardo di ‘zero emissioni nette di gas serra entro il 2050’… ”. Viene proposto alle Società Scientifiche di aderire alla carta di Pisa e, “ al più presto, promuovere e incoraggiare la Fatti su cui riflettere come cittadini e come medici: eravamo arrivati, in certi casi, a un eccesso di cure? Quanto siamo in grado di accettare la malattia e la morte come parte della vita, senza vivere nella continua ansia di esserne colpiti? I cambiamenti climatici, di gran parte dei quali il genere umano è responsa- bile, sono in maniera diretta o indiret- ta alla base dello sviluppo di numerose patologie anche attraverso variazioni di habitat di molte specie. Ricordia- mo che negli ultimi 20 anni, prima del COVID-19, si sono susseguite le epi- demie di SARS (2003), H1N1 (2009), MERS (2012) ed Ebola nel 2014. Lungi dal voler trarre conclusioni che dovranno essere provate scientifica- mente con studi peraltro in corso, non si può certamente negare che il riscal- damento globale certamente influenza l’emergere di virus. Alcuni dati ci di- cono che i picchi di SARS e influenza aviaria si sono verificati in corrispon- denza di picchi di temperature di al- meno 0,6 e 0,7°C oltre la media. Sarà interessante l’analisi dei dati nel caso della pandemia da coronavirus. Oggi dunque, più di ieri, corre l’obbligo di verificare il proprio impegno profes- sionale, oltre la diagnosi della malattia e la cura del malato. È necessario un ap- proccio olistico che consideri il pazien- te da curare nell’ambiente in cui vive. La mission medica non può solo limi- tarsi alle cure delle malattie, ma deve interessarsi anche alle condizioni che ne stanno alla base (i cosiddetti “de- terminanti della salute”), e dovrà farlo possibilmente con mezzi sostenibili. Speriamo che il virus SARS-CoV-2 agisca da catalizzatore per innescare processi nuovi gettando i semi per la risoluzione della prossima crisi dell’u- manità che, dopo il coronavirus, sarà il cambiamento climatico. Per far que- sto è necessaria una presa di coscienza globale al fine di intraprendere azioni forti e condivise a livello planetario. Nell’articolo, dopo una premessa sul pianeta malato , vengono esternati spunti relativi alle ripercussioni sulla salute di eventi dovuti ai cambiamen- ti climatici. L’articolo però non vuole essere una disamina tecnico-scientifi- ca di malattie, prevalenze, incidenze,
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