Toscana Medica - Settembre 2020
T OSCANA M EDICA 7 / 2020 7 testatina qualità e prof sio e te escissione chirurgica laddove dia- gnosticato precocemente, presenta un’elevata nonché precoce tendenza a originare metastasi e a sviluppare resistenza alle terapie convenzionali se diagnosticato in fase più tardiva. Dati di epidemiologia sottolineano il fatto che l’incidenza del melanoma cutaneo negli ultimi 50 anni sta incrementando in modo rapido e costante e che l’Italia rientra fra i Paesi maggiormente colpiti dalla patologia (Figura 1) . In linea con altri tipi tumorali, il me- lanoma cutaneo presenta una differen- ziale incidenza nei due sessi, colpendo maggiormente l’uomo rispetto alla donna. Questa differenza di genere è ancora più accentuata quando si re- stringe il campo alle metastasi cerebra- li, che vedono un’incidenza del 65% nell’uomo contro un’incidenza del 35% nella donna. Il melanoma cuta- neo infatti, insieme a polmone e mam- mella, risulta essere uno dei tumori che preferenzialmente metastatizza al cervello, non lasciando aperta alcuna possibilità terapeutica e segnando una condanna a morte praticamente certa per il paziente (prospettiva di vita pari a 3 mesi dalla diagnosi per singola le- sione cerebrale) . Dati di letteratura dimostrano che un ruolo fondamentale per lo sviluppo di metastasi cerebrali di melanoma è svolto dalla melanotransferrina. Sono state riportate infatti evidenze scienti- fiche che correlano la sua espressione non solo con una aumentata trans-mi- Il melanoma cutaneo risulta a oggi uno dei tumori più aggressivi, in quanto, sebbene facilmente curabile median- grazione cellulare in vitro attraverso la barriera emato-encefalica, ma anche con una aumentata invasione in mo- delli murini in vivo a livello di tessuto cerebrale. La melanotransferrina è una proteina di membrana scoperta per la prima volta su cellule di melanoma, che, come suggerisce il nome, rientra nella superfamiglia delle transferrine, anche se il suo ruolo nel trasporto e nel metabolismo del ferro è ancora poco chiaro. Poco espressa in tessuti sani, la melanotransferrina si ritrova maggior- mente a livello embrionale e nei tessuti neoplastici. A livello fisiologico svolge importanti funzioni quali l’attivazione del plasminogeno. Nel melanoma risul- ta essere fondamentale per i processi di tumorigenesi e progressione neoplasti- L’Associazione Mogli Medici Italiani (AMMI) ha premiato per il Concorso nazionale di Medicina e Farmacologia di Genere 2019 il progetto della Dott.ssa Elena Andreucci, che, basato sull’aumentata incidenza di metastasi cerebrali di melanoma nell’uomo rispetto alla donna, prevede la valutazione nei due sessi della melanotransferrina (proteina associata allo sviluppo di metastasi cerebrali) nella metastatizzazione del melanoma cutaneo. Parole chiave: melanoma cutaneo, differenza di genere, metastasi cerebrali, melanotransferrina, biopsia liquida Valutazione del ruolo della melanotransferrina nella differente incidenza di metastasi cerebrali di melanoma nell’uomo e nella donna di Elena Andreucci, Lido Calorini, Francesca Bianchini, Silvia Peppicelli, Jessica Ruzzolini Elena Andreucci Laureata nel 2012 a Firenze in Biotecnologie Mediche e Farmaceutiche (110/110 cum laude), consegue nel 2015 il Dottorato di Ricerca in Biochimica e Biologia Molecolare a Siena. Dal 2016 lavora nel gruppo di ricerca del Prof. Lido Calorini nel Dipartimento di Scienze Biomediche, Sperimentali e Cliniche “Mario Serio”, Università degli Studi di Firenze, attualmente finanziata da una borsa di studio AIRC per lo studio dell’organotropismo delle metastasi di melanoma Lido Calorini Professore Ordinario di Patologia Generale, Dipartimento di Scienze Biomediche, Sperimentali e Cliniche “Mario Serio”, Università degli Studi di Firenze Francesca Bianchini Ricercatore, Dipartimento di Scienze Biomediche, Sperimentali e Cliniche “Mario Serio”, Università degli Studi di Firenze Silvia Peppicelli Post-Doc, Dipartimento di Scienze Biomediche, Sperimentali e Cliniche “Mario Serio”, Università degli Studi di Firenze Jessica Ruzzolini Dottorando di Ricerca, Dipartimento di Scienze Biomediche, Sperimentali e Cliniche “Mario Serio”, Università degli Studi di Firenze
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