Toscana Medica | Aprile-Maggio 2020

T OSCANA M EDICA 4 / 2020 11 testatina let ere Smettetela di chiamarci eroi Parte seconda Credo che il nostro Ordine e, for- se, tutti gli Ordini dei Medici Chi- rurghi e degli Odontoiatri a livello nazionale dovrebbero riprendere questi concetti e chiedere che tutti noi facessimo una riflessione sulla situazione della nostra Sanità in Italia. Abbiamo più volte sentito parlare di “Malasanità” anche con spot pubblicitari. Quanto danno hanno fatto queste cose nello spi- rito dei Colleghi che si sono sentiti sotto costante accusa e quanto me- dicina difensiva hanno creato! Ora siamo eroi!! La scelta di diventare medico è sempre stata impegnativa sul piano morale, molti hanno avu- to successo, moltissimi però hanno lavorato nell’ombra sacrificandosi e sacrificando le famiglie per una scelta impegnativa, ma che li ha ripagati di grandi, piccole soddisfa- zioni. La guarigione di un paziente è la soddisfazione più grande che si pos- sa avere, come una diagnosi corretta per un caso difficile ci gratifica in modo straordinario anche senza che qualcuno lo riconosca e non è neces- sario che ci chiamino eroi. Caro Ordine dei Medici credo che, quando saremo usciti da questa terribile vicenda, potrebbe essere il caso di aprire un grande dibatti- to pubblico senza condizionamenti sulla nostra Sanità. Gian Luigi Taddei Già Ordinario di Anatomia e Istologia Patologica dell’Università degli Studi di Firenze. Specialista in Anatomia Patologica e Tecniche di Laboratorio. Direttore Sanitario della SynlabMED srl Centro La Medicina dello Sport ai tempi del COVID-19 Lettera aperta ai Colleghi Nell’era del COVID-19, quando tutte le nostre “care abitudini quo- tidiane” sono state spazzate via dal virus per dare spazio alle manovre di emergenza, anche lo sport si è do- vuto fermare di fronte a tanta forza. La chiusura inevitabile, doverosa e tempestiva degli ambulatori di Medicina dello Sport , ma anche la sospensione immediata di tutte le attività previste per il “ricondiziona- mento dello stile di vita nelle malat- tie cronico degenerative” (diabete, ipertensione arteriosa, cancro, car- diopatia ischemica, sindrome me- tabolica, obesità) hanno imposto a tutti noi medici, soprattutto a quel- li con un vissuto multidisciplinare come nel mio caso (in età molto gio- vane, in era AIDS, trascorsi alcuni mesi in malattie infettive) un silen- zio e una riflessione profonda sugli attuali eventi drammatici. Eventi questi, consentitemi, tanto gravi per i quali tutti vorremo dare un contributo, nel rispetto delle no- stre capacità e competenze. Oltre a renderci disponibili da subi- to, come medici, per eventuali ruoli di supporto a chi è in prima linea, il silenzio e la riflessione inevitabili di questo momento, sostenuti dal- la spinta emotiva e quotidiana allo studio, ci hanno sollecitato idee e osservazioni che fanno recuperare ruoli che sembrano momentanea- mente secondari. Dalla letteratura recente su CO- VID-19 (Ying-Ying Zheng, Yi-Tong Ma, Jin-Ying Zhang, et al. CO- VID-19 and the cardiovascular system . Nature Reviews Cardiolo- gy 2020, https://doi.org/10.1038/ s41569-020-0360-5) emerge quanto sia importante nell’ exitus dei pa- zienti affetti da COVID-19 avere o non avere comorbilità. Stiamo ancora aspettando, ma arri- veranno sicuramente, i tanto attesi dati epidemiologici di chi muore “con coronavirus” e di chi invece muore” per coronavirus”. Questo passaggio sarà fondamen- tale per dare ancora più forza e sti- molo all’esigenza e alla necessità di riprendere, appena possibile, e ov- viamente in sicurezza, a perseguire quegli orientamenti di “prevenzione e cura” che da tempo ci hanno con- traddistinto.

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