Toscana Medica | Aprile-Maggio 2020
T OSCANA M EDICA 4 / 2020 13 testatina let ere I bambini ai tempi del Coronavirus Gentile Direttore, cosa ne è dei piccoli italiani chiusi in casa? Vi sono confinati per pro- teggerli e per proteggere i loro ge- nitori, i loro nonni, i loro insegnanti, i loro amici e fornitori dal rischio di un contagio al quale, per dirla con l’espressione eloquente di un’amica spagnola, basta il pensamiento per attaccarci, un virus quindi partico- larmente goloso delle nostre cellule polmonari, dei rosei alveoli che ci consentono gli scambi di ossigeno e anidride carbonica, il carico e lo scarico del carburante che tiene in vita gli organismi viventi. In questi anni a subire attacchi senza difese da parte di agenti esterni sono state, in Italia, alcune piante: delle palme ha fatto strage il punteruolo rosso, degli olivi la xylella. Adesso è la volta dell’uomo, come quei poveri alberi esposti all’assalto di un agente assai patogeno e veloce. Intanto occorre distinguere tra i piccoli che hanno una famiglia amo- revole e quelli immersi in conflitti domestici soffocanti. Questi ultimi pagheranno un fio altissimo sotto il profilo psicologico, a causa di un confino duraturo e inevitabile. Non potranno godere degli ammortizza- tori sociali che talora riescono ad attutire i colpi della vita: la scuola, lo sport , i giochi con i coetanei, la mamma gentile di un amico. Gli insegnanti conoscono le situazioni più fragili e a queste dovrebbero dedicare idee e tempo, magari chia- mando gli interessati, parlando con i loro genitori, creando una rete ami- chevole virtuale intorno agli alunni chiusi in casa. Ci sono poi i piccoli che hanno affet- ti sani, ma vivono in povertà: pover- tà di spazi, di giocattoli, di mezzi di comunicazione, addirittura di cibo, che diventa scarso senza mense. Per questi andrebbero messi a disposi- zione fondi che permettano alle loro famiglie di sostentarli in un pas- saggio altrimenti più che faticoso, disperato. Occorrerebbe includere nel pacchetto di aiuti un tutoraggio di tutti i membri del nucleo, affin- ché siano educati al movimento pos- sibile in ogni palestra e dunque in tutte le abitazioni. Fare attività mo- toria con mamma e papà potrebbe rivelarsi addirittura divertente, una scoperta comunicativa e salutare nuova. Il vero danno che rischia di riguar- dare tutti i bambini discende da fa- cili e diffuse annunciazioni di trau- mi irrimediabili a loro carico. Di tali profezie di sventura sedicenti esperti cominciano a riempire le pa- gine. Per essermi occupata a lungo di donne detenute, talora accompa- gnate da figli in tenera età, mi è dato sostenere, fuori dei luoghi comuni sull’argomento, che quei bambini erano sereni per il fatto di trascorre- re tutto il loro tempo, seppure molte ore in cella, con la mamma e talvolta con coetanei che condividevano la medesima sorte. La possibilità sem- pre più ampia data loro di godere di momenti esterni, in compagnia di volontari, non ha certo nuociuto a quelle creature meno fortunate di altre. A farli soffrire irrimediabil- mente, disperatamente era la sepa- razione dalla madre, una volta supe- rata l’età limite per restarle accanto, quando per la donna non fosse arri- vato contestualmente il termine del percorso detentivo. La diade mam- ma-bambino, se funziona, funziona in qualsiasi situazione, anche contro gli effetti deprivanti da coronavirus. Potremmo dire che funziona anche troppo, e così veniamo al secondo danno che potrebbe investire pic- coli costretti a lungo in casa, che perdono in tal modo i loro riferi- menti esterni, i passi verso l’eman- cipazione dai vincoli originari che cominciano per tutti ben presto: le ore trascorse con parenti o tate in sostituzione dei genitori, le ore trascorse all’asilo o a casa di amici in erba, le ore trascorse in attività sportive più o meno all’aperto, l’in- contro con i fiori, i frutti, gli animali. D’improvviso, questo filo rosso che prepara il salto necessario fuori del- la famiglia si rompe. Dovrà essere riallacciato o andrà mantenuto at- traverso strategie di conservazione tutte da inventare. A tale invenzione dovrebbero dedicarsi educatori ed esperti d’infanzia. E anche la disci- plina, un’organizzazione del tempo che includa l’impegno, anche queste sono preziose acquisizioni da man- tenere. L’ozio è il padre dei vizi, e dunque la domanda da porsi è come tesaurizzare un allenamento costato lacrime e sangue – lo sanno bene maestri e genitori – magari trovando forme domestiche di training . Mettere il bambino al centro della costruzione di una nuova routine potrebbe aiutare anche l’adulto a trovare una via di scampo dal poten- ziale stress odierno: “Mi sono sve- gliato e ho aperto la finestra. Lascia che questo momento difficile vada via” auspicava Yusuf Atilgan, novel- liere turco. Ecco, occorre svegliarsi, aprire la finestra del nostro pensiero e lasciare che le difficoltà di ora sfu- mino, costruendo un’eredità del poi non soltanto negativa. La cosa vale per tutti, bambini e adulti, giovani e vecchi, ricchi e poveri, senza con questo voler dire che i mezzi, non solo finanziari ma intellettuali, vita- li, affettivi, emotivi, siano identici. Il problema è comunque per tut- ti quello di evitare la disperazione dell’animale chiuso nella sua tana. da Quotidiano Sanità, 27 marzo 2020 Gemma Brandi Psichiatra Psicoanalista Esperta di Salute Mentale applicata al Diritto
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