Toscana Medica | Aprile-Maggio 2020

T OSCANA M EDICA 4 / 2020 17 testatina qualità e prof sio e Farmaci che aumentano il rischio di polmonite Antipsicotici / neurolettici (aripiprazolo, olanzapina, quetiapina, risperidone, aloperidolo, tra gli altri) Il consumo di neurolettici moltiplica da 1,7 a 3,0 il rischio di ricovero ospeda- liero per polmonite. Aumenta anche la mortalità per polmonite e altre cause. In Catalogna, nel 2015, 89.431 per- sone (60.000 donne) di età superiore ai 70 anni hanno ricevuto un antipsi- cotico, generalmente in trattamento continuo (più di 7 mesi per paziente all’anno). Di queste persone, il 7% ne ha ricevuti due o più simultaneamen- te (una pratica senza giustificazione apparente). I più consumati sono stati la quetia- pina (circa 40.000 persone), il risperi- done (25.000), l’aloperidolo (13.600) e l’olanzapina (4.000). Prendiamo il valore più basso fornito dagli studi, cioè un rischio 1,7 volte maggiore di polmonite tra i consuma- tori di antipsicotici. Se l’incidenza annuale di polmoni- te fosse del 10% in coloro che non li consumano, sarebbe del 17% in coloro che assumono antipsicotici e vi sareb- bero ulteriori 70 casi di polmonite per 1.000 persone trattate attribuibili agli antipsicotici (da 100 a 170). Se l’incidenza annuale fosse del 20%, il numero di casi aggiuntivi causati dagli antipsicotici sarebbe doppio, 140 (da 200 a 340). Se fosse il 50% nelle perso- ne che non ricevono antipsicotici (più che plausibile in un centro di salute so- ciale in questo momento), l’incidenza sarebbe dell’85% nelle persone espo- ste e ci sarebbero 350 più casi di pol- monite per ogni 1.000 persone che ri- cevono un antipsicotico (da 500 a 850). In Catalogna, circa 90.000 persone di età superiore ai 70 anni ricevono an- tipsicotici (21.720 in residenze). Con un’incidenza del 50% nei non esposti, in un anno il numero di casi previsti passerebbe da 45.000 a 76.500, cioè ci sarebbero 31.500 casi di polmonite attribuibili alla prescrizione di antipsi- cotici per le persone anziane. Più della metà degli antipsicotici è pre- scritta agli anziani in indicazioni non autorizzate dalle agenzie regolatorie, in dosi inadeguate o per periodi eccessiva- mente lunghi. In queste situazioni non ci sono prove di effetti benefici mentre i rischi sono evidenti, in termini di scarsa qualità della vita, malattia e mortalità. Il rischio di contrarre una polmonite conferito dagli antipsicotici è stato at- tribuito ai loro effetti extrapiramidali, ma sembrano importanti anche la se- dazione che producono (e la diminu- zione della ventilazione polmonare) e i loro effetti sul sistema immunitario. Anticolinergici Il consumo di anticolinergici aumenta il rischio di polmonite da 1,6 a 2,5 volte. Esistono numerosi tipi e gruppi di far- maci con attività anticolinergica: anti- staminici anche da banco, farmaci per l’incontinenza urinaria come ossibuti- nina, antidepressivi triciclici e altri. Nell’attuale situazione di grave pandemia di SARS-COV-2, è necessario evitare il più possibile i fattori di rischio per polmonite. Il consumo di vari tipi di farmaci aumenta il rischio di polmonite e la sua mortalità. Numerose classi di farmaci possono aumentare il rischio di polmonite attraverso diversi meccanismi: possono deprimere il sistema immunitario e altri sistemi di protezione antibatterica, possono ridurre la ventilazione polmonare e favorire la formazione di atelettasie nel contesto di un’infezione respiratoria virale, possono favorire l’aspirazione di alimenti perché influenzano i muscoli della deglutizione. Molti pazienti assumono inutilmente alcuni di questi farmaci. Se coloro che non ne hanno bisogno cessassero di prenderli, si potrebbero evitare migliaia di casi gravi e di decessi. Parole chiave: SARS-COV-2, polmonite, pazienti fragili, revisione terapia, deprescrizione Epidemia SARS-COV-2: usare con prudenza alcune classi di farmaci di Joan-Ramon Laporte Traduzione e adattamento di Saffi Giustini, Medico di Medicina Generale, Commissione Farmaco Regione Toscana Joan-Ramon Laporte Specialista in farmacologia clinica. Fondazione “Institut Català de Farmacologia”, Università Autonoma di Barcellona

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