Toscana Medica - Dicembre 2020
10/2020 T OSCANA M EDICA 16 testatina l Commissioni dell’Ordine dizione critica, mettendo alla porta, con grottesca superficialità, costituzio- ne ed energia esistenziale individuali. Non si è poi troppo distanti dall’attri- buire valore a una vita in base al censo: prima il più ricco, poi il più povero, in ordine decrescente di depositi bancari o di cura nell’abbigliamento. Si sa più che bene che gli standard di assistenza ospedaliera sono tara- ti sull’età adulta e non contemplano i bisogni dell’anziano. Questi, non a caso, considera l’ospedalizzazione il male peggiore e, fin dove può, evita i bisogni degli anziani. Su questo vuo- to di pensiero e di norme vorrei qui soffermarmi. La recente pandemia ha scoperchiato la pentola, mostrando come, fuori da qualsiasi dettato costituzionale, si pos- sa decidere di non prestare all’anziano neppure assistenza urgente, nel caso si presenti in Pronto Soccorso, anche dopo di lui, una persona più giovane. Esistono quindi vite di serie A e di serie B, e addirittura la possibilità di soprav- vivenza viene calcolata à la six quatre deux in base all’età del soggetto in con- A proposito di pari opportunità nel- la risposta di salute, da qualche anno a questa parte si parla con sempre maggiore frequenza del rilievo da attribuire alla differenza di genere. Accanto a tale squilibrio, che muove persino dalla ricerca, tarata sul gene- re maschile, occorre non trascurare l’assenza del rilievo che merita il fat- tore età. Se per i bambini si è tentato di sopperire alle inadeguatezze dei nosocomi destinati agli adulti, crean- do sofisticate strutture per l’infanzia, analogo interesse non hanno ottenuto Trattamento o maltrattamento dell’anziano ospedalizzato? chiede a chi assiste tempi lunghi ed esercizio di pazienza. L’assistenza a persone migranti e mar- ginali, che non hanno regolare acces- so all’assistenza sanitaria regionale, è una condotta non solo improntata a valori umanitari, ma anche con un effetto sull’insieme della popolazione. Ad esempio, permettere loro di cono- scere la propria eventuale contagiosità da COVID-19 mediante un test o un tampone può da un lato aiutarle a trat- tare i propri possibili sintomi, dall’altro proteggere la comunità in cui risiedo- no dal propagarsi dell’infezione. È per questo che l’Epidemiologia della USL Toscana-Centro ha iniziato a pianifica- re uno studio-intervento in partenaria- to con l’Azienda di Careggi e l’Agenzia Regionale di Sanità e con la collabora- zione della rete del volontariato sani- tario fiorentino dedicato all’assistenza a immigrati. Allaman Allamani osservazioni preziose che meritano at- tenzione e sviluppo ulteriore. Credo sia nostra responsabilità perso- nale e anche peculiare della Commis- sione Pari Opportunità cercare poten- zialità di salute ancora nascoste e poter contribuire al cambiamento. Federica Zolfanelli pubblicazione scientifica, non abbiamo informazioni quantitative né dati scien- tifici, è un preliminare a un convegno fu- turo; abbiamo interessanti e intelligenti osservazioni su situazioni forse miscono- sciute, sulle possibili radici di queste e abbiamo anche proposte sulla possibilità di poterle comprimere (e come). Sono l’analfabetismo sanitario, la tossicità finanziaria specialmente in Oncologia, la sostenibilità del Sistema. Di seguito leggerete alcuni elabora- ti nati dalle nostre riflessioni e/o dalle nostre esperienze. Non possiamo qui addentrarci nell’importante questione dei Determinanti di Salute. Non è una complessi. Qui le difficoltà sono al- meno di quattro tipi: 1. legate all’accessibilità ai servizi sanitari, usualmente organizzati secondo pratiche impersonali ma aventi di fronte persone bisogno- se di rapporti personali; 2. culturali, per le diversità nel valo- re dato all’idea di malattia, cura, percorso terapeutico e prevenzio- ne nel nostro Paese e negli altri luoghi di provenienza; 3. linguistiche, per la frequente poca, scarsa o nulla conoscenza dell’ita- liano che ostacola la comunicazio- ne sul malessere e la sua cura; 4. non e sempre facile aver notizie sull’ambiente in cui queste perso- ne vivono in Italia – da soli, con familiari, con amici –, il che sa- rebbe utile per dare indicazioni di tipo igienico-sanitario. Per quanto detto, raccogliere infor- mazioni e inviare o accompagnare in percorsi terapeutici praticabili ri- Si potrebbe affermare che la di- scriminazione tra “mio” e “tuo”, tra “mio territorio” e “tuo territorio” è il fondamento animale su cui si basa poi la differenza tra gruppi e cultu- re umane; essa viene però trascesa dalla mente riflessiva per la quale i valori umani sono condivisi da un popolo ma sono anche universali e transculturali. L’esperienza professionale sanita- ria di chi scrive ha fatto spessissimo incontrare sentimenti e condotte di difesa, rifiuto, stigma, aggressività tra chi assiste e chi è assistito nell’area della psichiatria e delle dipendenze. E anche tante occasioni in cui tali sentimenti e condotte sono stati su- perati in un’alleanza terapeutica. Quanto accade con persone affette da disturbi mentali o dipendenze, avviene in modo simile coi migran- ti – giunti dall’Africa, dall’Asia, dal Sud-America nelle nostre città – dove i problemi sono ancora più Discriminazioni e migranti
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NTA4Njg=