Toscana Medica - Dicembre 2020
10 / 2020 T OSCANA M EDICA 24 testatina opinio i a confronto da parte di chi era già inserito nel ciclo di cura. TOSCANA MEDICA - Nella terapia del- le maculopatie si usano oggi anche gli anticorpi anti-VEGF. Cosa sono e come agiscono queste molecole? FIGUS - Il VEGF è un fattore di crescita endoteliale che favorisce la neoangiogenesi a livello retini- co e, in particolare, la formazione di neovasi patologici a livello ma- culare. Gli anticorpi di cui stiamo parlando bloccano il legame tra il VEGF e il suo recettore, in pratica annullandone l’azione e in più fa- vorendo il riassorbimento dell’ede- ma locale. Purtroppo, l’emivita di queste mo- lecole è relativamente breve e per questo è necessario ricorrere a procedure ripetute al fine di man- tenere l’attività del VEGF prodot- to dalla retina malata il più ridotta possibile. Questo tipo di terapia, al momento la migliore disponibile, molto più efficace di quelle pre- cedentemente utilizzate, permet- te almeno in parte di rallentare la progressione di una malattia che comunque presenta un andamento tipicamente cronico. La ricerca adesso si sta indirizzando verso l’individuazione di molecole in grado di consentire un migliore controllo della malattia con la ri- duzione del numero delle iniezioni intravitreali oppure con nuovi mec- canismi di rilascio del farmaco a li- vello della retina malata. I miglioramenti attesi non potranno che procurare beneficio all’organiz- zazione dei nostri servizi e dal punto di vista della probabilità per i pazien- ti di sviluppare complicanze (rare ma possibili) in seguito alla somministra- zione nel vitreo dei farmaci. A oggi secondo me il migliore sche- ma di cura è il cosiddetto treat and extend il cui razionale consiste essen- zialmente, come già ricordato, nel gestire la cadenza delle somministra- zioni secondo un criterio temporale e non in base all’evoluzione clinica della malattia. Infiltrare infatti una retina in un contesto di progressio- rio pubblico rispetto a quanto accade nella nostra realtà. A mio parere occorre lavorare sull’of- ferta ai pazienti di un accesso quanto più agevolato possibile al percorso di cura e contemporaneamente sul- la garanzia del massimo di efficacia della terapia. Nell’ottica della migliore raziona- lizzazione delle risorse nella no- stra Regione è emersa la tendenza a strutturare schemi di intervento che, dopo le iniezioni intravitreali eseguite durante il primo anno di ingresso dei pazienti nel sistema, considerino solamente i tempi del- le eventuali procedure successive e non quelli dei controlli clinici per la valutazione dei risultati ottenuti. Ovviamente questa impostazione richiede una trasformazione delle modalità organizzative della nostra attività fino a ora basata essenzial- mente sulla sequenza “infiltrazione - controllo clinico - eventuali ulte- riori infiltrazioni”. Bisogna inoltre sottolineare che la sospensione delle procedure dovuta alla pandemia ha determinato peg- gioramenti della situazione in alcu- ni pazienti a causa della protratta mancata sorveglianza e questo, più in generale, ci deve far riflettere su quale debba essere l’approccio com- plessivo alle condizioni patologiche ad andamento cronico. GINI - Anche se i dati di ARS relati- vi al periodo COVID di cui parlava adesso il professor Virgili non sono definitivi, alcuni elementi di inte- resse sono al momento evidenzia- bili. In primo luogo, si nota che nei mesi di marzo e aprile le iniezioni intravitreali, seppure fortemente ridotte, non si sono azzerate e alla fine di giugno sono state circa i tre quarti di quelle effettuate nei tre anni precedenti. Ovviamente sarà poi necessario valutare l’andamento della situazione nel corso del secon- do semestre dell’anno per capire se abbiamo avuto realmente un nume- ro minore di nuovi pazienti o una ri- duzione delle procedure nei sogget- ti che iniziavano un ciclo di terapia oppure un abbandono significativo ni di farmaci intravitreali può sola- mente rallentare la sua evoluzione generando un’area fibroatrofica ci- catriziale sulla retina responsabile quasi sempre di una diminuzione significativa dell’acuità visiva. Da questo ben si comprende come sia fondamentale un rapporto di fi- ducia e collaborazione tra medico e paziente per gestire al meglio un percorso di cura potenzialmente anche molto lungo e dal risultato incerto. Se la fiducia tra i due pro- tagonisti di questa relazione viene a mancare o non viene stabilita nella maniera corretta, il problema della scarsa aderenza alla terapia diventa veramente gravoso. MURRO - Sono d’accordo con quan- to adesso affermato e sottolineo che la scarsa aderenza alla terapia e l’abbandono delle cure in parte possono essere imputati anche alle difficoltà organizzative che negli anni le nostre strutture incontra- no nella gestione pratica di queste situazioni, come ad esempio le dif- ficoltà di programmare gli appunta- menti per esami diagnostici e pro- cedure intravitreali. MARINAI - Il problema della man- cata adesione a queste terapie, come chiaramente evidenziato da ARS, è di particolare importanza per il Sistema Toscano. Alla man- cata efficacia terapeutica si somma infatti il problema economico. Si iniziano terapie costosissime per poi non concludere il ciclo di cura, perdendo quindi un’occasione di salute con costi elevati. TOSCANA MEDICA - In Toscana qua- le è oggi il protocollo più seguito nell’approccio alle maculopatie? VIRGILI - I dati di ARS relativi all’im- piego dei farmaci usati nella terapia della maculopatia dimostrano che a oggi in Toscana non esiste una mo- dalità standard di trattamento, come del resto succede in molti altri Paesi, a eccezione forse della Gran Breta- gna dove però i pazienti entrano più tardi in contatto con il servizio sanita-
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