Toscana Medica - Dicembre 2020
T OSCANA M EDICA 10 / 2020 25 testatina opinioni a confronto svolta decisiva alla storia clinica di una determinata malattia, secondo me nel caso della maculopatia buo- ni risultati possono essere ottenuti anche gestendo in maniera diversa queste condizioni. Pertanto anche in Toscana ci si do- vrebbe muovere nel senso di passa- re da un sistema gestionale basato sulla diagnosi a un altro centrato fondamentalmente sulla terapia. Questo significa modificare anche e soprattutto l’organizzazione del nostro lavoro con tutto quello che ne consegue. Prendiamo ad esempio la situazione di Careggi. Al CTO noi disponiamo di un’ampia area diagnostica in gra- do di gestire numeri importanti di pazienti su turni mattutini e pome- ridiani. I locali destinati alla terapia sono invece nella zona per la chirur- gia ambulatoriale, distante dalla pre- cedente, e questo ad esempio rende oggettivamente difficile eseguire un determinato trattamento contestual- mente alla sua diagnosi. Anche nelle nostre realtà dobbiamo quindi lavo- rare per spostare energie e risorse dall’attività di diagnosi a quella di cura per ridurre, nel caso specifico delle maculopatie, il sottotrattamen- to purtroppo ormai ben conosciuto anche a livello internazionale. TOSCANA MEDICA - La maculopa- tia, abbiamo sentito, è una malattia cronica con anche un problema ri- levante di scarsa aderenza alla tera- pia. Ecco, quindi, l’importanza della medicina generale i cui professionisti seguono per anni pazienti e familia- ri. Dottor Baglioni, quale è il vostro ruolo in queste situazioni e quale po- trebbe essere il miglior modo di co- municazione tra voi e gli specialisti di riferimento? BAGLIONI - Come in tutte le malat- tie croniche il nostro contributo si struttura essenzialmente a livello di precocità di diagnosi e, nelle fasi suc- cessive della storia clinica, di un sup- porto al paziente per lo più di ordine conoscitivo ed emozionale. Credo che una questione importan- te sia favorire l’identificazione pre- cessivi al trattamento intravitreale possono comparire arrossamento congiuntivale o sofferenza corneale per lo più imputabili alle soluzioni disinfettanti impiegate per ridurre il rischio infettivo locale. Le complicanze vere e proprie lega- te all’uso delle molecole anti-VEGF sono invece per lo più di tipo infet- tivo e possono coinvolgere strutture e tessuti vari dell’occhio causando un quadro clinico di endoftalmite. Spesso sono i pazienti stessi a favori- re queste situazioni stropicciandosi, per il fastidio, l’occhio trattato ma- gari senza aver lavato le mani oppu- re usando fazzoletti non puliti. In una percentuale molto bassa di casi possiamo poi riscontrare ulte- riori complicanze come emorragia intraoculare o distacco di retina. Cautela deve essere inoltre impie- gata quando si decide di trattare con terapia anti-VEGF pazienti affetti da patologie cardiovascolari, soprattutto se con una storia recente di eventi di tipo ischemico. TOSCANA MEDICA - Alla luce di tut- to quello che è stato detto finora, è possibile riassumere quali caratte- ristiche dovrebbe avere la terapia ideale per la presa in carico di que- ste condizioni? MURRO - Dalle terapie del futuro ci aspettiamo essenzialmente una maggiore durata dei tempi di azio- ne e una riduzione del numero delle iniezioni intravitreali, al fine di ga- rantire la massima aderenza possibi- le alla cura e un accesso realmente razionale ai servizi. FIGUS - Sono d’accordo con quan- to detto dalla dottoressa Murro e aggiungo che un progresso notevo- le nella cura della maculopatia sarà raggiunto quando disporremo di mo- lecole capaci di bloccare e non solo ritardare e/o limitare la produzione di VEGF a livello della retina e in questo modo di ridurre il fenomeno dell’essudazione locale. VIRGILI - In attesa delle scoperte ve- ramente in grado di imprimere una ne di malattia positivo e causare una complicazione potrebbe creare pro- blematiche di natura sia etica che medico legale. Secondo la mia esperienza i migliori risultati nel trattamento della macu- lopatia in Toscana sono stati ottenuti nel periodo in cui, secondo apposita delibera regionale, eravamo “obbli- gati” a effettuare sette procedure nel primo anno di presa in carico di questo tipo di pazienti. TOSCANA MEDICA - Cosa succede se per vari motivi (ad esempio, la scarsa aderenza del paziente alla terapia) il trattamento viene sospeso? VIRGILI - In maniera molto sche- matica potremmo dire che la so- spensione della terapia lascia ine- vitabilmente campo libero alla progressione di malattia. Analiz- zando la questione in modo più ap- profondito possiamo affermare che in linea di massima un paziente su tre oggi riesce a rispondere molto bene alla terapia con un numero molto ridotto di iniezioni. In que- sta coorte di soggetti, dopo il primo anno di cura, esiste una possibilità su dieci di dover rientrare nel si- stema entro un anno. Appare per- tanto di fondamentale importanza disporre di adeguati modelli orga- nizzativi di monitoraggio a lungo termine strutturati possibilmente a livello di rete, senza dimenticare che gli strumenti per il follow-up di queste malattie, come per esempio la Tomografia Ottica Computeriz- zata (OCT), hanno ormai raggiunto una diffusione capillare anche a li- vello territoriale. MARINAI - Concordo pienamente con Virgili, la risposta alla mancata ade- renza non può che essere una forte programmazione da condividere con il paziente e gli eventuali caregiver . TOSCANA MEDICA - Tornando ai far- maci anti-VEGF, quale è il loro profi- lo di sicurezza? MURRO - Si tratta di farmaci sostan- zialmente sicuri. Nei giorni suc-
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NTA4Njg=