Toscana Medica - Dicembre 2020

10 / 2020 T OSCANA M EDICA 4 testatina l copertine di toscana medica La Confraternita della Misericordia di Firenze sin dalle sue origini medie- vali è conosciuta per il suo impegno nel trasporto sanitario ed emergenzia- le. Per secoli malati e feriti venivano trasportati con ceste dorsali, le cosid- dette “zane”, “coltrini” e “cataletti”, barelle di legno più o meno attrezzate da portare “a mano” o “a spalla”. Fino a quando Firenze fu stretta nelle sue cinte murarie antiche, questo tipo di servizio era pesante e gravoso ma tutto sommato fisicamente sosteni- bile; ma quando la città iniziò ad al- largarsi, specialmente nel periodo di Firenze capitale (1865-1870), la fatica del trasporto affidato alle squadre dei fratelli divenne insopportabile, tanto da temere un progressivo abbandono della Confraternita da coloro che era- no impegnati nel servizio attivo. Un primo tentativo di modernizza- zione si ebbe agli inizi del Novecen- to quando l’Istituzione si procurò, su incessante richiesta degli interessa- ti, dei carri su ruota dotati di barella e completati da due lunghe stanghe anteriori. Il trasporto, in questo caso, avveniva con una persona in cima al convoglio che tirava il carro e gli altri che da dietro lo spingeva- no; meglio del cataletto, ma sempre decisamente faticoso, soprattutto in salita. Il malcontento, infatti, conti- nuava a serpeggiare e le discussioni sulla questione erano continuamen- te all’ordine del giorno. I “partiti” erano contrapposti: chi proponeva l’introduzione dell’uso di cavalli per il traino, chi pensava all’assunzione di un maggior numero di uomini di fatica (detti “porta”) e chi, invece, insisteva nel voler conservare le an- tiche tradizioni. Nel frattempo, a Firenze era compar- sa la prima automobile, di proprietà del marchese Carlo Ginori definita dal quotidiano «La Nazione» (28 febbra- io1894) “una carrozza senza cavalli ali- mentata da petrolio”. Al primo proto- tipo ne seguirono presto altri sempre più “sofisticati” tanto da indurre un gruppo di fratelli a chiedere alla diri- genza della Misericordia di sostituire, almeno per i servizi più lontani e fa- ticosi, i tradizionali mezzi con un mo- derno auto-carro-lettiga . Ma le reite- rate richieste rimasero inascoltate. La svolta avvenne nel 1910 quando alla guida della Confraternita fu eletto il nuovo provveditore, il cavalier Niccolò Martelli. Quest’ultimo si dimostrò su- bito favorevole all’ardito progetto ma a una condizione: l’acquisto non avreb- be dovuto gravare sulle finanze della Confraternita . Questo non scoraggiò minimamente il gruppo “pro-auto- ambulanza” che in breve tempo isti- tuì un apposito Comitato cittadino, il Pro-Misericordia , composto sia da membri interni alla Misericordia che da altri cittadini particolarmente inte- ressati al progetto con lo scopo di or- ganizzare un’importante iniziativa di promozione economica, una sorta di fund raising ante litteram . Il Comitato, presieduto dall’avvoca- to Arnaldo Pozzolini e affiancato da personaggi preziosi alla causa, primo fra tutti il marchese Lorenzo Ginori Lisci presidente dell’Automobile C lub di Firenze, si mise subito all’opera ri- volgendosi a tutta la città attraverso una lettera circolare. L’iniziativa ebbe successo; in poco tempo arrivò al Co- mitato la somma di denaro necessaria all’acquisto e all’allestimento del de- siderato autocarro. Dalle istituzioni pubbliche e private, laiche e religiose, cattoliche e non, in primis ovviamente l’Automobile Club di Firenze con ben £ 500, a cui fecero seguito l’Ospedale di S. Maria Nuova, l’Unione popolare di cattolici, la Società Richard Gino- ri, la ditta Pineider, la Direzione del circolo militare, ma anche la comuni- tà israelitica, il Gabinetto Vieusseux, l’Anglo American Story, il Winspear Bar; molte anche le famiglie e i privati cittadini italiani e stranieri. Nel frattempo, chi del Comitato ne aveva le giuste competenze si era procurato offerte commerciali sia per l’acquisto dello chassis della costruen- da ambulanza sia per il suo allestimen- to. La scelta dello chassis con motore di 25 HP cadde su un prodotto della mondiale ditta Fiat di Torino , mentre per l’allestimento i responsabili si ser- virono della già sperimentata Società San Giorgio - officine di Pistoia . Da una dettagliatissima offerta si appren- de che la “carrozzeria-ambulanza” ordinata sarebbe stata costruita “in legname stagionatissimo” anziché in lamiera “offrendo in questo modo una garanzia assoluta di durata e solidità”; internamente alla macchina erano previste “branda-barelle a movimenti cardanici”. Non mancava ovviamen- te uno spazio per “bagagli, barelle di scorta e materiale di soccorso”; “dall’e- sterno all’interno si potrà comunicare anche a mezzo di un tubo acustico con relativo fischio d’allarme”. Dopo al- tre due pagine di descrizione di ogni dettaglio, la ditta assicurava che inter- namente sarebbe stato introdotto “un 25 HP a servizio dei bisognosi: la prima ambulanza della Misericordia di Firenze di Barbara Maria Affolter Barbara Maria Affolter Laureata in Archivistica all’Università degli Studi di Firenze, lavora da anni su incarico della Soprintendenza archivistica e bibliografica della Toscana; attualmente cura l’Archivio storico della Venerabile Arciconfraternita della Misericordia di Firenze

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