Toscana Medica - Febbraio 2020

2/2020 T OSCANA M EDICA 18 testatina quali à e professione brutto, piangevo sempre ed è stata dura proseguire l’allattamento, che comunque per mia grande volontà ho portato avanti fino ai 16 mesi del bambino” (incarico libero pro- fessionale per Neonatologia in un ospedale periferico). 2. “Le dipendenti possono utilizzare un periodo di riduzione dell’ora- rio giornaliero per allattamento (5 ore), ma non ne ho mai usu- fruito perché per noi medici, che siamo spesso da soli in turno o co- munque a personale ridotto, è dif- ficile, se non impossibile, lasciare il posto di lavoro allo scadere di 5 ore precise. Sono potuta rientrare che la bambina aveva 9 mesi, quin- di la allattavo la mattina prima di andare al lavoro e poi quando tor- navo a casa. Non mi sono mai tira- ta il latte in reparto, non ho trovato posto per farlo e che io sappia nes- suna delle mie colleghe l’ha fatto. Sono riuscita in totale ad allattarla per 15 mesi (assunzione di ruolo in ospedale periferico)”. 3. “Da specializzanda non hai diritto a un orario ridotto per l’allatta- mento e da quando torni al lavoro sei inclusa nei turni di guardia di 12 ore del fine settimana, mentre per le notti, per fortuna, si aspetta l’anno di vita compiuto del bam- bino. I giovani colleghi non fanno sconti sui cambi turno e a volte per “spezzare” le 12 ore ci siamo aiutate tra mamme. In ospedale esiste un posto dove tirarsi il latte (il Lactarium ), ma è difficile giu- stificare di assentarsi dal reparto per andarci, dobbiamo precisare che non si tratta di una “pausa” e comunque dobbiamo terminare il giro visite oppure la riunione che c’è in quel momento. Io ho scel- to di tornare al lavoro agli 8 mesi compiuti di vita del bambino. Dif- ficile conciliare l’allattamento con gli orari da specializzanda (lavo- rando molte più ore di quelle sta- bilite da contratto), ma l’ho allatta- to fino a 20 mesi” (specializzanda in un ospedale di III livello). monica.pierattelli@gmail.com per i primi 6 mesi di vita del bambino, sono sempre più numerose le dimo- strazioni sostenute scientificamente che l’allattamento materno andrebbe prolungato anche durante l’introdu- zione degli alimenti complementari e proseguito fino a che madre e bam- bino (aggiungiamo anche il padre) lo desiderano. Anche oltre l’anno di vita. Questo è reso possibile solo mante- nendo la produzione di latte anche dopo il sesto mese, ed estraendo il latte e conservandolo accuratamen- te durante il periodo lavorativo dopo il congedo di maternità, in maniera tale che possa essere somministrato al bambino anche in assenza della ma- dre lavoratrice. Se guardiamo la realtà italiana le cose non vanno certo meglio. Anche senza una ricerca ad hoc (sarebbe utile un questionario italiano per fotografare l’esistente) alcune testimonianze (che rimarranno anonime) pubblicate di seguito ci mostrano la nostra faccia della medaglia. Quindi c’è ancora molta strada da fare. È necessario formalizzare una politica generale e una policy speci- fica per supportare le donne medico che vogliono proseguire l’allattamen- to, e così aggiungere un ulteriore tassello alla conquista della parità dei diritti di genere. Testimonianze 1. “Col contratto libero professiona- le o l’incarico è un incubo. Notti e turni di 12 ore fino al 5° mese di gravidanza. Rientro dalla maternità ai 5 mesi compiuti del bambino per necessità di reparto, con un bambi- no allattato esclusivamente al seno e di nuovo vengo inclusa nei turni di 12 ore continuative. Allattavo il piccolo al seno alle 6 di mattina prima di andare a lavoro, lascian- do per chi lo guardava durante la giornata le scorte di latte tirato il giorno prima. A lavoro l’unico po- sto a disposizione per tirarsi il latte era il bagno, dove dovevo tirarmi il latte in piedi. Se c’era un cesareo urgente mi bussavano alla porta e dovevo correre via, essendo l’unico medico di guardia, e lasciare lì il ti- ralatte col latte tirato. È stato molto no supportate nell’allattamento al seno hanno meno giorni di malattia (per la migliore salute personale ma anche per le ricadute positive per il bambino), più produttività e meno burnout . Da non sottovalutare che questo one- re viene inoltre pagato dalle tiroci- nanti in misura ancora maggiore. Le studentesse e le specializzande sono particolarmente vulnerabili dato che hanno meno controllo sui loro pro- grammi di studio e lavoro, lavorano più ore e sono lontane dai loro bam- bini per periodi di tempo più lunghi. Diventa quindi necessario formaliz- zare una policy che renda l’allatta- mento prolungato fattibile, preve- dendo: • un tempo dedicato per spremere il latte : dovrebbero essere previste disposizioni per identificare del tempo per l’estrazione del latte; • un posto dedicato per l’estrazione del latte : dovrebbero essere previ- ste disposizioni per consentire alle donne che allattano l’accesso a un luogo privato, pulito (non il ba- gno!!!) per estrarre il latte; • un posto dedicato per conservare il latte : il latte materno è considerato un prodotto alimentare; pertanto, le donne medico che allattano do- vrebbero essere supportate nella conservazione del latte in aree in cui è possibile conservare anche il cibo dei dipendenti. Commento Questo documento parla da solo. Da anni siamo impegnati come pe- diatri a proteggere, promuovere e so- stenere l’allattamento materno e tutte le Regioni italiane hanno investito ri- sorse per questo obiettivo di salute, la Regione Toscana prima fra tante. Ep- pure questa indagine, unica nel suo genere e sviluppata in un’università statunitense, ci mostra che nelle sedi dove lavorano proprio le donne medi- co e soprattutto le pediatre è faticosis- simo raggiungere quello che noi tutti chiediamo a gran voce: garantire, ren- dendolo facile, l’allattamento anche prolungato. Infatti se l’obiettivo fondamentale è l’allattamento esclusivo per lo meno

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