Toscana Medica - Febbraio 2020

2 / 2020 T OSCANA M EDICA 24 testatina ricerca e clinica da generazione presentano un ridotto rischio di incorrere in tali problemati- che, in buona parte grazie al diverso meccanismo d’azione. I nuovi LAI sono candidati naturali alla conferma di tale dato, data la loro farmacocine- tica priva di picchi plasmatici, contri- buendo inoltre al superamento dello stigma associato all’assunzione quoti- diana di una terapia per os. Il progetto LAI-FE ( Long-Acting Injectable on Functioning and Expe- rience ), in corso presso la S.O.D. di Psichiatria di Careggi, ha seguito nel tempo oltre cento soggetti in terapia con LAI, valutando con test psico- metrici non solo le variazioni del quadro psicopatologico, ma anche e soprattutto il vissuto soggettivo dei pazienti in termini di qualità della vita, benessere percepito in corso di terapia antipsicotica e attitudine verso la cura. Uno studio prospet- tico di confronto tra terapia LAI e orale ha confermato il miglioramen- to di tali parametri nel braccio di pa- zienti trattati con Long-Acting . Inoltre, un più ampio studio longi- tudinale a due anni ha mostrato che l’attitudine del paziente verso i LAI centi linee guida ne estendono l’utiliz- zo a quei pazienti che manifestino una preferenza espressa per tale modalità di somministrazione. Se questa evoluzione è confortante nella prospettiva di conseguire una remissione sintomatologica stabile, la quale riguarda a oggi solo il 36% dei pazienti affetti, ancora critici sono i dati sulla cosiddetta recovery , intesa come una remissione clinica stabile associata a soddisfacente recupero del funzionamento psicosociale e a un’adeguata qualità della vita: essa riguarda infatti appena il 13% dei soggetti trattati. L’obiettivo della recovery sta gene- rando un crescente interesse per il vissuto di questi pazienti, ed è ormai chiaro che il benessere soggettivo in corso di terapia antipsicotica è predit- tivo di aderenza alle cure stesse. Di contro, lo sviluppo di reazioni avverse soggettive e della cosiddetta “disforia indotta da neurolettici” risulta asso- ciato all’abbandono della terapia. Tali effetti collaterali sono conseguenza dello spiccato antagonismo dopami- nergico di antipsicotici tipici come aloperidolo e i farmaci orali di secon- lecole, mantenendone le principali proprietà terapeutiche e il profilo di effetti collaterali, ma con un miglio- re profilo di tollerabilità. Il vantaggio di una somministrazione mensile, o persino trimestrale, costituisce un’oc- casione di valutazione clinica regolare e supera il problema di distinguere uno scarso compenso psicopatologico dalla non aderenza. Negli anni l’utiliz- zo dei LAI è stato associato a minori tassi di ricaduta e di ricovero: questi presidi riducono infatti del 20-30% il rischio di ospedalizzazione rispetto agli antipsicotici orali, affermandosi insieme a Clozapina come la strategia farmacologica con maggiore capacità di prevenzione in tal senso. Grazie a tali dati di efficacia, lo spazio di im- piego dei LAI è andato allargandosi, superando il ruolo di ultima linea per pazienti cronicizzati e scarsamente complianti attribuito ai vecchi depot . Il razionale è infatti quello di inter- cettare il quadro clinico in una fase precoce, evitando l’instaurarsi del tipico decorso cronico-recidivante attraverso una presa in carico siste- matica e un’aderenza certa alle cure. Anche per questo motivo, le più re- Figura 1 – Attitudine del paziente verso la terapia antipsicotica, misurata attraverso la Drug Attitude Inventory (DAI-10), al momento del passaggio da orale a LAI (T0), a un anno (T1) e a due anni (T2) dallo switch . La scala ha punteggio compreso tra -10 e +10. L’asterisco indica le variazioni statisticamente significative, sottolineando l’incremento anche nel secondo anno di terapia LAI. Campione di 43 pazienti. 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 -1 -0,65 Attitudine del paziente alla terapia farmacologica Punteggio principale 4,88 6,14 T0 T1 T2 * * *

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