Toscana Medica - Febbraio 2020

2/2020 T OSCANA M EDICA 28 testatina l tti per voi dotto. Nessuno mi riconosce per stra- da, nessuno ha più paura, nemmeno un piccolo brividino. ” Nel dialogo tra Peste e Tubercolosi, due dei personaggi del libro, si accende uno dei capitoli più drammatici della storia dell’umanità, quello della Peste Nera, che dal VII al XVIII secolo ha dominato la patocenosi del mondo occidentale. Non solo: Vaiolo dai 5.000 occhi e Po- liomielite, una “ figurina piccola e spe- lacchiata, a righe sottili verdi e viola, con antenne a zigo zago che le spunta- vano un po’ ovunque dai lati ”, insieme a tutti i personaggi del libro, sono i pro- tagonisti di una vera e propria epopea, che prende il nome di Vaccinazione, di Igiene, di Sanità pubblica… Come professore di Storia della Me- dicina ho la consapevolezza di come le prime pagine del Decamerone di Boccaccio valgano più di qualunque manuale; di come Mimì de La Bohème sia più incisiva di tante spiegazioni; di come La mano del malato povero di Pi- randello apra uno spaccato sulla storia degli ospedali, difficilmente immagina- bile attraverso compendi e prontuari… Merita dunque un ringraziamento que- sto impegno dell’assessore Saccardi, che ha saputo tessere un gradevole racconto, che è, allo stesso tempo, una sorta di me- morandum per coloro che si sono ada- giati nella comodità dello stato sociale. Per parlare di temi tanto impegnativi, il modo più immediato era proprio quello di cambiare registro, perché “ chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande… ”(Mt 18:4). Donatella Lippi In questo modo, raggiunge anche gli adulti. Non era facile sintetizzare e ren- dere comprensibile le attività erogate da un servizio sanitario che conta su oltre 50.000 persone tra medici, infermieri e tecnici, che lavorano quotidianamente nei 40 ospedali della Toscana, nelle strut- ture e nei servizi sanitari del territorio. Non era facile trasmettere a un ipoteti- co interlocutore, abituato a godere dei benefici di questo sistema in maniera automatica, la lunga strada percorsa per raggiungere quei parametri di effi- cienza, appropriatezza, efficacia, equi- tà che fanno parte del nostro mondo. Stefania Saccardi ci è riuscita, “nono- stante” il suo curriculum… Avvocato, libera professionista, già vi- cepresidente di Avvocatura Indipen- dente, ha lavorato nell’ufficio stampa del Ministero dell’Interno e successi- vamente ha ricoperto il ruolo di capo della segreteria politica del sottosegre- tario al Ministero di Grazia e Giustizia, per poi essere eletta in Consiglio co- munale di Firenze, ricoprendo il ruolo di vicesindaco e di assessore al welfare , alla cooperazione internazionale, allo sport e alla casa e di presidente della Società della Salute di Firenze. Dal 2013 al 2015 è stata vicepresidente della Regione Toscana per poi essere riconfermata nella decima legislatura, con il ruolo attuale. Nel libro, che vive di uno stile ilare e gio- coso, corredato da immagini azzeccatis- sime, viene ripercorsa la lunga battaglia contro le malattie che hanno colpito le società fino a tempi recenti, molte delle quali sono ancora una minaccia per la so- pravvivenza individuale e collettiva. “ I bambini ormai non conoscono più il mio nome, io, il mostro dei mostri! Mi ha chiesto se fossi il mostro man- giacalzini o quello delle carie ai denti. Io, la PESTE! Io che un tempo semina- vo il terrore tra tutti, bambini, adulti, mamme, nonni. Tutti mi temevano; per secoli ho distrutto ogni cosa che ho in- contrato, villaggi interi, castelli, pianu- re con tante grandi città e piccoli paesi, contadini e re senza distinzione. Chi non riusciva a fuggire dalla città era condannato a una morte bruttissima, con bubboni schifosi, che diventavano tutti neri. E ora guarda come sono ri- C’era una volta: UN MOSTRO! “ C’era una volta: UN MOSTRO! Anzi, tanti mostri! Questa è una storia pie- nissima di mostri. Quelli bruttissimi, con il moccio che cola, le pustole, le un- ghiacce gialle e i peli dritti e duri. Ma tu non hai paura, vero? Perché noi, i mostri, siamo abituati a combatterli e sconfiggerli. Li polverizziamo, li sminuz- ziamo, li trituriamo, li vaporizziamo. Li facciamo scomparire insomma. Per que- sto i mostri si stanno lamentando: perché non riescono più a fare il loro mestiere. Non ci credi? Vieni a vedere…” Comincia così il divertente – ma serissi- mo – libro, scritto dall’Assessore al Dirit- to alla Salute, al welfare e all’integrazione socio-sanitaria e sport , Stefania Saccardi: Storia di Etciù (Firenze: Giunti 2019). È la storia di un ragazzino, che ha i sinto- mi dell’influenza: l’unico modo che ha la mamma per vincere la sua resistenza a rimanere a letto è quello di spiegargli le ragioni di questo suo temporaneo allon- tanamento dagli altri bambini: “ – Lo capisco, ma non puoi. Tra l’al- tro, rischi di far ammalare anche gli altri bambini. Devi rimanere in casa e lasciare che i tuoi anticorpi, i soldatini che dentro di te combattono le malat- tie, sconfiggano il virus. – Cos’è un virus, mamma? ”. Inizia, in questo modo, una storia più che avvincente nel mondo della Medi- cina e della Sanità, “spiegata a mio fi- glio”, secondo un modello forse felice- mente inaugurato dallo scrittore Tahar Ben Jelloun. Lo scrittore franco-marocchino utiliz- zò la formula del dialogo con sua figlia di circa dieci anni per spiegare, attra- verso le sue domande, il significato del- la parola “razzismo”. Anche altri autori hanno seguito que- sto esempio, adottando la forma del colloquio domanda-risposta per vei- colare concetti complicati, affrontare temi spinosi, rendere facile ciò che, al contrario, è tanto, tanto difficile. Stefania Saccardi ha lo stesso obiettivo, ma sfugge all’impostazione didasca- lica: non vuole spiegare , ma vuole far comprendere . E, per ottenere questo risultato, abbandonando qualunque atteggiamento paternalistico, sceglie la lingua dei bambini.

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