Toscana Medica - Febbraio 2020

2/2020 T OSCANA M EDICA 6 testatina quali à e professione Pietro Leopoldo di Lorena, in una generale opera di riforma dell’ap- parato politico e sociale, decretò la soppressione di gran parte del- le confraternite laicali operanti sul territorio ritenute ormai inutili, se non addirittura dannose per le casse dello Stato. Non così per la Miseri- cordia che dal Governo continuava a essere considerata indispensabile interlocutrice nell’organizzazione dell’apparato socio sanitario della città. Agli inizi dell’Ottocento, grazie a una generosa eredità, nacque un nuovo servizio per la città: quello delle “Mutature”. Si trattava di una forma di assistenza domiciliare per la quale i fratelli – e oggi anche le sorelle – si recavano, e ancora si re- cano, presso la persona in difficoltà per soccorrerla fisicamente e psi- VII. Lì i fratelli rimasero fino al 1575, anno in cui il granduca Fran- cesco I de’ Medici, accogliendo una richiesta del neo-eletto provvedito- re Simone di Nunziato Santini, as- segnò alla Compagnia alcuni locali in un palazzo di fronte al campanile di Giotto dove ancora oggi la Mise- ricordia risiede (Figura 2). Nella peste del 1630 i fratelli del sodalizio ripresero il loro servizio di trasporto di “sospetti” e conta- giati nei lazzeretti e numerosissimi furono i decessi anche fra i fratel- li stessi tanto che la Misericordia , per supplire alle gravi necessità del momento, fu costretta ad avvaler- si – oltre che dei volontari – anche di un nutrito gruppo di “stipendia- ti” per portare a termine l’incarico ricevuto. Nel 1785 il granduca di Toscana, ste si abbatté sulla città e il Comu- ne chiese alla rinnovata Compagnia di collaborare nelle attività di soc- corso alla popolazione. La Nuova Misericordia rispose prontamente e, oltre a prendersi carico della ge- stione dei lazzaretti ai bordi della città, provvide all’organizzazione di tutta un’altra serie di servizi quali la sorveglianza dei “casi sospetti”, la sepoltura dei morti di “morbo”, la costruzione di capanne di legno come strutture di “isolamento” e altro ancora. Nel 1525 i fratelli della Compagnia lasciarono le stanze precedente- mente locate, rivelatesi insufficienti anche per la mancanza di un posto dove poter dir Messa, e si trasferi- rono nella vicina chiesa parrocchia- le di San Cristoforo degli Adimari loro concessa da papa Clemente Figura 1 – Ricostruzione prospettica di Massimo Tosi della prima sede della Misericordia secolo XVI.

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