Toscana Medica - Gennaio 2020
1/2020 T OSCANA M EDICA 14 testatina quali à e professione nuato per periodi più lunghi o quanto- meno ripetuto periodicamente. In autunno è iniziato uno studio su 20 pazienti che saranno trattati con i protocolli di riferimento per un pe- riodo di 3 mesi e sedute bisettimanali. Lo studio sarà sotto la supervisione di specialisti neurologi di due Ospedali di Firenze che fanno parte del Comitato Scientifico dell’Associazione. Lo studio sarà finanziato interamen- te dall’Associazione, pertanto sarà totalmente gratuito per i pazienti. Si tratterà del primo studio in Italia su questa metodica. bertoni@traininglabfirenze.it • Fase di lavoro specifico (40’). In questa fase vengono scelti esercizi boxe specifici in coppia con l’istrut- tore o al sacco. L’obiettivo è quello di proporre un lavoro intermittente in cui il paziente, pur alternando le pause e i recuperi, riesca a mantene- re un’elevata intensità. Generalmen- te sono presenti due blocchi da 15’ all’interno dei quali questa alternan- za tra lavoro e recupero viene gesti- ta con un rapporto 2:1. Gli esercizi che compongono ogni blocco sono scelti non solo in base all’intensità richiesta dalla seduta, ma anche agli obiettivi cognitivi su cui focalizza- re il paziente. Quest’ultimo, infatti, potrà cimentarsi sia con un lavoro di programmazione motoria attraver- so l’esecuzione di combinazioni di colpi predeterminate e di difficoltà crescente sia con attività che coin- volgono la coordinazione alternata dei segmenti corporei nello spazio o la ritmizzazione attraverso il lavoro al sacco o con l’istruttore che indossa i “colpitori”(Figura 3), oppure con esercizi che richiamano la capacità di reagire correttamente a stimoli di varia natura controllando la rispo- sta motoria attraverso i meccanismi di feedback . Infine, se la seduta lo richiede, possono essere inseriti cir- cuiti che permettono al paziente di cimentarsi con più compiti contem- poraneamente. • Defaticamento (10’). La fase finale della seduta ha come obiettivo di riportare il paziente a uno stato di calma diminuendo gradualmente l’attivazione sia ner- vosa che muscolare. L’intensità e la difficoltà degli esercizi si abbas- serà gradualmente passando dal controllo dinamico a quello stati- co, infine si sposterà alla mobilità e alla flessibilità. Vista la natura di questa fase, è possibile anche con- centrarsi sul controllo della musco- latura profonda dell’addome e del diaframma attraverso esercizi di respirazione e vocalizzazione. Il programma prevede, per avere una certa efficacia, almeno 2 sedute setti- manali, per 3 mesi. Certamente, dato il carattere progressivo della malattia, questo programma andrebbe conti- di lieve e medio grado, e come i ri- sultati si mantengano per 6 mesi dopo l’interruzione del trattamento. Si è di recentemente costituita una Associazione no profit, Un gancio al Parkinson ( www.ungancioalparkinson. org ), con lo scopo di migliorare la quali- tà di vita dei pazienti affetti dal morbo. Al suo interno è presente un Comi- tato Scientifico Internazionale che ha lo scopo di fare ricerca clinica sul meccanismo secondo cui il movi- mento migliora i sintomi della malat- tia e di trovare sempre più aggiornate terapie per tale fine. Il Centro di riferimento dell’Associa- zione è il Training Lab ( www.trai- ninglabfirenze.it ) dove attualmente viene svolta questa attività. Sono stati elaborati protocolli di la- voro per validare metodiche di inter- vento riproducibili e quantificabili. Il protocollo prevede: • Valutazione iniziale. Le valutazioni sono di tre tipologie: - - test up and go ; - - test di stabilità statica su pedana Kistler (Figura 1); - - test di reattività visio-motoria con strumentazione Senaptec (Figura 2); • Riscaldamento (10’) . In questa fase l’obiettivo è quello di preparare il paziente per la fase centrale della seduta. L’attività pro- posta si concentrerà quindi sull’au- mentare gradualmente la tempera- tura corporea attraverso esercizi di deambulazione e di mobilità attiva, inoltre l’intensità ancora contenuta permette di inserire esercizi che richiamano i movimenti fondamen- tali. Allo stesso tempo è necessario iniziare ad attivare il paziente anche dal punto di vista cognitivo attraver- so esercizi coordinativi sia a corpo libero che con piccoli attrezzi. Per collegare questa fase di attivazione con la successiva vengono utilizzati esercizi di reattività che prevedono l’utilizzo della tecnica di base della boxe, in modo da portare gradual- mente il paziente dal movimento generale a quello più specifico. L’at- trezzatura usata in tale fase è rap- presentata da piccoli manubri, palle medicinali, Bosu, palline da tennis. Figura 1. Figura 2. Figura 3.
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