Toscana Medica - Gennaio 2020
1/2020 T OSCANA M EDICA 24 testatina quali à e professione lungo processo psicologico, poten- zialmente inconscio, che ha radici nella propria infanzia, nell’esperien- za di figli, nella cultura in cui siamo cresciuti e nella società in cui vivia- mo, oltre che nelle scelte consape- voli che facciamo. La gravidanza è il primo momento durante il quale si crea lo spazio in cui può emergere il materno inconscio e la donna fa i conti con la bambina che è stata. È un periodo di criticità emotiva che deve essere accolta e tutelata: “ mia mamma non mi guarda mai la pan- cia. Capisco che teme che dopo la trascurerò. Ha sempre tanto bisogno di sapere che la penso. Non vorrei essere così anch’io, ma parlando con voi ho realizzato che io sono consa- pevole che esiste questo rischio. Vor- rà pur dire qualcosa! ” (Maria). I cambiamenti nel gruppo Il gruppo di condivisione è in questo senso una risorsa in più, la criticità emotiva non ha necessariamente esi- ti negativi, è una fragilità che deve essere accolta e elaborata. Quando Marshall (2005) parla di baby blues sottolinea in più occasioni il caratte- re transitorio del disturbo e l’utilità di creare reti di sostegno emotivo al fine di promuovere l’evoluzione posi- tiva del malessere se non addirittura di prevenire la sua insorgenza. Il percorso di “Te lo dico di pancia”, attraverso gli incontri di condivisio- ne, ce l’ha confermato: “ ogni volta che arrivo al gruppo mi sento sola e affaticata, quando esco mi sento for- tunata e coccolata. Eppure semplice- mente si fanno giusto due chiacchie- re, buffo no? ” (Giovanna). Ma proseguendo con gli incontri è emerso altro ancora: i momenti di condivisione sono risultati dei veri e propri attivatori di emozioni, di rela- zioni, di scambi di sguardi sulla vita, che stimolano benessere: “ quando sono a casa piango sempre, per tut- to, senza motivo…vengo qui e rido per due ore… anche raccontando dei miei pianti! ” (Valeria). Si è crea- ta una vera e propria comunità di mamme, in cui diventano possibi- li scambi di confidenze che prima non sembravano nemmeno pensa- sentirei una malata di mente ” (Ma- ria). Il cambiamento della fisicità, che spesso è fonte di angoscia, rende anche difficile riposare: “ ero abituata a dormire a pancia in giù e ora… non dormo più ” (Sara). Questo rappre- senta il vissuto di inquietudine della gravida, che fatica mentre gli altri si attendono che lei si senta puramen- te felice. In contrapposizione le vite delle altre persone proseguono come sempre: “ sono alienata, non riesco a dormire la notte e il giorno, quando gli altri mi parlano non seguo le loro frasi. Solo a vederli parlare mi gira la testa ” (Elisa). Emotivamente, complici anche gli ormoni, le reazioni agli eventi che accadono seguono binari differenti anche rispetto al vissuto preceden- te della donna: “ gli amici mi parla- no del lavoro, delle loro cose…, ma io ora ho voglia di pensare a me. In questo momento riesco solo a pensa- re alla mia pancia, e venire al grup- po mi ha fatto sentire meno egoista, perché ho capito che è giusto abbia voglia di pensare a me e al mio picco- lo ” (Serena). Ed ecco che ritagliarsi uno spazio di gruppo favorisce l’ap- partenenza a un nuovo status , dove l’egoismo significa il riconoscimento di una nuova condizione. A livello psicologico la gravidanza rappresenta la creazione di una nuo- va vita e, in particolar modo per le primipare, di una nuova immagine di sé. Fin dal momento della scoperta dell’attesa, inizia un movimento psi- cologico che porterà alla nascita della propria idea di madre. È un percorso differente per ognuna, caratterizzato da grandi emozioni, dubbi, interro- gativi: “ non mi sento mamma, per- ché non mi sento diversa da prima… quando accadrà sentirò di essere ma- dre? ” (Laura), non di rado riemergo- no ricordi e dinamiche della propria infanzia, nel rapporto con i propri genitori: “ mi vengono in mente tanti ricordi di quando da piccola pian- gevo e l’unica cosa che mi calmava era l’odore della mia mamma… Se ci penso lo sento ancora… ” (Martina). Madri non si nasce al momento del concepimento, il modello di madre che si incarnerà è il risultato di un gliendo più donne e rappresentan- do un punto di riferimento stabile e identificabile. Dal 2018 a oggi sono stati attivati due gruppi di circa quindici donne ciascuno. L’obiettivo era di configurarsi sia come un punto di riferimento per la presa in carico psicologica sia come un dispositivo di protezione per le si- tuazioni di fragilità. Tutta l’ équipe del Consultorio, gli operatori sanitari dei servizi dell’Ospedale e del Territorio, i Servizi Sociali, i Medici di Medicina Generale e i Pediatri di libera scelta sono stati informati attraverso una comunicazione interna ed esterna rinnovata attraverso i media. A tutte le donne è stata fornita una brochure del progetto consegnata dall’ostetrica insieme al libretto di gravidanza. La caratteristica del gruppo è sta- ta la flessibilità nell’accoglienza di nuovi ingressi pur mantenendo sta- bile il nucleo originario composto da cinque madri. Il primo gruppo si incontra ancora oggi con i bambini e accoglie ingressi transitori di neo madri nel periodo post partum che attraversano momenti di difficoltà. L’esperienza delle donne nel gruppo La presenza di future madri e di neo madri all’interno di un medesimo gruppo ha consentito di attivare un rispecchiamento importante. Nel corso della gravidanza la donna, se sostenuta dal contesto di coppia e da quello ambientale, crea uno spa- zio fisico e mentale per il nascituro che contiene le rappresentazioni di se come madre, del partner come padre e del futuro bambino. Dall’analisi dei verbatim emerge da subito come il processo di “adatta- mento” alla maternità sia caratte- rizzato da sentimenti ed emozioni contrastanti. In gravidanza si registra una sorta di scollamento dalla vita ordinaria, i primi mesi spesso sono caratterizzati da malesseri fisici e da uno stato generale di sonnolenza, successivamente emergono episodi di veglia e pavor notturni: “ faccio so- gni mostruosi, se li raccontassi fuori dal gruppo a persone non incinte mi
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