Toscana Medica - Gennaio 2020
T OSCANA M EDICA 1 / 2020 25 testatina qualità e prof sio e ascoltarle, sostenerle e a loro volta chiedere ed esprimere ”. Conclusioni Questo ci mostra come il processo del percorso “Te lo dico di pancia” sia cresciuto, come le interazioni si siano trasformate in relazioni che mantengono la presenza dell’altro anche nell’assenza fisica e costrui- scono quella rete sociale di supporto, obiettivo perseguito fin dalla proget- tazione del percorso. La comunità di “Te lo dico di pancia” è cresciuta non solo in intensità di rapporti ma anche in numero. Il percorso prosegue arricchito dalla presenza dei nuovi nati che via via si fanno sempre più partecipi ai collo- qui, è incredibile vedere come con sempre maggior frequenza i neonati vengano consolati e trastullati dall’u- na o dall’altra mamma, a dimostra- zione del fatto che si sta creando una famiglia allargata condivisa. patrizia.fistesmaire@uslnordovest.toscana.it devo nella mia vita avrei mai pen- sato una cosa simile, però al seno no, mi farebbe troppo strano – ri- dono” (Sara e Giulia). La nascita del gruppo telefonico Uno strumento nato dalla mente del gruppo è stato proprio una piat- taforma telefonica condivisa. Di- chiara la psicologa che: “ il gruppo telefonico ha reso possibile scam- biare informazioni e confrontarsi sui dubbi anche al di fuori degli incontri e riuscire in questo modo a mantenersi in contatto pure nel periodo in cui il percorso è stato interrotto per l’arrivo dei neonati . Il gruppo telefonico si è rivelato un ottimo strumento per stare vicine a tutte le neo mamme, comprese quel- le che per vari motivi, fisiologici o organizzativi o altro, non riusciva- no a partecipare fisicamente agli incontri. Attraverso la piattaforma rimangono nella comunità, posso- no chiedere ed esprimersi e il re- sto della comunità può sollecitarle, bili. Come afferma la psicologa, con- duttrice dei gruppi: “ più volte, nei colloqui individuali, ho rassicurato donne preoccupate di sentirsi minac- ciate dalla condivisione della condi- visione, garantendo che nel gruppo potevano serenamente scegliere di non dare informazioni di sé che non volevano. E puntualmente mi sono ritrovata ad ascoltare le stesse, pochi minuti dopo, nel gruppo, raccontare i medesimi fatti, soddisfatte ed emo- zionate, mai dubbiose dell’accoglien- za o intimorite dal giudizio ”. Per mezzo del gruppo è stata addi- rittura pensabile una condivisione di latte. Nel corso di un incontro dopo la nascita del suo bambino, una mamma, che aveva scarsa pro- duzione di latte ha lanciato l’idea di prendere il latte per il proprio piccolo da un’altra partecipante che parlava di fare la donazione: “ ci pensavo stamani, ci vorrebbe una mamma che conosco bene da cui prendere il latte-vero, vengo al gruppo e ti trovo – ride – non cre-
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