Toscana Medica - Gennaio 2020
T OSCANA M EDICA 1 / 2020 5 testatina qualità e prof sio e La parola continuità assistenziale è stata molto abusata in questi anni. Si è verificata quasi un’assuefazione a questo termine. In particolare si è parlato sempre di continuità ospe- dale-territorio ma poco di continu- ità territorio-ospedale e si è fatto, dal punto di vista pratico, poco in tutti i sensi. Molto è stato legifera- to e deliberato, anche con modelli avanzati, ma poi non si è controllata l’applicazione sul territorio e questo Ospedale per percorsi e processi Bisogna rendere operativi in tutti gli ospedali toscani i letti di area senza un’assegnazione esclusiva a una spe- cialistica ma totalmente flessibili di nu- mero in base alle esigenze assistenziali, anche se geograficamente localizzati. Inoltre nel concetto della continuità assistenziale le varie specialità devo- no avere la possibilità di seguire gli ammalati in tutti i setting che vanno dalla subintensiva (che per definizio- ne è multidisciplinare), alla degenza ordinaria ad alta intensità, ai servizi outpatients come il Day Service . Il malato, essendo complesso e non complicato, non può essere “spie- gato” e quindi nemmeno “scompo- sto” nelle singole patologie con la difficoltà intrinseca di assegnazione a una specialistica. Nasce quindi il concetto di cogestione nel senso di superamento della consulenza con una reale presa in carico condivisa per la quale bisogna anche adeguare le competenze amministrative delle SDO. Abbiamo già esempi virtuosi con l’ortogeriatria (in cui l’ammala- to è assegnato contemporaneamente all’ortopedia e alla geriatria) e per i centri di terapia del piede diabetico con diabetologo team leader ma con un uguale condivisione di responsa- bilità del chirurgo vascolare e dell’in- ternista. Questo modo di intendere la condivisione degli ammalati si applica alla chirurgia, che deve en- La continuità assistenziale è una sfida per il Servizio Sanitario Regionale. Dopo tanti proclami è il momento di realizzarla. L’ospedale per intensità di cure si deve trasformare in ospedale per percorsi e processi. Vanno implementate connessioni strutturali fra ospedale e territorio, mentre il territorio deve poter risolvere in maniera autonoma una serie di problematiche sanitarie. Parole chiave: continuità assistenziale, ospedale per percorsi e processi, équipe uniche di cura, acuzie territoriali Continuità assistenziale: ultima sfida del Servizio Sanitario Toscano di Giancarlo Landini Giancarlo Landini Direttore Dipartimento Specialistiche Mediche Azienda USL Toscana Centro. Direttore della SOC di Medicina Interna Ospedale Santa Maria Nuova di Firenze. Presidente della Fondazione Santa Maria Nuova ONLUS. Si è particolarmente occupato di Patologia Vascolare e dei rapporti Ospedale Territorio. Coordina la Commissione Permanente sulla Continuità Assistenziale dell’Organismo Toscano per il Governo Clinico ha provocato una forte disomoge- neità. In effetti soluzioni sono state avanzate e realizzate ma in linea di massima in maniera parcellizzata nelle varie zone e USL. Con la cre- azione delle grandi USL la riforma della Sanità Regionale ha però dato una spinta a recuperare una certa omogeneità e con la nascita dell’Or- ganismo Toscano per il Governo Clinico (OTGC) si è pensato di co- minciare a produrre delle linee di indirizzo regionale condivise. Linee che non devono essere esaustive ma che devono dare dei criteri generali poi applicabili con specifiche solu- zioni locali. Il concetto generale è quello dell’“ospedale senza muri” come era già stato preconizzato nel 2013 dal BMJ. Oggi l’ospedale non è più la soluzione del proble- ma sanitario ma è parte del pro- blema da risolvere. Le circostanze che hanno reso l’ospedale il perno dell’assistenza sanitaria sono cam- biate ma l’ospedale non è cambia- to con loro. Il problema della con- tinuità assistenziale è il problema della presenza di barriere fisiche e mentali che costringono medici e operatori sanitari a lavorare in silos di assistenza con difficoltà di comu- nicazione. Il tipo di ammalato oggi più frequente (complesso cronico riacutizzato) non può essere cura- to prevalentemente in ospedale. Le cure ospedaliere devono essere bilanciate da adeguate cure domi- ciliari e territoriali. L’obiettivo sarà quello di giungere progressivamen- te alle “ équipe uniche di cura” fra ospedale e territorio, équipe clini- che multidisciplinari e multipro- fessionali che rendano obsoleta la distinzione fra ospedale e territorio.
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