Toscana Medica - Giugno 2020

T OSCANA M EDICA 5 / 2020 13 testatina Nei grandi eventi pandemici, come nel caso di COVID-19, gli operatori sani- tari coinvolti nella gestione dell’emer- genza sanitaria si devono confrontare con aspetti non solo strettamente cli- nici della professione medica, ma an- che legati all’organizzazione sanitaria, alla ricerca e alla sperimentazione con ricadute sull’intera collettività, in altre parole si devono occupare di questioni di rischio clinico. È avvenuto in Regio- ne Toscana? Il rischio clinico, che avrebbe dovuto avere un ruolo centrale nella sicurez- za delle cure, come sancito esplicita- mente dalla legge n. 24/2017, alla luce dei fatti è stato relativamente coinvol- to, a livello di sistema, nella gestione dell’emergenza COVID-19. Varie or- ganizzazioni in questo periodo hanno sollecitato pubblicamente l’invio di segnalazioni per accadimenti correlati alla sicurezza dei pazienti, ma quale è stata la reale performance della rete regionale dei facilitatori? La nostra disamina vuole essere un contributo a ripensare globalmente il ruolo del rischio clinico in relazio- ne alle opportunità mancate e alle prospettive. L’inizio di COVID-19 Secondo il Global Risk Report del World Economic Forum , il rischio epidemico rientra fra i 10 rischi più importanti che vengono costante- mente mappati. L’Organizzazione Mondiale della Sa- nità (OMS) aveva già pubblicato nel 1999 una prima guida sulla prepara- zione alla pandemia influenzale, ag- giornata nel 2005 e nel 2009, che rac- comandava a tutti i Paesi di mettere a punto e aggiornare continuamente un piano pandemico secondo linee guida concordate. Si può quindi af- agente sconosciuto risultava ovvia- mente un punto critico che richiedeva tempo, ma ci sono stati e ci sono tut- tora problemi di disponibilità su larga scala e non chiare modalità di accesso. Ma torniamo all’inizio, a quel 30 genna- io 2020 quando, in seguito alla segnala- zione da parte della Cina (31/12/2019) di un cluster di casi di polmonite a ezio- logia ignota (poi identificata come un nuovo Coronavirus Sars-CoV-2), nella città di Wuhan, l’Organizzazione Mon- diale della Sanità (OMS) ha dichiarato l’epidemia COVID-19 emergenza di sanità pubblica di interesse internazio- nale. Da quel momento l’epidemia si Il rischio clinico e COVID-19, analisi e proposte per ripartire di Giovanni Falsini, Francesco Venneri, Riccardo Tartaglia Giovanni Falsini Cardiologo interventista presso l’Azienda USL Toscana Sud-Est, Zona Operativa Arezzo. Referente per il Dipartimento Cardiovascolare e Neurologico dell’Azienda USL Toscana Sud-Est per Qualità, Rischio Clinico e Accreditamento. È stato membro del Comitato Editoriale del Giornale Italiano di Cardiologia dal 2008 al 2013, attualmente membro del Comitato editoriale della rivista Il Cesalpino fermare ragionevolmente che quanto accaduto era un evento previsto. An- che la recente filmografia, Contagion di Steven Soderbergh 2011, ha rac- contato quanto di lì a poco sarebbe stato vissuto in tutto il mondo. Il Ministero della Salute italiano si era già fatto carico il 13 dicembre 2007, dopo circa quattro anni dai casi di influenza aviaria, di predisporre un piano (aggiornato il 15 dicembre 2016) che s’intitolava Preparazione e risposta a una pandemia influenzale . Questo piano prevedeva da parte del Ministero della Salute di individuare e concordare con le Regioni le attivi- tà sanitarie, di tipo sia preventivo che assistenziale, da garantire su tutto il territorio nazionale, e, con gli altri dicasteri, tutte le altre attività extra- sanitarie di supporto in risposta alla pandemia. Il piano pandemico nazionale richie- deva inoltre di “costituire, previo censimento dell’esistente, una riser- va nazionale di: antivirali, dispositi- vi di protezione individuale (DPI), vaccini, antibiotici, kit diagnostici e altri supporti tecnici per un rapido impiego nella prima fase emergen- ziale, e, contestualmente, definire le modalità di approvvigionamento a livello locale/regionale nelle fasi im- mediatamente successive all’epide- mia. Responsabilità: Ministero della Salute, Regioni”. Uno dei punti critici però è stato pro- prio l’approvvigionamento dei dispo- sitivi di protezione individuale. Chi doveva occuparsene? Il Ministe- ro della Salute? Un suo dipartimen- to? Le Regioni? Su questi aspetti c’è stata notevole confusione e tale criticità è stata vis- suta da tutti. Predisporre kit diagnostici per un Francesco Venneri Chirurgo Clinical Risk Manager USL Centro Firenze Riccardo Tartaglia Medico del lavoro ed Ergonomo BSdesign. Presidente Italian Network for Safety in Health Care

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