Toscana Medica - Giugno 2020

5/2020 T OSCANA M EDICA 14 testatina mortalità durante l’emergenza CO- VID-19 sia in Italia che nel mondo stimabile per l’infarto in circa 3 volte e per l’ictus cerebrale ischemico nel doppio rispetto allo stesso periodo dell’anno 2019. La spiegazione prin- cipale è individuabile nella paura dei pazienti, che non si presentano in ospedale fino al deterioramento irreversibile delle loro condizioni cliniche. Problematiche simili sono state segnalate anche in altri ambiti specialistici senza che il territorio sia stato in grado di compensare le esi- genze assistenziali dei pazienti. I danni di quanto avvenuto devono essere ancora quantificati. Questo fallimento, in molti conte- sti della medicina del territorio, ha comportato un prezzo inaccettabile di vite umane tra i colleghi che, per senso del dovere, si sono esposti al contagio senza le opportune prote- zioni portando alla ribalta anche del- le cronache la necessità di una pro- fonda riforma delle cure primarie. Si dovrà realizzare una vera integrazio- ne tra medici ospedalieri e colleghi di medicina generale, che favorisca un aumento dei livelli di professiona- lità e di capacità di lavorare insieme; la medicina generale dovrà essere dotata di tutte le tecnologie diagno- stiche oggi necessarie per assicurare una buona medicina di primo livello prevedendo un ricorso sempre più diffuso all’informatizzazione e alla telemedicina. La seconda fase di questa pandemia non potrà realizzarsi, quindi, se non attraverso una rapida riorganizzazio- ne, in attesa di una definitiva riforma, delle cure primarie e dei laboratori di microbiologia che dovranno esse- re messi in grado di rispondere alle nuove sfide della virologia ma anche della batteriologia e in particolare della gestione della sepsi. Alla luce di quanto avvenuto, al 9/4/20, sulla base dei dati ISTAT, l’infezione da COVID-19 è diventata rapidamente la prima causa di morte in Italia nel 2020 (16.523 casi), supe- rando le morti da malattie cerebrova- scolari (15.948) (Figura 1). Altissimo il numero di operatori sanitari dece- duti per COVID-19 per assistere i altre Nazioni a noi vicine, con l’ec- cezione forse della Germania. Mai prima d’ora le difficoltà d’interazione e comunicazione tra tecnici e politici si sono rese così evidenti, il rapporto tra Donald Trump e Anthony Fauci è da questo punto di vista drammatica- mente emblematico. La risposta all’emergenza e gli effetti dell’epidemia Un po’ in tutte le Regioni sono state costituite task force per organizzare una risposta all’emergenza. Nelle loro composizioni, solo in rari casi sono state incluse competenze mediche in gestione del rischio clinico e in medi- cina del lavoro e ciò ha avuto, presu- mibilmente, delle conseguenze. Consistenti interventi di riorganiz- zazione sanitaria degli ospedali sono stati effettuati ubiquitariamente in Italia dai primi giorni di marzo 2020. Sono state create nuove strutture di supporto e realizzati nuovi reparti, sono stati aumentati i posti di terapia intensiva per pazienti COVID-19 con insufficienza respiratoria e i posti per i pazienti COVID-19 meno gravi in altri reparti, prevalentemente di ma- lattie infettive e pneumologia. Negli ospedali si sono realizzati percorsi differenziati per pazienti COVID e non-COVID secondo le indicazioni della letteratura. Purtroppo il numero di posti letto nelle terapie intensive, nel nostro Paese, risultava da tempo netta- mente inferiore alla media dei Paesi dell’Unione Europea, determinando da subito una grave condizione di difficoltà ad accedere alla ventilazio- ne meccanica, almeno nelle Regioni più interessate dall’epidemia. La rimodulazione dell’assistenza sa- nitaria è stata associata a una drastica riduzione, fino alla sospensione, del- le attività sanitarie ordinarie al fine di ridurre le occasioni di contagio all’in- terno degli ospedali. Contempora- neamente la logistica dei trasporti sanitari in urgenza/emergenza si è complicata portando a un aumento dei tempi di trasporto. Le patologie tempo dipendenti come l’infarto miocardico e l’ictus han- no visto un importante aumento di è diffusa rapidamente in oltre 200 Na- zioni nel mondo e l’11 marzo l’OMS ha dichiarato la pandemia da COVID-19. In Italia, il 31/01/2020, un giorno dopo l’annuncio dell’OMS, sono risul- tati positivi per il Sars-CoV-2 due tu- risti cinesi ricoverati presso l’ospedale Spallanzani di Roma. Il Governo italiano, dopo i primi provvedimenti cautelativi adotta- ti già a partire dal 22 gennaio con la sospensione di tutti i voli da e verso la Cina, provvedimento risultato poi tecnicamente sbagliato in quanto ha impedito di tracciare gli arrivi dalla Cina avendo i viaggiatori preso ine- vitabilmente altri voli, ha attivato solo dal 23 febbraio, dopo i casi di Lodi, la zona rossa per alcune aree del Nord del Paese. Nei giorni successivi il Governo ha quindi emanato una serie di decreti (DPCM) in cui le misure di restrizio- ne sono divenute più severe e sono state progressivamente estese all’in- tero territorio nazionale (DPCM del 25 febbraio, del 1º marzo, del 4 marzo, dell’8marzo, dell’11marzo, del 22mar- zo, del 1º aprile e del 10 aprile 2020). Nonostante lo stesso Walter Ricciar- di, consulente del Ministero della Salute, come dichiarato al New York Times , avesse segnalato con alme- no dieci giorni di anticipo la gravità della situazione al Governo italiano, proponendo la necessità di misure straordinarie di controllo e conte- nimento dell’epidemia, la gravità dell’emergenza non è stata immedia- tamente considerata. Come ha evidenziato molto bene un gruppo di ricercatori di Harvard, “il momento migliore per prendere provvedimenti efficaci è quello inizia- le, quando il pericolo sembra essere trascurabile o perfino quando non si registrano contagi. Il problema è che una strategia di questo tipo, quando funziona, è considerata a posteriori un eccesso di zelo e questo è un rischio che molti politici non sono disposti a correre. Il desiderio di agire inoltre spinge i politici ad affidarsi al proprio istinto o alle opinioni della loro cer- chia ristretta”. Si è trattato quindi di un atteggiamento di scarsa resilienza istituzionale, manifestatosi anche in

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