Toscana Medica - Giugno 2020

5/2020 T OSCANA M EDICA 16 testatina oggetto la gestione di pazienti CO- VID-positivi e/o sospetti hanno rap- presentano in alcune zone circa la metà delle segnalazioni. Verosimilmente l’impegno esclusivo del personale sanitario nel fronteggia- re l’emergenza COVID-19 ha deter- minato una minore attenzione, anche per la minore disponibilità di tempo, alle segnalazioni. Questo però rappre- senta un segnale di allarme importan- te perché indica la difficoltà presente nella rete dei facilitatori del rischio clinico, impreparata a cogliere le im- plicazioni funzionali dello strumento dell’ incident reporting (anche se sem- plificato) proprio in una situazione emergenziale. I dati definitivi su questi aspetti po- tranno essere disponibili solo tra qualche mese e solo allora si potrà valutare se tale allarme sia giustifica- to e in quale misura. Se questo trend verrà confermato si dovrà seriamente ripensare alle mo- dalità di funzionamento di un sistema nato per la sicurezza dei pazienti, ma che alla prima prova impegnativa ha dimostrato la sua inadeguatezza. Per concludere, la gestione del rischio clinico ha incontrato in questa prima fase dell’epidemia evidenti difficoltà. Le competenze presenti in Regione Toscana difficilmente sono riuscite a emergere e lo si vede da come è stata gestita la crisi dalle direzioni, che non hanno seguito gli schemi già previsti dal risk management . L’intervento sistemico è rimasto solo un modello teorico, la comunicazione istituzio- nale si è dimostrata carente, spesso imbrigliata nella burocrazia degli atti amministrativi, i sistemi di incident reporting hanno avuto difficoltà a essere utilizzati, la collaborazione tra rischio clinico e rischio infettivo ri- mane ancora tutta da organizzare, la gestione del rischio sul territorio deve ancora essere messa a punto. Infine, soprattutto le cure primarie avrebbero bisogno di una profonda riforma che tenga conto della gestione del rischio in vista di poter affrontare efficacemente la seconda fase e ancora di più la terza fase di questa pandemia. giovanni.falsini@uslsudest.toscana.it comunicazione appropriato, per rac- cogliere e distribuire informazioni sui movimenti delle persone poten- zialmente infette. La teoria si dovrà scontrare, a breve, con la realtà. Per ogni presidio ospedaliero e nel ter- ritorio dovrebbero operare di concer- to con il rischio clinico gli Aid Team , come da Delibera n. 1439/2018, Linee di indirizzo per un approccio integrato alla prevenzione e contrasto alle infe- zioni correlate all’assistenza, all’anti- microbico-resistenza e alla sepsi . È avvenuto? Si possono avere i risul- tati di questa azione? La risposta al momento è: no. È auspicabile che tali professionisti siano impiegati nella seconda fase dell’epidemia; a questo punto, chi meglio di loro ha esperienza di in- chiesta epidemiologica? L’attività di contact-tracing che si sta delineando per controllare il rischio epidemiologico potrebbe avere pro- prio nella gestione del rischio clinico, nelle Aid , nei dipartimenti di preven- zione, un’utile forza operativa. A detta di molti facilitatori del rischio clinico tutto quello che si sarebbe dovuto fare si è difficilmente realiz- zato o non si è realizzato affatto. Le attività realmente svolte dalla rete di rischio sono state il supporto alla promozione del corretto utilizzo dei DPI con percorsi formativi specifici. Mentre il monitoraggio della corretta applicazione delle pratiche promosse per la sicurezza del paziente e degli operatori e la sorveglianza su partico- lari percorsi esposti a maggior perico- lo di errore in relazione allo stato di emergenza sanitaria probabilmente non sono stati sempre effettuati. Il sistema di incident reporting in grado di fare emergere problema- tiche non altrimenti evidenziabili e di correggerle attraverso gli stru- menti dell’ audit clinico e le ras- segne di morbilità e mortalità ha dimostrato, durante l’emergenza COVID-19, vari limiti. In alcune realtà c’è stata una ridu- zione importante delle segnalazioni di eventi avversi dei mesi di mar- zo-aprile 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le segnalazioni che hanno avuto come l’emergenza in modo diverso, secon- do le regole del risk management ben descritte anche dall’OMS. Le dispo- sizioni ricevute sull’uso dei DPI sono state confuse e non hanno previsto un’adeguata formazione. Il Governo italiano, come del resto la nostra Regione, ha risposto all’e- pidemia emanando una serie di atti (DPCM e Ordinanze). In circostanze normali una modalità simile poteva essere considerata prudente, se non addirittura saggia, ma in questa epi- demia qualcosa non ha sicuramente funzionato. Per prima cosa la risposta non è sta- ta adeguata alla rapida diffusione del virus. La lunga catena di coman- do, la burocrazia, la difficile leggibi- lità di questi atti, carenti dal punto di vista comunicativo, non hanno sicuramente facilitato. Non si sono anticipati gli eventi che sono stati sempre faticosamente inse- guiti: le mascherine, le terapie intensi- ve, le Residenze Sanitarie Assistenzia- li (RSA), i tamponi, i test sierologici, l’attuazione della seconda fase. Ovviamente la drammatica gravità degli eventi, che non a torto è sta- ta paragonata a quella di un evento bellico mondiale, deve essere consi- derata anche in relazione alle poche evidenze scientifiche disponibili. Importante il ruolo di aggiornamen- to epidemiologico e culturale degli operatori svolto dall’Agenzia Regio- nale di Sanità Toscana. La risposta adeguata all’epidemia avrebbe dovuto essere stata conce- pita come un sistema coerente di azioni simultanee; il successo ot- tenuto in altri Paesi nella gestione dell’epidemia, ma anche in altre Regioni, è dipeso proprio da una va- rietà di misure introdotte contem- poraneamente. In questi contesti il passaggio da una patient centred care a una community centred care è stato rapido, nella consapevolezza della necessità di gestire l’epidemia sul territorio. Per dimostrarsi efficaci, i tamponi dovrebbero essere abbinati a un’at- tenta tracciatura delle interazioni, che a sua volta dovrebbe essere af- fiancata da un sistema di controllo e

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