Toscana Medica - Giugno 2020
T OSCANA M EDICA 5 / 2020 49 testatina “Vorrei non fosse successo nei miei gior- ni” disse Frodo. “Né io” disse Gandalf “né quelli che vivono per vederli. Ma non sta a loro decidere. Quello che sta a noi decidere è cosa fare con il tempo che ci è dato”. J.R.R. Tolkien, La compagnia dell’anello “Niente sarà più come prima”, una sorta di mantra con il quale ci viene ri- cordato, giorno dopo giorno, che non abbiamo ancora piena consapevolezza dell’impatto della pandemia; e il pen- siero dominante teme l’incertezza, che invece ha retto il momento presente. Buone notizie Senza intenti celebrativi, evidenzia- mo che il Sistema Sanitario Nazionale (SSN), se pure ha vacillato, non ovun- que, ovunque ha tenuto, soprattutto nella nostra Regione, grazie al coraggio e alla dedizione di tanti colleghi ospe- dalieri e operatori sanitari, all’impegno dei medici di medicina generale, che hanno fatto da cerniera tra il paziente e il SSN, alla disponibilità dei colleghi che si sono sollecitamente resi dispo- nibili per la nuova modalità assisten- ziale, le Unità Speciali di Continuità Assistenziali (USCA), allo sforzo di una Sanità Pubblica cronicamente sotto or- ganico, che ha mobilitato ogni risorsa per condurre inchieste epidemiologi- che, disporre isolamenti e quarantene, effettuare tamponi. Abbiamo tutto fatto ciò che c’era da fare, e tanti molto di più: alcuni hanno pagato con la vita (a oggi il sito dell’Ordine Nazionale riporta un elenco di oltre centosessanta colleghi), con l’esperienza tragica di una malattia grave, dolorosa, e anche angosciante per la solitudine cui sono stati costretti nell’isolamento delle terapie intensive. In molti, anche noi che scriviamo, abbiamo imparato a fare un po’ del lavoro di altri, arrivati qualificato, i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) statunitensi, si è trovato impreparato. Sono mancati in molti ospedali spazi appropriati, modalità organizzative e di gestione ad hoc , materiali adeguati per tipologia e scorte, ma soprattutto una cultura per la prevenzione e per la protezione dell’operatore, che poteva (forse) bastare a gestire le situazioni ordinarie, ma che non ha retto alla prova dell’emergenza. Operatori in prima linea, pochi per fortuna, si sono visti oggetto di stigma sociale in pizzini (rigorosamente ano- nimi) in cui i condomini li identificava- no come potenziali untori. È comparso più di un avvoltoio a vol- teggiare sulle disgrazie di questa Na- zione, incitando a fare causa a ospedali e medici prima ancora che la fase più acuta dell’emergenza fosse passata. La comunicazione non ha funzionato al meglio. Due affermazioni per tutte: “ è poco più di un’influenza ”, come se l’influenza a sua volta non si portasse via ogni anno così tante vite, specie tra i più fragili; “ colpisce prevalentemente gli anziani ”: un dato che, presentato a fini di comunicazione pubblica, è un disastro sotto più profili. Opportunità “Il pessimista vede difficoltà in ogni opportunità; l’ottimista vede l’oppor- tunità in ogni difficoltà”. W. Churchill Il nemico è battuto, ma non vinto. Non è il tempo del pessimismo, né dell’otti- mismo, specialmente di fronte alle dif- Il Sistema Sanitario Nazionale all’epoca del Coronavirus di Annarita Chiarelli, Paolo Del Guerra Annarita Chiarelli Laurea in Medicina e Chirurgia conseguita presso l’Università degli Studi di Firenze. Dirigente medico Azienda USL Toscana Centro UFC Prevenzione Igiene e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro (PISLL), Prato Paolo Del Guerra UFC PISLL, Empoli oltre il limite delle loro possibilità. Abbiamo mostrato al mondo, che stava a guardare con aria di sufficienza o di franca derisione gli italiani pizza-fichi- mandolino, che ce la potevamo fare: ma a quale prezzo? Altissimo. I cittadini (quasi tutti) hanno fatto la loro parte nel seguire le misure di prevenzione e distanziamento sociale, sopportando con pazienza l’impatto di una crisi economica e sociale senza precedenti dal secondo dopoguerra. Il contesto emergenziale ha fatto risco- prire, per lo più in positivo, il ruolo at- tivo che i sindaci possono rivestire nel rapporto con il vituperato territorio. Sono state individuate in tempi straordinariamente brevi nuove e più appropriate modalità assistenziali, dalle USCA alle strutture COVID, e una rinnovata partnership pubblico-privato. Siamo usciti dalla Fase 1, quella emer- genziale. Ma ora? Come sarà il SSN? Di sicuro una contaminazione tra spe- cializzazioni ed esperienze professiona- li diverse c’è stata e dobbiamo fare in modo che non vada perduta. Eravamo tante tribù, che in alcune situazioni in- veterate erano persino in conflitto tra loro per le limitate risorse disponibili, e ci siamo scoperti alleati contro il nemico comune: non c’è stato nemmeno il tem- po per parlarsi, semplicemente c’era da fare, per i pazienti e per la collettività. Le capacità innovative e di adattamento organizzativo, tecnologico e strutturale devono essere non solo riconosciute, ma anche mantenute nel tempo. “ La necessità è la madre di tutte le invenzio- ni ”, insegnava Platone nella Repubblica . Cattive notizie Il rischio va affrontato in fase preventiva, gestito in chiave proattiva; ma al momento cruciale tutto il mondo, inclusi il principale organo internazionale, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), e l’ente di sanità pubblica più
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