Toscana Medica - Giugno 2020
5/2020 T OSCANA M EDICA 50 testatina dei professionisti per intercettare pa- tologie da stress lavoro correlate, per- ché le esperienze vissute non assuma- no i caratteri di veri e propri traumi, sino al disturbo da stress post-trauma- tico (DPTS). Un lavoro uscito su JAMA riassume le richieste degli operatori sanitari nei confronti della propria organizzazione in 5 categorie: “ascoltatemi”; “proteg- getemi”; “preparatemi”; “supportate- mi”; “prendetevi cura di me”. Ci permettiamo di enucleare alcuni temi che nei prossimi mesi saranno prioritari per i nostri decisori: • protezione degli operatori, non solo in termini quali-quantitativi di DPI, ma anche di adeguatezza dell’orga- nizzazione, delle procedure e della formazione, che non è mai tempo sottratto al lavoro; • mantenimento di una riserva di posti letto, incluse le terapie intensive, per il possibile riemergere del carico di malattia; • consolidamento dell’assistenza do- miciliare non in alternativa ma in co- ordinamento con i medici di medici- na generale, alla luce dell’esperienza delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA); • rafforzamento dei Dipartimenti del- la Prevenzione, in particolare delle competenze di sanità pubblica; • maggiore ricorso a strutture COVID per l’isolamento di casi asintomatici e paucisintomatici; • revisione dei modelli di assistenza per anziani non autosufficienti e per disabili; • promozione delle attività vaccinali, in particolare l’antinfluenzale, in at- tesa del vaccino specifico. Concludiamo con un verso di spe- ranza del poeta inglese Percy Shelley (che tanto amava la Toscana, e Pisa in particolare), scritto proprio sulle rive dell’Arno, in un bosco agitato da un fu- rioso vento da ovest ( Ode to the West Wind ): “O Vento, Se l’Inverno sta arrivando, può la Primavera esser tanto lontana?”. annarita.chiarelli@gmail.com sessività dei contatti, compito della sa- nità pubblica. Mai come oggi abbiamo assistito al coinvolgimento multidisciplinare di più figure specialistiche, unite per af- frontare una patologia nuova, la cui sinergia è stata e resta di fondamenta- le importanza per la gestione dei casi COVIDe nella tutela dei non-COVID. Questa sinergia non può prescindere dalla conoscenza e dal riconoscimento dei reciproci ruoli e delle reciproche responsabilità, per evitare il ripetersi di situazioni controverse, una per tutte la gestione dei “soggetti fragili” in ambi- to occupazionale. Solo collaborando si può riuscire a venir fuori dalla palude della burocrazia nell’interesse dei citta- dini, che sono sempre gli stessi comun- que li si consideri, assistiti, lavoratori o popolazione generale. Se tra i principali determinanti di sa- lute c’è la condizione socio-economica, gestire l’emergenza economica e so- ciale significa prepararsi ad affrontare problemi di disuguaglianze di salute e di equità nell’accesso alle cure, e un SSN universale e solidarista come il nostro rappresenta oggi una risorsa preziosissima da potenziare. Ma la risposta sanitaria da sola non ba- sta. Le criticità emerse nelle strutture socio-sanitarie devono far riflettere sul- la necessità di rivedere gli standard di assistenza sanitaria nelle strutture a più elevata intensità e complessità assisten- ziale come le residenze assistenziali per anziani e disabili (RSA e RSD). Sono comuni nelle emergenze sani- tarie sintomi di ansia e depressione e l’impatto più serio potrebbe dover es- sere sopportato proprio dagli operato- ri sanitari: se il premio Nobel Milton Friedman sosteneva nel secolo scorso che “ nessun pasto è gratis ”, neppure lo stress sopportato in questo momento lo sarà e per molti non basterà un grazie. La pressione sugli operatori, deter- minata dal sovraccarico di lavoro, e per alcuni anche dall’esperienza del- la separazione dagli affetti, può avere determinato gravi conseguenze: in Cina è stata segnalata negli operatori impegnati nell’emergenza un’elevata prevalenza di ansia (50%) e depres- sione (44%). Diventa allora prioritario prendersi cura della salute mentale ficoltà che l’Italia incontrerà nei mesi a venire; il momento presente deve trasformarsi piuttosto in un’opportuni- tà per ripensare tante situazioni e risol- vere problemi già presenti nel sistema, che si sono slatentizzati. Il greco conosce una parola straordina- ria che nella nostra lingua non ha cor- rispondenza: kairos , il tempo speciale, tempo propizio. L’epidemia ha posto sotto stress il no- stro SSN, che non può più essere il bancomat di un rigore perseguito con disinvolti tagli lineari al Fondo Sanita- rio Nazionale. Le inefficienze c’erano, e ce ne saranno ancora: ma la spesa sanitaria è un numeratore e al deno- minatore c’è un risultato, cioè la salute dei cittadini, non solo diritto costitu- zionalmente tutelato, ma anche e so- prattutto bene primario senza il quale tutti gli altri perdono di concretezza e di senso. Con il progressivo taglio del numeratore, senza preoccuparsi di mi- surare con attenzione l’andamento del denominatore, abbiamo eroso i margi- ni di resilienza. La devolution sanitaria va messa in relazione con le criticità di un SSN apparso frammentato anche di fron- te all’emergenza. Neppure il livello centrale (politico e tecnico) si è gua- dagnato sul campo le credenziali per proporsi in modo credibile a una nuova centralizzazione, che forse non è più possibile, se non altro perché richiederebbe una riforma costitu- zionale dall’ iter incerto. La strada più breve potrebbe essere la sollecita revisione dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) e del Piano Nazionale della Prevenzione con un’adeguata copertura finanziaria da subito. Puntare sulla prevenzione deve torna- re a essere una linea di azione, attra- verso un potenziamento delle capacità di sorveglianza epidemiologica e di controllo delle infezioni nelle Direzio- ni ospedaliere, anche col supporto sul territorio dei Dipartimenti di Preven- zione, al fine di intercettare quanto più precocemente le patologie emergenti, ma anche quelle mai scomparse, tra tutte tubercolosi e HIV. È quanto mai urgente, come indicato dai CDC, assi- curare nel tempo l’identificazione dei casi e il tracciamento ai limiti dell’os-
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