Toscana Medica - Giugno 2020

T OSCANA M EDICA 5 / 2020 9 testatina a causa della sua scala, ha amplificato la minaccia. L’attenzione alla salute dei lavoratori della Sanità ha langui- to. Milioni di lavoratori della Sanità hanno fatto e continuano a far fronte a rischi personali che non avrebbero incontrato se gli equipaggiamenti di protezione e le procedure di prepa- razione fossero stati preparati per tempo. Sorge spontanea una doman- da: la “nuova” normalità si indirizzerà in futuro più adeguatamente verso la sicurezza fisica e il supporto emozio- nale dei sanitari? Senza sanitari sicuri fisicamente e psicologicamente non sono possibili un’eccellente cura e assistenza sanitaria. Nella realtà clinica specifica della Regione Toscana si sono evidenziate criticità negli ospedali a cominciare dai Pronto Soccorso per finire alle Terapie Intensive e ai reparti CO- VID, ai laboratori di microbiologia e virologia nel territorio e in par- ticolare nelle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA). La presenza di appropriati dispositivi di protezione individuale a seconda delle procedu- re da mettere in atto e la formazione all’uso di questi dispositivi non sono state sempre garantite. Questa pandemia da Coronavirus ha messo in evidenza quanto possano es- sere importanti e altamente innovati- ve, proprio nel territorio ma non solo, la cura e l’assistenza virtuale. I medici del passato vedevano i pa- zienti faccia a faccia e le cure mediche ancora oggi consistono per la maggior parte in incontri personali. COVID-19 ha dimostrato che molte visite cliniche non sono poi così necessarie e proba- bilmente neppure è saggio farle. La telemedicina è emersa con vigore; la prossimità sociale sembra quindi possibile senza prossimità fisica. Il progresso, nelle ultime due decadi, è stato penosamente lento verso uno sviluppo della cura e dell’assistenza virtuale, della self-care a casa e di al- tre opportunità basate sul web , come avere ricette o esplicare altre pratiche burocratiche sanitarie da casa oppure il training riguardante l’uso sicuro e ben controllato dei farmaci. Il virus ha appalesato e cambiato tutto questo in poche settimane. Agli inizi di marzo la National Academies of Sciences, Engineering and Medicine ha creato una nuova Standing Committee on preparadness for emerging infections and21 st century threats ; dall’11 aprile il comitato ha emesso ben 11 documenti formali di consultazione rapida esperta, consumati immediatamente sia dai professionisti che dai media. La “nuova” normalità abbraccerà l’ap- prendimento globale, la conoscenza condivisa, la fiducia nell’autorevo- lezza delle fonti come fondamenti per ridurre la dannosa, sprecona e non scientifica variabilità nella cura e nell’assistenza? Nella realtà clinica specifica del terri- torio toscano abbiamo potuto vedere un’eccessiva variabilità di decisioni e di organizzazioni proposte. Non si è ma- nifestata mai una compatta integrazio- ne. Anche le reti cliniche, pur messe in campo con delibere della Regione Toscana scritte in epoca pre-COVID riguardanti proprio le malattie infetti- ve e le loro complicazioni, non hanno generato reali cambiamenti, hanno camminato sulla buona volontà degli operatori sanitari, sulla loro professio- nalità ed esperienza tra mille disagi e talora con scarso ascolto. Avrebbero potuto essere rafforzate. Le tre più im- portanti delibere in merito di infezio- ni prodotte dal Governo della Sanità Pubblica Toscana non sono diventate il nodo vero di riorganizzazione di rete. Riguardano la rete delle Microbiolo- gie e Virologie Cliniche (delibera Re- gione Toscana n. 74 del 27/01/2020), la rete degli AID team (delibera Regione Toscana n. 1.439 del 17/12/2018) e la rete del call to action lotta alla sepsi (delibera Regione Toscana n. 752 del 10/07/2017, Piano di lotta triennale alla sepsi 2018-2020 ). Eppure queste tre reti sarebbero state il perno centra- le della strategia di lotta al virus oggi ritenuta più efficace, quella delle 3 T: Tracciare , Testare , Trattare . Questa pandemia da Coronavirus ha messo in evidenza quanto sia impor- tante proteggere la forza lavoro impe- gnata in Sanità. La SARS, la MERS, l’Ebola hanno esposto gli operatori sanitari a un alto rischio nel recente passato e la pandemia da COVID-19, e nei dispositivi, gli imprenditori di start up e le università con i loro set- tori dedicati alla ricerca si sono subi- to messi in pista per la creazione e la produzione di nuovi test diagnostici, nuovi farmaci antivirali e vaccini. Il tempo del progresso sembra improv- visamente essersi fatto più veloce. Nella realtà clinica specifica del ter- ritorio toscano e nazionale, abbia- mo potuto vedere questo vissuto del tempo più veloce? Certamente sì nei contesti clinici di prima linea, forse meno nelle cosiddette task force che hanno interpretato il tempo nel vec- chio modo carico di burocrazia tanto da generare, per esempio, problemi nella consegna e distribuzione di DPI al personale sanitario. I medici e gli infermieri operativi in prima linea in Toscana, nei Pronto Soccorso, nelle Terapie Intensive, nei reparti COVID a guida multidisciplinare infettivologi- ca e pneumologica hanno usato spon- taneamente, liberamente, molto più del tempo stabilito dai contratti di la- voro, in questa dilatazione hanno reso anche il tempo dell’apprendimento molto più veloce. La pandemia da Coronavirus ha messo in evidenza straordinariamen- te il valore degli standard clinici di cura e di assistenza. I clinici, nella “nuova” normalità, pos- sono certamente essere meno tolle- ranti verso l’ingiustificata e fin troppo tollerata eccessiva variabilità nelle pra- tiche sanitarie. La regola COVID-19 è quella di dare il benvenuto ai processi clinici standardizzati, come opposti alla difesa dell’“autonomia clinica” ritenuta il fondamento dell’eccellenza, quella che nel contesto degli Human Factor viene chiamata, quando produttrice di eventi avversi, “la normalizzazione del- la devianza”. Le stranezze e la novità del territorio clinico del COVID-19 lasciano perfino i più esperti a cercare una guida da sorgenti autorevoli con- divise. I clinici e gli ospedali vogliono consiglio su come maneggiare i dilem- mi clinici e anche etici che sono stati incontrati e che possono ancora essere incontrati quando le risorse raggiun- gessero i limiti, come accaduto nel caso di razionamento dei ventilatori mecca- nici e/o di posti letto in ospedale.

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