Toscana Medica - Luglio-Agosto 2020
T OSCANA M EDICA 6 / 2020 17 testatina qualità e prof sio e ta ed eseguita, quando egli non può manifestarla, tramite il potere/dovere dell’Amministratore di sostegno di ri- costruire e far valere la decisione del paziente, senza necessità di ulteriori ricorsi o autorizzazioni da parte del Tribunale per procedure, previo per- corso di cure palliative e sedazione profonda al distacco dai trattamenti, ai sensi della Legge Consenso informato e DAT 219 del 2017. Occorre studiare, approfondire i vari aspetti del fine vita, dialogare con onestà intellettuale, escludendo pre- giudizi e certezze precostituite estra- nee alla Scienza Medica, fondata su cammino storico plurimillenario, dati oggettivi, esperienza clinica. La Presidente OMCeO di Firenze, Professoressa Teresita Mazzei, invi- ta al confronto, ai toni pacati, a una dialettica positiva. Pubblica su Toscana Medica ottobre 2019 la Comunicazione 124 del Pre- sidente della Federazione Nazionale OMCeO Filippo Anelli dopo il clamo- re e le polemiche dei primi giorni dalla Sentenza della Corte Costituzionale. La Medicina non è confessionale e opera in questa Società e in questo tempo in uno Stato laico quale è la Repubblica Italiana. Il medico può avere idee religiose o non, essere credente o agnostico o ateo, prima di tutto è medico che svol- ge la propria professione in Scienza e Coscienza, rispettando le Leggi. Spero si attivi un dibattito aperto e co- struttivo tra colleghi su Toscana Medica senza dogmi o posizioni precostituite che non fanno parte della Medicina. fec@outlook.it informano il paziente in modo appro- fondito e chiaro. Ho tolto il respiratore a pazienti stanchi di vivere, immobili, li ho sedati profondamente, ho spento la macchina e sono morti nel sonno. L’eutanasia è diversa: dare un farmaco che provoca la morte. La Chiesa nel 1980 affermò che era le- cito interrompere l’applicazione di tali mezzi quando i risultati deludono le speranze riposte in essi. La sedazione profonda non è eutanasia. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ricorda che talora vi è la possibilità in cui non si vuole la morte, ma si accetta di non poterla impedire. Pio XII negli anni ’50 del Novecento disse “ Compito del medico è lenire le sofferenze e se anche il farmaco doves- se accelerare la fine, il nostro obiettivo è togliere la sofferenza ”. Papa Francesco durante l’assemblea europea della World Medical Associa- tion , a Mons. Vincenzo Paglia, Presi- dente della Pontificia Commissione per la vita, dice che “ occorre un sup- plemento di saggezza perché oggi è più insidiosa la tentazione di insistere con trattamenti che producono poten- ti effetti sul corpo, ma talora non gio- vano al bene integrale della persona. Ciascuno dia amore nel ruolo che gli è proprio: come padre o madre, figlio o figlia, fratello o sorella, medico o infer- miere. E se sappiamo che dalle malattie non possiamo sempre garantire la gua- rigione, della persona vivente dobbia- mo e possiamo sempre prenderci cura senza abbreviare noi stessi la sua vita, ma anche senza accanirsi inutilmente contro la sua morte ”. Il Giudice Tutelare del Tribunale di Roma, IX sezione civile, riconosce la volontà del cittadino, che va rispetta- Codice possono comportare la radia- zione dall’Ordine. Il Presidente della Federazione Nazio- nale degli Ordini Provinciali Filippo Anelli, già Presidente dell’Ordine di Bari, dice di affidare l’atto estremo, la consegna di un farmaco, a un funzio- nario pubblico ufficiale, individuato per questo ruolo. Mario Riccio, anestesista che assistette Pier Giorgio Welby, afferma che il Co- dice Deontologico è fonte secondaria di fronte alla Legge. Mario Sabatelli, Primario Neurologo del reparto che cura i malati di SLA del Policlinico A. Gemelli dell’Università Cattolica di Roma, dice che il rifiuto delle cure non è eutanasia, ma buona prassi medica. La Legge, la Costituzione, il Codice Deontologico lo consentono. Anche il Magistero della Chiesa afferma che “ non c’è il diritto di morire, ma c’è il diritto a morire in serenità con dignità umana e cristiana ”. Se Welby e Piludu fossero stati miei pazienti avrei seguito le loro decisioni senza tribunali. I nostri malati di SLA sanno che po- tranno rinunciare al respiratore quan- do per loro dovesse diventare intolle- rabile. Solo il malato può valutare se la ventilazione meccanica è proporziona- ta alle proprie condizioni e non lesiva della propria dignità di vita. Chi accetta ha diritto di essere assisti- to a domicilio dai pubblici servizi e chi rifiuta ha diritto di morire con dignità. I medici che si arrogano il diritto di in- tubare i malati che si erano detti con- trari compiono veri e propri abusi. Seguire le scelte del paziente, alle- viare le sofferenze, molti medici non lo fanno per paura e ignoranza e non
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