Toscana Medica - Marzo 2020
3/2020 T OSCANA M EDICA 24 testatina quali à e professione cosiddetta medicina d’attesa e la me- dicina difensiva. Il medico penitenziario deve assapo- rare il fascino di poter correttamente operare anche in carcere, realizzan- do un perfetto accordo tra immagine e diagnosi, tra medico e malato, tra l’empirico della medicina e la spiri- tualità della medicina. È forte in ciascun medico peniten- ziario la dimensione della vocazione, del riconoscimento di sé in quelli che soffrono quando dolore e paura giocano un ruolo predominante nella malattia del paziente: la riconoscia- mo nelle mani che stringono, nelle spalle che sostengono il peso delle responsabilità quando magari nessun altro si fa avanti. ceraudo.f@gmail.com complessi problemi che si presenta- no giorno dopo giorno. Bisogna evitare di assumere atteg- giamenti di distacco, modi di operare impersonali, mitizzando magari solo l’immagine e il tracciato. Risultano definitivamente tramontati il model- lo autoritario e quello paternalistico. È necessario lasciarsi invece cogliere da ogni moto di pietà e da ogni impe- gno alla partecipazione. Capire il dete- nuto significa in definitiva potersi iden- tificare con lui su un piano emotivo. Bisogna evitare la tendenza a dele- gare e a smistare perché si rischia di perdere, ovviamente, la visione del malato nel suo insieme. La riforma della Medicina Peniten- ziaria delinea una medicina di ini- ziativa e di opportunità relegando in spazi assolutamente marginali la L’uomo non è, non può essere una bestia da domare, un bersaglio even- tuale da colpire e da abbattere. In certi momenti dobbiamo anche essere la voce di chi voce non ha, in un silenzio, un deserto che dobbia- mo registrare per chi non esiste. Sovente nel nostro lavoro abbia- mo occasione di osservare detenu- ti dall’aspetto vacuo, amorfi, quasi spenti di impulsi di vita, capaci solo di uno stanco sorriso in risposta a una parola di amicizia e di incorag- giamento. Il medico penitenziario deve essere dotato di grandi valori umani, di no- tevoli doti personali di intuito, di cul- tura non solo medica, di esperienza e soprattutto di profonda conoscenza dell’ambiente carcerario per poter tentare di risolvere i molteplici e
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