Toscana Medica - Ottobre 2020
8/2020 T OSCANA M EDICA 22 testatina quali à e professione Alla fine del corso di laurea ne- gli ultimi anni Cinquanta quando frequentavo la sala di necroscopie dell’Istituto di Anatomia Patologia dell’Università degli Studi di Firen- ze era per me come un antidoto allo stress ambientale la scritta “Ex morte vita”, che compariva su una parete bianca della sala. Ricordava l’impor- tanza della conoscenza scientifica, motivo che aveva mosso nel 1500 Andrea Vesalio, forma italianizzata di Andreas van Wesel, anatomista e me- dico fiammingo, a eseguire le autop- sie e a illustrarne i risultati nell’opera De Umani Corporis Fabrica . Ed è proprio dal Rinascimento che iniziano a prevalere le considerazio- ni di ordine razionale-scientifico su quelle religioso-superstiziose. Nei secoli successivi Giovanni Maria Lancisi col De Subitaneis Mortibus e Giovanni Battista Morgagni col De Sedibus et Causis Morborum per Anatomen Indagatis mettono le basi della moderna Anatomia Patologi- ca e rendono decisivo il contributo dell’esame autoptico alle conoscenze mediche. Il rapporto tra il numero delle autopsie e quello dei decessi che avvengono in ospedale diviene anche un criterio per l’accreditamen- to, con valori ritenuti adeguati intor- no al 40%. Dalla seconda metà del secolo scorso si assiste tuttavia a una caduta verti- cale del numero di autopsie cliniche in tutto il mondo industrializzato mentre la frequenza di quelle medi- co-legali rimane invariata. Attualmente negli ospedali degli Stati Uniti la percentuale delle au- topsie dei decessi intraospedalieri, del 41% nel 1970, risulta solo del 4%. In Olanda è riportata una dimi- nuzione continua dal 31% nel 1977 al 7,7% del 2011. Vi sono diversi motivi per questa drastica riduzione: Sempre meno ri- scontri autoptici: un problema sotto- valutato? era il titolo di un articolo pubblicato nel 2002 con i colleghi del Dipartimento di Patologia Uma- na e Oncologia sul Bollettino Medico dell’Azienda Ospedaliera-Universi- taria di Careggi. Lo studio aveva evi- denziato anche nel nostro ospedale un numero delle autopsie dimezza- to dal 1970 al 2000 con un rappor- to tra riscontri autoptici e decessi dell’8,9%. Vi sono diversi motivi per questa drastica riduzione: preconcetti di tipo affettivo, costo dell’esame che qualche volta non viene rimborsato dalle amministrazioni, timore che possano evidenziarsi errori ed essere sollevati problemi di malpractice e infine la convinzione che le tecniche diagnostiche moderne, sempre più Il numero delle autopsie a scopo clinico è attualmente molto ridotto anche per la convinzione che le tecniche diagnostiche oggi disponibili identifichino con sicurezza in vivo il processo morboso. Tuttavia persiste tuttora la discrepanza tra la diagnosi in vita e quella post-mortem con errori che hanno impatto negativo sulla sopravvivenza del paziente. L’importanza dell’autopsia viene anche confermata dal “valore aggiunto” dei moderni metodi d’indagine, in particolare genetici, che nelle malattie cardiovascolari possono fornire dati preziosi per la clinica. Parole chiave: autopsia, morte improvvisa, ricerche genetiche, aritmie cardiache, device elettronici Utilità dell’esame autoptico: il “valore aggiunto” delle moderne tecniche d’indagine nelle malattie cardiovascolari di Alberto Dolara Alberto Dolara Nato a Firenze nel 1932. Laurea in Medicina, Firenze 1957. Specialistica in Cardiologia, 1961. Perfezionamenti: Ospedale Niguarda (Milano) 1968; Hammersmith Hospital (Londra) 1980; NIH (Bethesda, USA) 1983, 1987. Direttore Unità Cardiovascolare, S. Luca-Ospedale Careggi, Firenze, 1979-2002
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