Toscana Medica - Aprile-Maggio 2021
T OSCANA M EDICA 4 / 2021 23 testatina qualità e prof sio e mostrato una riduzione dei rico- veri e di visite al Pronto Soccor- so. Non vi è beneficio nei pazienti ospedalizzati in stadio avanzato della malattia, mentre l’utilizzo in contesti precoci è stato associato a una riduzione della carica vira- le con un minor numero di rico- veri e di accessi ai Pronto Soccor- so. Mancano dati sull’accesso alla Terapia Intensiva, l’intubazione o la mortalità. Le principali società scientifiche internazionali (IDSA e NIH) sconsigliano l’uso di an- ticorpi monoclonali nei pazienti ospedalizzati e l’uso routinario nei pazienti ambulatoriali, mentre se ne consiglia l’impiego come un’op- zione terapeutica nei pazienti con COVID-19 lieve-moderato e con fattori di rischio: adulti con indi- ce di massa corporea ≥ 35, insuf- ficienza renale cronica, diabete, immunodeficit , terapia immuno- soppressiva in corso, età ≥ 65 anni, età > 55 anni associata a malat- tia cardiovascolare o ipertensio- ne o broncopneumopatia cronica ostruttiva. Sono necessarie dosi elevate per cui la somministrazio- ne endovenosa è l’unica possibile. Recentemente sono stati isolati anticorpi umani molto potenti che potrebbero essere somministra- ti per via intramuscolare o sotto- cutanea. Un esempio lampante è l’anticorpo monoclonale contro RSV (virus respiratorio sinciziale) che, somministrato per via intra- muscolare a neonati prematuri, ha mostrato risultati molto promet- tenti. Anche l’Italia sta producen- do un suo anticorpo monoclonale, molto potente, messo a punto dal gruppo coordinato dal professor Rino Rappuoli con la fondazione Toscana Life Sciences. Le prove di laboratorio ne avrebbero dimo- strato l’efficacia anche contro le varianti di SARS-CoV-2. Questo è un problema assai concreto per gli anticorpi monoclonali. Mentre i vaccini stimolano la produzione di anticorpi diretti contro l’intera spike (la punta della corona del coronavirus), gli anticorpi mono- clonali si legano alla spike in un punto ben preciso. Se proprio in quel punto avviene la mutazione, l’anticorpo si ritrova spiazzato. Attualmente vi sono grande fer- mento e aspettative. La Germania ha introdotto gli anticorpi mono- clonali in via sperimentale acqui- stando 200mila dosi per 400 mi- lioni di euro, sia da Eli Lilly che da Regeneron. Anche l’Italia si sta muovendo. Al fine di verificare se gli anticorpi monoclonali rappre- sentino una reale opzione terapeu- tica nel prevenire la progressione del COVID-19 nei pazienti in una fase precoce della malattia, l’AIFA promuove e supporta trial clinici randomizzati. Al momento l’isti- tuto Spallanzani (INMI) insieme alla Società di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT) ha presentato una proposta di studio con un pro- tocollo dal nome MONET ( MO- N oclonal Antibodies – MoAbs – to SARS-CoV-2 for the E arly T reat- ment of COVID-19 in Non-ho- spitalized Adults ) al quale hanno aderito molte Strutture di Malattie Infettive della Toscana. Lo studio proposto prevede la randomizza- zione in 3 bracci: uno assegnato a bamlanivimab ed etesevimab, uno a casirivimab e imdevimab, som- ministrati per via endovenosa con un’infusione di 1 ora, e il terzo braccio di controllo trattato con la SOC. La speranza è che AIFA dia rapidamente l’autorizzazione per iniziare la sperimentazione in que- sta ripresa della pandemia. Terapia antibiotica Nei pazienti con infezione da SARS-Cov-2 la terapia antibiotica dovrebbe essere considerata solo nell’ipotesi di coinfezione o supe- rinfezione da altre cause, specie in presenza di febbre persistente e valori di procalcitonia (PCT) ele- vati. In assenza di valori di procal- citonia > 0,5 ng/ml e/o di evidente coinfezione, la terapia antibiotica è fortemente sconsigliata. Questo al fine di ridurre la pressione selet- tiva, la selezione di germi MDR e l’infezione da Clostridium difficile . Tale raccomandazione dovrebbe essere ancor più stringente per i pazienti asintomatici o paucisinto- matici gestiti a domicilio. Miscellanea di farmaci L’elenco dei farmaci provati per SARS-CoV-2 si arricchisce ogni giorno di più. Qualsiasi elenco sa- rebbe incompleto: ci limitiamo a ricordare il peginterferon lamb- da, l’IFN beta-1b, la ribavirina, la Figura 2 – L’attacco dell’anticorpo monoclonale alla proteina spike del virus che ne impedisce la penetrazione nella cellula (da: Lloyd EC, Gandhi TN, Petty LA. Monoclonal Antibodies for COVID-19 . JAMA 2021, mod.). Gli anticorpi monoclonali sono una terapia sviluppata per trattare infezioni virali, compreso COVID-19 SARS-CoV-2 usa una proteina spike per aderire alla cellula dell’ospite, penetrarla e infettarla SARS-CoV-2 Proteina spike Anticorpo monoclonale Cellula dell’ospite Recettore della cellula dell’ospite Gli anticorpi monoclonali si legano alla proteina spike e impediscono al virus di attaccarsi alla cellula dell’ospite, favorendo così la distruzione dell’agente patogeno Questo può prevenire lo sviluppo di forme severe di infezione da COVID-19
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