Toscana Medica - Aprile-Maggio 2021
T OSCANA M EDICA 4 / 2021 43 testatina opinioni a confronto lieri dovranno aprirsi alla raccolta di dati sulla continuità della cura, alimentati per esempio dagli in- fermieri di famiglia o dai pazienti/ caregiver stessi, nel caso di autocu- ra/automonitoraggio, per esempio dopo la dimissione dall’ospedale. Nuovi PDTA e Piani Assistenziali Individuali (PAI) dovranno essere informatizzati, in modo da garan- tirne la stesura, l’applicazione, il monitoraggio sullo stato di avanza- mento, da parte di tutti i professio- nisti coinvolti. UCCP e Case della Salute si riveleranno strutture ido- nee a ricomporre necessità sociali e sanitarie, delineare progetti per- sonalizzati di salute ed evitare inu- tili e dispendiosi ricoveri. Quanto alla “rivoluzione digita- le”, un modello logico verso cui tendere è quello del Patient Rela- tionship Management in cui si ela- borano strategie di profilazioni e segmentazioni di utenza sulla base di informazioni elaborate: se per Amazon e piattaforme commerciali simili, i dati riguardano preferenze di acquisto e tenore di vita, con la finalità di proporre prodotti e in- crementare le vendite, per un’orga- nizzazione sanitaria i dati di salute concorreranno alla profilazione del bisogno e all’individuazione di clu- ster di utenti e relativi percorsi di cura proattivi. Tutto ciò ha bisogno del superamento dell’annoso pro- blema del gran numero di software presenti nel nostro sistema sanita- rio, spesso non intercomunicanti e, per quanto riguarda il territorio, della mancanza di una cartella inte- grata vera e propria, oltre che della non comunicazione dei sistemi in- formatici aziendali con quelli della Medicina Generale. BOSCHERINI - Il ruolo della Medi- cina Generale nei PDTA non può essere ancillare nei confronti de- gli altri professionisti della sanità, come si è tentato di fare con i GI- ROT durante la pandemia: occorre pari dignità fra le varie professio- nalità e soprattutto il rispetto del ruolo e delle competenze della Medicina Generale. Ipotizzare in- terventi di primo livello da parte della sanità specialistica significa ipotizzare il superamento di un servizio sanitario nazionale che prevede la necessaria presenza di un medico di primo livello quale ri- ferimento per tutti i problemi degli utenti sul piano territoriale e apre la porta all’istituzione di un servi- zio basato su mutue e compagnie di assicurazione come accade in altri Paesi, in cui le risorse assor- bite sono notevolmente superiori a quelle italiane ma non i risultati. L’utilizzo della diagnostica e della moderna tecnologia da parte della Medicina Generale è ineluttabile: lo dimostra l’accaduto durante la pandemia, in cui il territorio non ha potuto correttamente discrimi- nare chi aveva necessità d’assisten- za ospedaliera e chi poteva profi- cuamente essere curato a livello territoriale mettendo così in crisi la rete ospedaliera. Durante quest’ ultimo anno il COVID ha fatto at- tuare, rendendo indispensabile la digitalizzazione, l’abbattimento di parte della burocrazia, risultato a cui non si era riusciti a giungere in venti anni di contrattazione. Il ter- ritorio deve vedere la realizzazione di team assistenziali imperniati sul personale infermieristico e sul me- dico di medicina generale, suppor- tati in caso di necessità dalle altre figure professionali di volta in volta necessarie; la responsabilità pro- fessionale di tale team dovrà essere affidata al medico di medicina ge- nerale, l’unico a ciclo di fiducia del cittadino, mentre la sua organizza- zione dovrà essere necessariamen- te di tipo orizzontale. Credo che il parere del Consiglio dei sanitari ri- spetto ai rapporti professionali fra il medico di medicina generale e gli infermieri abbia tutt’oggi piena validità. Questo team assistenziale dovrà avere come compito pecu- liare la definizione di un PAI per ogni cittadino affetto da cronicità e fragilità. BONCI - In questa nuova ottica professionale, i medici di medici- na generale dovranno essere dotati di specifiche competenze nell’uso dei nuovi strumenti diagnostici, ma anche di capacità di leadership professionale come pure di com- petenze nel management dell’as- sistenza sanitaria territoriale. La riflessione dovrebbe quindi esten- dersi al futuro della professione stessa. Si dovranno individuare le soluzioni per utilizzare le nuove tecnologie e l’ICT in modo che siano a servizio della professione e non un’ulteriore schiavitù per i professionisti. Allo stesso modo il personale infermieristico e il per- sonale amministrativo dovrebbero rappresentare una risorsa per con- sentire al medico di svolgere il suo ruolo di team leader e di dedicarsi alle attività a lui più consone. Parafrasando Mujica: Il tempo della professione è un bene nei confronti del quale bisogna essere avari. Bi- sogna conservarlo per le cose che ci piacciono e ci motivano. E se vuoi essere libero devi essere sobrio nei consumi. L’alternativa è farti schia- vizzare dall’ICT e dalla diagnostica di primo livello per rispondere a con- sumi sanitari non utili, che ti toglie- ranno il tempo per lavorare bene. LANDINI - In questo quadro di col- legamento strutturale fra ospedale e territorio si deve arrivare a PDTA che siano declinati in modo che ogni componente costituisca un nodo attivo e non solo una struttu- ra inviante. Si crea così una “rete planare a cerchi concentrici” supe- rando il concetto di hub e spoke. Il medico di medicina generale sul territorio rimane il team leader ma non è solo: lavora integrato con gli specialisti e gli infermieri di fami- glia. Come può avvenire questo? La chiave di volta sono le nuove tecnologie sia per la condivisio- ne della cartella clinica ( progetto CARED di Careggi) sia per la pos- sibilità di telemedicina da e verso l’ospedale. Inoltre, si apre tutto il capitolo del monitoraggio a distan- za importante per tenere a domi- cilio pazienti più instabili evitando il ricovero (ospedale “senza muri”). Lo snodo fondamentale del territo-
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NTA4Njg=