Toscana Medica - Aprile-Maggio 2021
4/2021 T OSCANA M EDICA 48 testatina quali à e professione singolo, ma anche verso i gruppi so- ciali, per riempire vuoti e solitudini e stimolare risorse e autonomia. Inserendo le esperienze descritte all’interno di una cornice internaziona- le, il modello di C-PHC rappresenta i principi ispiratori e la direzione del no- stro promuovere un’assistenza basata sulla persona, sulle sue reti familiari, e orientata alla comunità. Crediamo che proprio nell’attivazione e nella messa in rete tra servizi e comunità risieda la risolutività delle cure primarie. In questo senso le Case della Sa- lute rappresentano un importante contenitore strutturale e virtuale di professionisti, un attivatore di idee e di risorse, nel rafforzamento o nella creazione di una rete di attori e ser- vizi in un territorio. L’esperienza che abbiamo provato a raccontare mostra come la gestione dell’emergenza pandemica, nella sua complessità, abbia favorito nel no- stro territorio un dialogo tra profes- sionisti rafforzando reti già esistenti, favorendo connessioni e stimolando l’attivazione di risorse comunitarie. In questo contesto anche la figura del medico di medicina generale si rinno- va attraverso la contaminazione con le altre figure professionali e la sperimen- tazione di nuove modalità di assistenza. francinicecilia@gmail.com Ad alcuni bisogni individuati è sta- to possibile dare un’iniziale risposta tramite connessioni intrecciate con volontariato e associazioni del terzo settore, come ad esempio attività di monitoraggio e assistenza domicilia- ri. Inoltre, un sorprendente risvolto del progetto è stato che alcuni assisti- ti si sono offerti per attività di volon- tariato nel quartiere, secondo i pro- pri interessi e le proprie possibilità e inclinazioni. Questo ha dimostrato che le Case della Salute potrebbero diventare incubatori e connettori di buone pratiche comunitarie. Per le situazioni di solitudine e diffi- coltà il ragionamento in essere è più ampio e collettivo, coinvolgendo ser- vizi e associazioni. Sul lungo periodo, l’idea è di individuare attività di ag- gregazione sociale nel rispetto delle norme di distanziamento fisico, per raccogliere più sistematicamente le risorse di cui le persone già dispon- gono, anche e soprattutto informali, così da poterle potenziare, estende- re, condividere. Il coinvolgimento di altri attori e servizi della Casa della Salute, di abitanti della comunità, del volontariato e terzo settore è ine- vitabile e sperato. In primo luogo, la collaborazione con la salute mentale e la figura nascente dell’infermiere di famiglia, già in corso nella Casa della Salute, vorrebbe individuare moda- lità di proattività, non solo verso il genze, ai pazienti cronici, alle prime visite indifferibili e settimanalmente la riunione di équipe per mantenere un dialogo costante nel gruppo e con gli altri attori della Casa della Salute. Il potenziamento del filtro del triage si è dimostrato uno strumento utile a indirizzare in maniera mirata la presa in carico del bisogno. Una pe- culiarità del front-office della Casa della Salute è la presenza, alcune ore al giorno, di una collaboratrice di studio con formazione ed espe- rienza di educatrice in situazioni di marginalità, che si riflette nella capacità di accogliere le richieste telefoniche, decodificare il biso- gno e facilitare i percorsi di presa in carico. Pur se faticosa, la suddi- visione del lavoro ha reso possibile ottimizzare i tempi e ritagliare uno spazio per seguire i pazienti cronici e fragili. Infatti, impostata e avviata la gestione dei sintomatici, l’atten- zione è stata rivolta alla riorganizza- zione della proattività. Con le limitazioni imposte dalla pan- demia, molte situazioni di cronicità rischiavano di essere trascurate fino allo scompenso. Questo avrebbe ge- nerato una notevole difficoltà a per- sone in condizioni di fragilità o vul- nerabilità psico-sociale nell’accesso ai servizi di salute. La creazione di un data-set di pazienti cronici, con informazioni cliniche e psico-sociali, ha permesso di suddividere la popo- lazione in tre codici colore in base alle condizioni di rischio. Tutti gli assistiti individuati sono stati contattati telefonicamente grazie al contributo di studenti e medici vo- lontari che hanno aderito al progetto. A questo proposito, la condivisione con il servizio infermieristico e so- ciale ha mostrato l’importanza della presa in carico in rete nella gestione della complessità. Questi interventi hanno giovato della collaborazione presente da tempo tra professionisti della Casa della Salute, in particolare medici di famiglia, infermieri, assi- stenti sociali e psichiatri. Le situazioni complesse sono sta- te gestite all’interno di “tavoli della complessità” che hanno permesso di pianificare interventi condivisi. “Oh, mio Dio, che tristezza vedere le strade diventare deserte! Ogni casa, ogni porta chiusa induce a sospettare: sono chiusi due negozi su tre” Samuel Pepys, Diario della peste di Londra del 1665
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