Toscana Medica - Aprile-Maggio 2021
4/2021 T OSCANA M EDICA 50 testatina quali à e professione porto medico-paziente, quello del- la visita in presenza, che però se il virus lo permetterà potrà ritornare in pieno e al meglio. Meno netto, ma sicuramente rin- novato è stato il rapporto con le istituzioni: gli interlocutori del medico di medicina generale, dal medico ospedaliero al portavo- ce dell’ufficio per i tamponi, al responsabile del laboratorio, al dirigente Asl, al giovane medico dell’USCA, hanno in questi mesi accolto le nostre chiamate in modo più nobile e meno frettoloso di pri- ma, con maggiore considerazione del nostro ruolo e con l’identifi- cazione del nostro nome (prima facevamo fatica a farci considerare semplicemente “il curante”). La stessa visita domiciliare non è stata più vissuta come mera ese- cuzione di un ordine da parte del malato, ma è divenuta un chiaro scambio di informazioni e di colla- borazioni fra professionisti per far capire all’utente che si stava lavo- rando per prenderlo in carico al meglio delle nostre possibilità. Un plauso sicuramente a tutti i me- dici di medicina generale per il la- voro improbo fatto di centinaia di telefonate al giorno, per aver man- tenuto sempre gli ambulatori aperti, per la disponibilità a fare i tamponi e oggi nel gestire le vaccinazioni più complicate. Anche se non siamo sta- ti ricoperti di fiorini d’oro, abbiamo riscoperto la riconoscenza più im- portante, quella dei nostri pazienti, i quali si aspettano però maggiori omogeneità e conferme nel servizio, oltre a una risposta puntuale alle loro domande . In fondo, molti di noi auspicano di ritornare a essere una corporazio- ne, i cui obiettivi siano sempre più comuni fra i colleghi e il cui rico- noscimento sia sempre più ampio, tanto dal lato dei nostri assistiti, quanto dei politici che ci rappre- sentano. Per alcuni di questi aspetti siamo ancora in attesa. alessandro.frati57@gmail.com rimoldibru@gmail.com mi vaccini giunti negli ambulatori, pur chiare nella loro presentazione scritta o videoguidata, hanno ripor- tato alla luce interrogativi storici sui collegamenti fra direzione e territorio, improvvisamente risu- scitati dopo lunghi periodi di om- bre e silenzi. Il medico di medicina generale ha bene accolto il fatto di essere coinvolto in un’impresa cui non era più abituato, ma gli intoppi iniziali hanno fatto nascere in molti una certa dose di scoraggiamento. Nuovi collegamenti Se per definizione una bufera porta con sé sconquasso, detriti e distruzione, la leopardiana quiete che ne deriva (e non sempre alla fine) può essere però anche spun- to di riflessione e soprattutto di cambiamento. È stato un po’ così anche stavolta: per certi aspetti, e nel totale rispetto della sofferen- za e del dolore di tante famiglie, possiamo dire che la pandemia da COVID-19 ha permesso di risol- vere (speriamo in modo definiti- vo) l’annoso problema dell’affol- lamento degli ambulatori, in cui prima molti cittadini andavano a trascorrere alcune ore di attesa anche per semplici problemi. La novità è stata rappresentata da re- gole più strette da parte dei medici con la mediazione delle segretarie, il tutto con l’aggiunta di uno stile appena un po’ più inglese, fatto di rispetto per il silenzio, igiene delle mani, misurazione della tempera- tura corporea e forse una miglior concezione del ruolo del medico, non più servitore passivo, ma pro- motore della salute del suo pazien- te. La tecnologia, cui pian piano si sono adeguati anche i cittadini meno giovani, ha permesso di mi- gliorare i contatti col medico e il suo ambulatorio: i servizi sono sta- ti migliorati anche grazie al com- puter ( e-mail ), al cellulare ( wha- tsapp, telegram, SMS ) e a schede da compilare e da imbucare in ap- posite cassette all’esterno dell’“ex” sala di aspetto. Certamente dovre- mo pur recuperare in modo totale il momento indispensabile del rap- Gruppi che fanno gruppo Un elemento a nostro avviso fonda- mentale in questa organizzazione è stato quello di fare gruppo e nel- la nostra AFT crediamo di esserci pienamente riusciti. Fra colleghi ci siamo scambiati giornalmente via chat, e-mail e te- lefonate le impressioni sull’evolu- zione della pandemia, cercando di risolvere insieme i problemi che si presentavano ogni giorno, dalla carenza dei DPI, alle modalità di assistenza e di organizzazione dei vari ambulatori, alle problematiche inerenti le rinnovate autocertifica- zioni, alle difficoltà di avvalersi del supporto specialistico ospedaliero, all’utilizzo delle USCA territoria- li, con le quali abbiamo instaurato rapporti di stretta collaborazione. Anche per questo motivo la secon- da ondata, ben più consistente del- la prima, è stata gestita in maniera diversa, diremmo più territoriale e periferica, nella logica che, da che mondo è mondo, le pandemie sono gestite dal territorio. Vecchi ritornelli Nel clima di tormentata ricerca di soluzioni che abbiamo vissuto soprattutto nei primi mesi (e non solo), non sono mancate le stagioni del déjà vu all’italiana, ed è qui che anche il medico di medicina gene- rale ha avuto le sue belle difficoltà. Dalle delibere che si susseguivano incessantemente ai diversi numeri di telefono dedicati (e a volte fan- tasmatici) per aiutare il cittadino, alle regole freneticamente modifi- cate su tamponi e test sierologici, alle disposizioni che uffici sanitari e datori di lavoro davano all’utente in modo spesso diverso per velocizza- re le diagnosi e garantire le certifi- cazioni, ai vaccini via via presentati prima dai media , poi dagli speciali- sti in tv e solo in ultima analisi dalla classe medica, le AFT sono state costrette a correre spesso ai ripari per dare una traccia operativa co- mune ai colleghi nel rispondere alle domande sempre più pressanti degli impazienti pazienti. Le linee guida per preparare i pri-
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