Toscana Medica - Aprile-Maggio 2021

T OSCANA M EDICA 4 / 2021 59 testatina opinioni a confronto Nella mia realtà abbiamo modificato gli orari di lavoro diluendo i pazien- ti nell’arco delle dodici ore diurne in modo da aumentare il distanziamento e allungando i tempi di visita con l’in- troduzione di soste programmate per le opportune manovre di sanificazio- ne. È stato inoltre necessario trasfor- mare le stanze di degenza in camere a letto singolo e questo ha comportato una inevitabile riduzione nel nume- ro dei ricoveri con qualche ritardo nell’esecuzione delle terapie e ogget- tive difficoltà nelle procedure di ac- cettazione in reparto. La riluttanza di molti pazienti a venire in ospedale ha inoltre contribuito a un rallentamen- to significativo delle nuove diagnosi. Abbiamo poi cercato di potenziare al massimo le attività di televisita che a oggi costituiscono il mag- gior impegno per la gestione dei pazienti ambulatoriali che gene- ralmente hanno molto gradito questa modalità di assistenza soprattutto per quanto riguarda i percorsi di follow-up . A mio parere interessante la constatazione da parte di molti medici di quanto impegno pro- fessionale richieda una visita in telemodalità rispetto ad una tradizionale. LAUREANO - Dal mio punto di vi- sta attuale di operatore presso una struttura convenzionata che in epo- ca pre-Covid era dedicata essenzial- mente alla post-acuzie, posso dire che la prima difficoltà incontrata è stata quella di dovere affrontare una patologia nuova, senza adeguate co- noscenze, per la quale abbiamo do- vuto definire in itinere quadri clinici, criteri diagnostici, stratificazione del rischio, setting assistenziali e schemi di trattamento, il tutto in una dram- matica assenza di terapie specifica- mente conosciute e condivise. Dal punto di vista organizzativo ab- biamo dovuto adattare le nostre modalità assistenziali seguendo le indicazioni provenienti dall’epide- miologia, travolti in poco tempo da situazioni emergenziali del tutto inaspettate: di fatto abbiamo dovu- to sempre seguire l’evoluzione della aziendale spesso palpabile in tempi di ordinaria quotidianità. Diverso è stato l’approccio emozio- nale alla seconda ondata: la stan- chezza fisica e psicologica dei sanitari direttamente coinvolti nella gestione dei pazienti COVID è stata, e lo è tuttora, assai evidente. Criticità importanti sono state legate in particolare alla mancata program- mazione di risposte adeguate ad af- frontare il nuovo picco epidemico manifestatosi dopo l’apparente cal- ma della pausa estiva. Questa situa- zione è stata riscontrata non solo in Toscana, ma anche in tutto il Paese e in molte altre nazioni europee. A mio parere nella seconda fase le criticità maggiori sono state la man- cata programmazione in termine di organizzazione di risorse umane e posti-letto prevalentemente in area critica per pazienti sia COVID che non, la ripresa delle attività ordinarie con schemi simili a quelli delle atti- vità di stato, l’assenza di personale adeguatamente formato soprattutto per quanto riguarda l’assunzione di personale infermieristico nelle aree a più alta intensità di cure, l’inadegua- tezza di ESTAR di fornire risposte rapide e concrete, la mancata realiz- zazione di un Hub COVID almeno per ogni Area vasta, al fine di indivi- duare correttamente percorsi di cura differenziati e garantire una migliore allocazione delle risorse disponibili. PETRINI - All’inizio della pandemia le maggiori criticità hanno riguardato la carenza di dispositivi di sicurezza e l’organizzazione di nuovi percorsi di diagnosi e cura. nità di gregge. La crisi pandemica ha anticipato in maniera drammati- ca molte delle criticità che il nostro SSN presentava da tempo e che negli anni passati non hanno mai ricevuto correttivi efficaci, benché risultasse- ro ben evidenti a molti. Nel tempo ci siamo resi conto all’improvviso di quanto sia fondamentale per la salva- guardia del “sistema Paese” la tenuta dell’intero sistema sanitario. Parlando di criticità, credo sia oppor- tuno analizzarle distinguendo le due ondate del COVID-19. Nella prima fase le principali criticità sono risultate legate soprattutto all’in- consapevolezza del fenomeno e della sua portata in termini epidemiologici e di impatto sulle risorse disponibili. L’approvvigionamento di DPI e di dispositivi di ventilazione di vario tipo e l’adeguamento del- le forniture di ossigeno in base all’aumento vertiginoso delle richieste hanno senza dubbio rappresentato criticità rilevanti. La completa chiusura in questa fase delle attività non stretta- mente connesse alla gestione del COVID-19 e la rimodula- zione di molti percorsi assisten- ziali hanno consentito una si- gnificativa liberazione di risorse umane che ha permesso di affrontare con relativa sicurezza il pesantissimo impatto epidemiologico della malat- tia. L’elemento emozionale, inoltre, è stato fondamentale per creare a ogni livello interventi virtuosi di efficace collaborazione mettendo al bando, con un obiettivo unico e condiviso, litigiosità e scaramucce che hanno permesso agli ospedali di lavorare co- stantemente in una unica direzione. Nei primi tempi della pandemia bisogna poi ricordare che aiuti con- creti sono stati dati dalla riduzione importante degli accessi ai DEA (fenomeno certamente non sempre auspicabile soprattutto nei casi di patologie tempo-dipendenti) e dal rafforzamento, almeno nella mia esperienza, dei nostri rapporti con la Direzione dell’ospedale. In quei giorni drammatici si era come ve- nuto a colmare il distacco tra pro- fessionisti sanitari e di direzione “I medici non hanno, né hanno mai avuto, la minima autorità nello Spedale, né si è mai dato esempio, per quanto si sappia, che alcun superiore del luogo, abbia mai interrogato alcun medico sul trattamento degli infermi” Antonio Cocchi, relazione sullo Spedale di Santa Maria Nova Firenze 1737

RkJQdWJsaXNoZXIy NTA4Njg=