Toscana Medica - Aprile-Maggio 2021
4 / 2021 T OSCANA M EDICA 60 testatina opinio i a confronto insieme della capacità di risposta erogabile dalle singole componenti del sistema rappresenta elemento di fondamentale importanza al fine di garantire le necessarie compen- sazioni e assicurare tutti i supporti possibili in una visione di integra- zione realmente operativa. TOSCANA MEDICA - Alla luce di quanto abbiamo appreso fino ad ora dalla gestione della pandemia, in quale maniera si dovrebbero riorga- nizzare gli ospedali e come si dovreb- be garantire il loro miglior raccordo con il territorio? Le nuove tecnologie (medicina digitale, teleconsulto, ro- botica) oggi sempre più diffuse anche in questo campo potrebbero influen- zare, oltre che l’organizzazione degli ospedali, anche il rapporto dei pro- fessionisti sanitari con il paziente? BECATTINI - È ipotizzabile che, vi- sta la diffusione disseminata degli ospedali sul territorio regionale, il territorio debba acquistare sempre maggiore importanza per gestire l’as- sistenza. Il Fascicolo Sanitario Elet- tronico o comunque un buon livello di interscambiabilità dei dati rappre- sentano senza dubbio presupposto indispensabile e da realizzare al più presto per fare realmente decollare questo modello di organizzazione. Quando medici ospedalieri, medici di famiglia, infermieri del territorio e dei DEA potranno davvero dialo- gare in maniera efficace tra di loro sarà allora possibile strutturare dei Piani di Assistenza Integrati pensati e condivisi come strumenti di accom- pagnamento durante tutte le fasi di intervento sociosanitario richiesto dagli assistiti, teoricamente dall’edu- cazione sanitaria alla palliazione. La funzione di care manager do- vrebbe poter passare agevolmen- te dal medico di famiglia a quello ospedaliero quando un problema di- venta prioritario e necessita di com- petenze particolari e quest’ultimo dovrebbe mantenere la titolarità del caso anche se il paziente continua a rimanere a domicilio, strutturan- do il percorso di cura non tanto sul setting assistenziale quanto piutto- software che hardware , frequente impreparazione dei professionisti sanitari nelle procedure di contrasto alla infezione e loro talvolta scarsa capacità di reazione alla situazione, ridotta flessibilità delle competenze sia mediche che infermieristiche. MICHELAGNOLI - Partendo dalla ovvia considerazione che la pan- demia è stata per tutti una criticità di enormi proporzioni, personal- mente l’unica vera difficoltà con la quale ho dovuto confrontarmi è stata una certa rigidità nell’adattar- si nel corso dei mesi all’evolversi delle fasi epidemiche, non tanto nelle fasi drammatiche di crescita dei ricoveri ospedalieri, quanto al momento di ripristinare i servizi via via che la pressione sugli ospedali andava riducendosi. Questo aspetto si lega strettamente all’impressione espressa più volte da molti professionisti convinti che chiudere nuovamente attività che in precedenza erano state riaperte, significhi in fondo un vero e proprio fallimento di qualsiasi azione pro- grammatoria e non piuttosto una apprezzabile capacità di flessibile adattamento a uno scenario che per sua natura continua oggi a essere tra- gicamente instabile. TOSCANA MEDICA - Dopo il punto di vista dei clinici, sentiamo l’opinione di chi lavora all’interno della strut- tura amministrativa della Regione e che della pandemia ha avuto un’im- pressione filtrata da una posizione estremamente particolare. MECHI - L’impatto dell’emergenza epidemica ha messo in evidenza la necessità di disegnare in modo nuovo la risposta ospedaliera in un’ottica reale ed efficace di rete. La frammentazione conseguen- te ad un sistema ancora troppo incentrato sulla dimensione pro- grammatoria delle singole aziende è oggi uno dei principali elemen- ti di criticità dei sistemi sanitari. Questa criticità diventa ancora più gravosa nella gestione delle emer- genze per la quale una visione di malattia senza mai riuscire realmen- te ad anticiparla. Altre criticità sono state rappresenta- te dall’oggettiva mancanza di tempo per la formazione del personale, la necessità di seguire disposizione che cambiavano in continuazione, l’ob- bligo di creare percorsi diversificati e di mettere in atto adeguate manovre di sanificazione, l’improvvisa man- canza di personale risultato positivo oppure addirittura malato. Dopo il primo periodo, difficilissi- mo, in cui l’urto spaventoso della pandemia è stato sostenuto quasi esclusivamente dalle strutture ospe- daliere, le cose sono andate lenta- mente cambiando anche a livello territoriale e un maggiore coinvolgi- mento ha riguardato anche la medi- cina di base. Sono state introdotte le USCA, organizzati i letti di cure in- termedie, implementata la fornitura agli operatori di DPI e razionalizza- ta l’attività delle RSA. La situazione rimane ancora pur- troppo molto impegnativa per cui, oltre alla gestione dei problemi at- tuali, può essere utile anche pensare al futuro per sfruttare le conoscenze nostro malgrado acquisite in questi mesi. Credo pertanto che nei mesi/ anni a venire debbano essere struttu- rati dei piani strategici di intervento sia nazionali che regionali che, riser- vati non solo alle emergenze infetti- ve, si basino su ben definite gerarchie decisionali con compiti e obiettivi chiari e codificati. A questo dovreb- bero seguire idonei programmi di formazione per il personale sanitario programmando anche apposite sedu- te di simulazione sul campo. TOSCANA MEDICA - Quale è il punto di vista degli infermieri? Quali sono state le vostre maggiori difficoltà? BECATTINI - Le mille difficoltà che gli infermieri hanno dovuto affron- tare in qualsiasi ambito lavorativo si possono essenzialmente compen- diare nell’elenco seguente: logistica degli ospedali non progettata per la separazione rigorosa dei percorsi, dotazione delle tecnologie sanita- rie inadeguate sia dal punto di vista
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