Toscana Medica - Aprile-Maggio 2021

T OSCANA M EDICA 4 / 2021 63 testatina opinioni a confronto ne dell’offerta all’interno della rete è spesso dipendente dagli orientamen- ti del singolo direttore e talvolta non vede il coinvolgimento partecipato di tutti gli interessati. LAUREANO - Per la formazione credo necessario, individuando competen- ze e abilità, definire degli standard di base per il medico ospedaliero e per quelli attivi a livello territoriale. Un simile intervento deve necessa- riamente partire dal corso di laurea e proseguire all’interno delle scuole di specializzazione con adeguati perio- di di frequenza in ospedali finalizzati in particolare all’acquisizione di co- noscenze di specifiche competenze tecnologiche. Inoltre, insieme alla formazione di base è fondamentale ripensare il processo di aggiornamento continuo del personale, sia ospedaliero che del territorio, che non può essere veramente soddisfatto dell’attuale si- stema a punti dell’ECM autogestita ma venire basato su requisiti ben co- dificati e periodicamente verificati di preparazione e apprendimento. Per quanto riguarda infine la que- stione dell’accesso alle Scuole di spe- cializzazione, una soluzione semplice ed efficace, certamente più dal punto di vista teorico che pratico: ogni anno un numero di posti uguale a quello dei neolaureati! PETRINI - La risposta a questa do- manda mi trova estremamente pru- dente. Premetto infatti che trovo ammirevole l’impegno dei giovani medici nell’aiutare la Sanità in un momento così difficile, aggravato da anni di reclutamento insufficiente, da una legislazione sulle Specializ- zazioni Mediche largamente ina- deguata, con mille problemi che certamente non incoraggiano i gio- vani colleghi a seguire le proprie aspirazioni e fortemente erodono il rapporto formativo con i docenti nel periodo antecedente la laurea che così tanta influenza ha nell’orientare le future scelte professionali. Rimango tuttavia perplesso di fron- te alla scelta di impiegare in varia maniera gli specializzandi riducen- do di fatto il tempo che invece do- vrebbero dedicare alla formazione post-laurea. Questo, a mio parere, determina una riduzione della ne- cessaria acquisizione di competen- ze in nome di una generica prepa- razione pratica in aree non sempre qualificate. In altre parole, dovreb- be assolutamente essere evitato di risparmiare sulle spese sanitarie im- piegando in modo improprio i medi- ci in formazione. BECATTINI - Nei prossimi anni re- gistreremo il picco delle uscite dal mondo del lavoro dei medici baby boomer e questo rappresenterà un’opportunità preziosa per rinnova- re il nostro Sistema Sanitario Nazio- nale, facendo corrispondere i posti disponibili nelle Scuole di specializ- zazione ai reali bisogni del sistema e non ad altri non meglio precisati cri- teri di selezione. La difficoltà di operare in sanità cam- biamenti davvero risolutivi spesso viene sostenuta da più o meno velate difese corporative per cui, ad esem- pio, si grida alla mancanza di medici per i DEA ma non si procede a ri- organizzare la rete dell’emergenza territoriale dove spesso sono attivi professionisti privi di specifica com- petenza, oppure ci si stracciano le vesti di fronte alla mancanza dram- matica di anestesisti ma non si è mai pensato di sfruttare davvero per sa- nare almeno in parte la situazione di regolamentare in maniera concreta l’attività dell’infermiere di anestesia. Considerando i veri bisogni della po- polazione sarebbe auspicabile che i medici avessero un nucleo di cono- scenze comuni che, accompagnando in maniera longitudinale la loro car- riera, potesse vederli impegnati in fasi diverse all’interno degli ospedali e poi attivi sul territorio a gestire i bisogni socio-sanitari di tante perso- ne secondo il modello del cosiddetto medico hospitalist. A mio parere interventi importanti dovrebbero riguardare la ridefini- zione del fabbisogno delle discipline chirurgiche, di diagnostica strumen- tale e di quelle a maggior compo- nente tecnologica, il ripensamento di alcune professioni tecnico-sanitarie e di certe competenze infermieristiche soprattutto per quanto riguarda l’as- sistenza al paziente critico. Bisogne- rebbe inoltre rimodulare l’offerta di letti di terapia intensiva per evitare sprechi in un sistema già in affanno dal punto di vista delle risorse e ri- flettere sulla presa in carico della cronicità con un approccio realmen- te condiviso tra ospedale e territorio. L’infermieristica dei prossimi anni dovrebbe prevedere un numero ade- guato di specialisti dotati di autono- mia operativa, selezionati per com- petenze e capacità di risposta alle diversificate richieste di un sistema certamente complesso. PIERALLI - Rispondo alla domanda, anche in questo caso, con un elenco puntuale dei concetti a mio parere più importanti. 1. Abolizione del numero chiuso per l’accesso a Medicina, eventual- mente inserendo dei blocchi negli anni successivi al primo e ridurre da 6 a 5 il numero degli anni di corso. Parimenti la durata dei cor- si di specializzazione in discipline mediche dovrebbe essere di 4 anni in maniera da poter incrementare il numero di medici formati con un anticipo di 2 anni rispetto a quello che succede oggi. 2. Modulazione del numero degli iscritti alle scuole di specializza- zione in base alle reali necessità del sistema. 3. Assunzione in ospedale di profes- sionisti già al terzo anno di specia- lizzazione, come adesso accade in Germania. 4. Assunzione da parte del Sistema Sanitario Nazionale dei medici di medicina generale, abolendo la convenzione e garantendo l’e- quipollenza delle specialità di area medica con il corso regio- nale per la Medicina Generale, fino alla sua progressiva trasfor- mazione in corso di specializza- zione vero e proprio. A mio pa- rere tutti i medici che lavorano nella sanità pubblica dovrebbe- ro essere dipendenti del Siste- ma Sanitario Nazionale: questo

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