Toscana Medica - Aprile-Maggio 2021
T OSCANA M EDICA 4 / 2021 77 testatina qualità e prof sio e che di sfollamento (conversione agli arresti domiciliari per le pene brevi). Tali misure di prevenzione hanno un grave impatto sui servizi sanitari pe- nitenziari e sui detenuti. Ad esempio, l’interruzione dei colloqui con i propri cari, per quanto sostituiti con video- chiamate, ha avuto un enorme risvolto psicologico sui ristretti, i quali hanno già limitate occasioni di contatto con gli affetti esterni. Anche l’isolamento sanitario dei detenuti in ingresso o con sintomi sospetti rappresenta una misura gravosa. Mentre per la popo- lazione generale il concetto di “iso- lamento” ha una valenza sanitaria, in carcere ha un’accezione tipicamente punitiva e di ulteriore contrazione affettiva e sociale (basti pensare alle difficoltà organizzative per garantire una doccia a un detenuto in quaran- tena quando i bagni sono in comune oppure all’esclusione dello stesso dal- le attività sociali o didattiche). Ulteriori fattori che rendono diffi- cile applicare le misure preventive per il COVID-19 in carcere sono l’eterogeneità culturale della popo- lazione detenuta e la fragilità psi- chica. Immaginiamo, ad esempio, come possa essere difficile l’accet- tazione della quarantena da par- te di un individuo proveniente da Paesi dove è diffusa una concezio- ne animista della medicina, in cui sono estranei i concetti di “virus” e “pandemia” come da noi intesi. Oltre alle misure restrittive per il contenimento del COVID-19 nel- le carceri, più facili da applicare, sono altrettanto necessarie misure di “sollievo” come un aumento della frequenza dei colloqui telefonici, la disponibilità di maggiori beni di con- forto (banalmente un televisore può ridurre il peso del tempo speso in solitudine) o una maggior frequenza degli accessi ai servizi sanitari (col- loquio con gli operatori). La pande- mia ha fatto emergere le difficoltà di risposta del “sistema” carcere alla crescita dei bisogni di salute (e non solo) dei detenuti, difficoltà legata alla cronica insufficienza di fondi. Il COVID-19 dovrebbe rappresentare un’occasione per investire maggiori risorse nel “sistema” carcere (in par- ticolare percorsi educativi, riabilitati- vi e servizi sanitari) se non addirittu- ra per riformarlo completamente. mirco.capacci87@gmail.com La pandemia nelle carceri di Mirco Capacci Mirco Capacci Medico di Continuità Assistenziale Carceri di Firenze L’epidemia da SARS-CoV-2 sta met- tendo a dura prova i sistemi sanitari di molti Paesi e ne conosciamo tutti le tristi conseguenze sulla popola- zione generale. Tuttavia, molto poco è stato detto sugli effetti del CO- VID-19 nelle carceri. Il carcere è una comunità chiu- sa ma, contrariamente a quanto si possa pensare, è molto vulnerabile alle infezioni, come dimostrano di- versi studi sulla diffusione dell’in- fluenza nei penitenziari. Questo è dovuto a vari fattori: il sovraffolla- mento, fenomeno particolarmente rilevante in Italia, l’alta prevalenza di comorbilità (HIV, HBV, HCV, tossicodipendenza e patologie psi- chiatriche), l’eterogeneità dei ser- vizi sanitari dedicati ai penitenziari e strutture fatiscenti. L’emergenza COVID-19 si è quindi innestata su una situazione già critica. Le misure adottate dai Ministeri di Giustizia e della Salute per contene- re la diffusione del coronavirus sono molteplici: sorveglianza sanitaria at- tiva ( screening quotidiano dei sinto- mi sospetti e della temperatura cor- porea) per tutti coloro che accedono in carcere (professionisti o detenuti), isolamento dei detenuti con sintomi sospetti, sospensione dei colloqui de visu tra detenuti e congiunti (misura revocata nel maggio 2020) e politi- “Allora occorre riformare la riforma? No, perché vogliamo riaffermare dopo questa terribile esperienza i valori che sottendono questa scelta di civiltà; sì, se li vogliamo mantenere, perché senza profondi cambiamenti rischiano di diventare inesigibili. Correggere gli errori, adeguarsi allo sviluppo della tecnica. E una politica forte e decisa. Fi- nanziamento, regionalismo, LEA, governance , ruolo dei professionisti e dei cittadini, potenziamento della ricerca, adeguamento degli ospedali e ricostruzione dell’assistenza territoriale. Questi e molti altri sono i ‘cosa fare’ ma poi come fare? e con quali soldi? La conclusione di questa sintetica riflessione non può essere soltanto la speranza. Tutti dobbiamo operare ogni giorno con lo stesso fine che va oltre la cura della gente e implica il prendersi cura delle sorti dell’umanità” Antonio Panti
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