Toscana Medica - Aprile-Maggio 2021

T OSCANA M EDICA 4 / 2021 9 testatina qualità e prof sio e Il principale modo di trasmissione del virus è quello persona-persona, attra- verso goccioline di liquido contenenti particelle virali. Il fatto che l’influenza ha un tasso netto medio di riprodu- zione della trasmissione di 1,3 mentre SARS-CoV-2 ne ha uno stimato tra 2,13 e 4,82 è la ragione della partico- lare diffusione di questo virus. Ciò è forse dovuto a una combinazione di tre fattori: 1) la presenza di molti portatori asintomatici; 2) la tardiva manifestazio- ne dei sintomi – fra il quarto e il set- timo giorno in più del 95% dei casi –; 3) la possibilità del virus di rimanere infettivo anche al di fuori del corpo del portatore per un periodo di tempo più lungo di altri virus. Sappiamo, in relazione all’esperienza cinese, che il coronavirus può soprav- vivere più di 5 giorni nelle feci o nei li- quidi corporei. Studi autorevoli indica- no poi come molti virus della famiglia coronavirus, incluso quello della SARS, possano rimanere infettivi sulle superfici (maniglie, porte, tavoli, vetri, contenitori, merci) fino a 2 giorni. SARS-CoV-2 può rimanere infettivo molto più a lungo. Il primo esperimento ri- goroso condotto con l’attuale coronavirus per comprenderne la capacità di sopravvivenza in forma attiva al di fuori dell’orga- nismo è stato condotto dagli scienziati del laboratorio di virologia del Natio- nal Institute of Allergy and Infectious Diseases (l’Istituto statunitense per le malattie infettive). I risultati sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine il 17 marzo. Spruzzato sotto forma di aerosol in condizioni di labo- ratorio, il coronavirus sopravvive fino a tre ore. Tra il momento in cui viene nebulizzato e lo scadere delle tre ore, la sua quantità si riduce molto (diventa la metà nel giro di un’ora). Il virus ri- mane infettivo per 1 giorno su cartone e banconote o carta, e fino a 3 giorni su metallo, plastica o vetro. Questo studio suggerisce che non può essere escluso un passaggio tramite un ogget- to o nell’aria come evento intermedio e aggiuntivo al passaggio uomo-uomo. Il maggior limite attuale per valutare la probabilità di una contaminazione indiretta, uomo-aria o superfice conta- sua variabilità, rispetto al ceppo della SARS, relativa proprio al sito di lega- me al recettore (presente sulle cellu- le), pur nel mantenimento dello stesso recettore della SARS (ACE2). Oggi sappiamo con certezza che il virus si lega ad ACE2 e con minore efficienza anche ad altre proteine di membrana, ma molti dati indicano che proprio il sito deputato al legame sia in costante mutamento e che l’adattamento al re- cettore possa essere avvenuto proprio attraverso il passaggio all’uomo. ACE2 ( Angiotensin Converting Enzy- me - 2) è associato alla formazione di angiotensina 1-7, un ormone che de- termina vasodilatazione e contribuisce all’abbassamento della pressione ar- teriosa. Il numero di recettori esposti sulla membrana cellulare può variare quindi da individuo a individuo, per ragioni sia genetiche che cliniche. Per- tanto il numero di recettori e l’effica- cia della chiave spike nel riconoscere la serratura “recettore” spiegano l’au- mentata capacità di infettare l’ospite. La seconda caratteristica che ha con- tribuito al successo infettivo di SARS- CoV-2 è la sua capacità di nascondersi al sistema immunitario. COVID-19 è in grado di nascondersi al sistema immunitario dell’ospite grazie a uno scudo costituito da glicani (zuccheri) legati a un aminoacido (prolina), in una sequenza virale riconosciuta e tagliata da una proteina dell’ospite, la serpina. Queste sequenze sono assen- ti dai genomi dei virus del pipistrello, del pangolino e da quelli del SARS- CoV-1 del 2003/2004 e suggeriscono un’evoluzione in risposta a un attac- co del sistema immunitario, dunque un’evoluzione in vivo del virus. La terza ragione è probabilmente le- gata alla sua resistenza nell’ambiente e alla capacità di rimanere asintomatico. nuove relazioni. L’equilibrio preceden- te si rompe. Una volta entrato in un or- ganismo a lui non familiare, il virus può trasformarsi in un innocuo passeggero, in una moderata seccatura o in una piaga biblica. Il passaggio da un ospite a un altro, infatti, di solito è associato alla comparsa di sostanziali novità. Nel nostro caso sappiamo che i corona- virus sono una classe di virus che coesi- ste da sempre con gli umani. Esistono almeno 40 ceppi di coronavirus diversi per cui è noto un contatto con la nostra specie. La maggior parte di essi causa sintomi minimi, come raffreddore e un po’ di tosse, e quindi non rappresenta una minaccia, perché le persone sono diventate immuni. Il coronavirus che determina l’attuale pandemia, il SARS-CoV-2, è invece preoccupante perché, avendo fatto il salto di specie recentemente (proba- bilmente direttamente dai pipistrelli a noi, forse senza un ospite in- termedio), è particolarmente aggressivo. L’esistenza di un ospite interme- dio dopo il pipistrello è ancora oggi ignota ma preoccupante in quanto la possibilità che l’epide- mia arrivi a diffondersi di ritorno da noi, tramite furetti, suini o altri mammiferi da carne, è da tene- re seriamente in considerazione. Se, ad esempio, il virus “ripassasse” se- condariamente ai suini e poi dai suini all’uomo, come già successo per la Spa- gnola, o H1N1, il suo ritorno potrebbe essere particolarmente pericoloso. Perché SARS-CoV-2 è riuscito a cau- sare una pandemia? Nel 2003/2004 avevamo già visto la comparsa di un coronavirus molto ag- gressivo, il virus della SARS. Questo virus ha circolato limitatamente in Asia e la sua diffusione è stata controllata in modo molto efficace. La ragione per cui SARS-CoV-2 ha causato una pandemia è verosimil- mente da ricercare in tre principali dif- ferenze rispetto al virus originario. La prima differenza è che questa for- ma virale vede la comparsa di una nuo- va tipologia di spike , mai riscontrata in nessun coronavirus. Una caratteristica che rende questo virus particolare è la “È dunque innanzitutto perché gli uomini si sentono male che vi è una medicina. È solo secondariamente, per il fatto che vi è una medicina, che gli uomini sanno di cosa sono malati” George Canguilhem, Saggio sul normale e il patologico

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